Che servitori dell’Amore siamo quando escludiamo le persone dalla Cena del Signore?
Riflessioni della pastora battista Roger Lovette già pubblicate sulla rivista “The Christian Century” il 20 settembre 2005, pag. 21, libera traduzione di Diana
Gesù disse loro, “Non avete mai letto nelle Scritture: ‘La pietra che gli edificatori hanno scartata è quella che è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?’ Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad un popolo che ne faccia frutti” (Matteo 21:42-43).
La prima domenica di ottobre si celebra la World Communion Sunday (domenica della Comunione Mondiale). I Cristiani di tutto il mondo ricordano che siamo uniti ai nostri fratelli e alle nostre sorelle di tutte le razze e di tutte le lingue. Non c’è periodo migliore di questo per meditare su questa verità, proprio quando la maggior parte del mondo è divisa da tante guerre.
Se cerchiamo un testo per questa Comunione non possiamo prescindere da Matteo 21:33-46. Questa parabola si ricollega al tavolo della Comunione e ai Cristiani di tutto il mondo. Possiamo anche prendere in considerazione altri testi come il Salmo 19 o Esodo 20. O forse, nel mezzo di una settimana piena di impegni, possiamo rispolverare una vecchia meditazione sulla Comunione.
Gli esegeti dicono che la parabola di questa domenica è un’allegoria. La parabola descrive, con ricchezza di dettagli, l’amore e la cura del proprietario per il suo podere. Pianta la vigna con le proprie mani, la recinge con uno steccato, scava un luogo per poter spremere l’uva e costruisce perfino una torre per proteggerla dai nemici. Poi assume dei vignaioli. Dio è certamente il proprietario del podere. Sappiamo che i servitori che manda a raccogliere i frutti della vigna rappresentano i profeti e i martiri morti per la fede. Sappiamo anche che il figlio del proprietario ucciso dai vignaioli era il figlio di Dio.
I vignaioli sono i Farisei. Questi ministri religiosi hanno rifiutato gli inviati del Signore. La storia dice che erano furiosi quando Gesù rivolse loro parole dure chiamandoli i più poveri fra i lavoratori.
Ma qui siamo alla Santa Comunione. La tavola è pronta, le candele sono accese e la gente sta aspettando. Significa forse interpretare in modo più ampio questa allegoria se diciamo che la tavola del Signore potrebbe essere la vigna dove “se ci pentiamo sinceramente dei nostri peccati e siamo in un rapporto di amore e carità coi nostri vicini” possiamo essere sfamati e rinnovati? I lavoratori potrebbero essere i custodi della tavola? Dio ci ha lasciato questa vigna da curare e rendere produttiva. Quando Dio ci ha dato la vigna i campi erano belli e lussureggianti. Che tipo di lavoratori siamo stati?
Siamo stati dei buoni custodi di questo pane e di questo vino? Negli anni ci sono state molte controversie su chi deve essere invitato alla tavola e su chi deve prenderne parte. Parliamo di transustanziazione, consustanziazione o di simboli? La Comunione è un sacramento o è semplicemente un mezzo per ricordarci di Gesù e del suo amore per noi? Alcuni dei più grossi dibattiti nella chiesa sono stati su questi temi.
Siamo dei buoni servitori della tavola? Jim Wallis dice che una volta ha eliminato dalla Bibbia tutti i passaggi riferiti ai poveri, affermando “Questa è la Bibbia americana”. Ci sono molte congregazioni in cui i poveri non si sentirebbero a loro agio.
Pensa a tutti gli altri che si sentono fuori luogo quando apriamo le porte e diciamo “Entra”. La scorsa domenica di Pentecoste una chiesa di Washington ha allontanato dalla Comunione un centinaio di fedeli, perché indossavano sciarpe e nastri arcobaleno simbolo del movimento gay. Durante le elezioni presidenziali del 2004 alcune chiese e perfino vescovi dissero che avrebbero negato la comunione a John Kerry ed altri candidati politici per le loro posizioni sull’aborto e su altri temi. Sono questi ministri della chiesa buoni coltivatori?
Il 13% della nostra popolazione è ispanico: ossia 37 milioni di persone. Io li vedo lavorare sui tetti, rasare i prati, pulire i tavoli dei ristoranti. Ma non ne vedo molti nelle chiese che conosco. Forse, come mi ha detto un parrocchiano, “Si sentirebbero più a loro agio nelle loro chiese”.
Sarebbe facile puntare il dito contro i Farisei e scuotere la testa. Forse questo discorso di vigna, servi e padroni è una storia antica senza nessun riferimento ad oggi. Una storia così strana sembra molto lontana dai vassoi d’argento e dal pane spezzato. Però Dio ha lasciato questa parabola sui gradini della chiesa e non deve essere buttata via.
Un amico mi ha parlato di un annuncio sul bollettino parrocchiale dove si parlava della celebrazione della Cena del Signore la domenica seguente. Un cristiano da poco convertito, senza un retroterra religioso, lesse la notizia e telefonò al mio amico e gli disse: “Ho due domande”, “a riguardo della cena. Sono invitato e quanto costa?”
Il mondo si sta ancora ponendo queste domande. Possiamo venire? E quanto ci costerà questa cena? Il modo in cui risponderemo a queste domande farà comprendere che tipo di coltivatori siamo. Abbiamo ancora molto lavoro da svolgere. Dobbiamo continuare a ricordarci che la tavola non è nostra. Noi ci lavoriamo soltanto. La vigna appartiene a Dio.
Testo originale: Dinner Reservations (Matt. 21:33-46)