La Chiesa cattolica e le persone LGBT. Un cambiamento di tono
Articolo di Elizabeth Lefebvre pubblicato sul sito del mensile cattolico US Catholic (Stati Uniti) il 3 aprile 2018, prima parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
“Chi sono io per giudicare?”. Queste cinque parole, pronunciate da papa Francesco nel luglio 2013 a proposito dei gay cattolici, sono state uno spartiacque per la Chiesa, in stridente contrasto con i toni del suo predecessore, Benedetto XVI, che spesso faceva riferimento all’”intrinseco male morale” e al “disordine oggettivo” della “attrazione omosessuale”.
Il commento di Francesco costituisce un momento decisivo nella sempre più vasta accettazione delle persone LGBT da parte della società negli ultimi cinque anni. Il 63% degli Americani e il 70% dei cattolici pensa che l’omosessualità dovrebbe essere accettata dalla società. Due anni dopo quella frase, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sancito il diritto al matrimonio civile per le coppie omosessuali in tutto il Paese. Ma, se la società accetta sempre di più le persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT), come reagisce la gerarchia cattolica?
Nonostante il tono, intriso di misericordia, del Papa, molte persone, omosessuali e non, fanno fatica a far combaciare questo atteggiamento di accoglienza con le dichiarazioni di tanti vescovi e sacerdoti, poco amichevoli verso la comunità LGBT. Se molti passi sono stati fatti per colmare il divario tra i cattolici LGBT e la loro Chiesa, quasi tutti concordano sul fatto che ancora molto rimane da fare.
Un cambiamento di tono
La compassione di papa Francesco è un riflesso del tono pastorale che infonde in tutta la sua azione e nella sua apertura al dialogo. Utilizza la parola gay e ha mandato messaggi di accoglienza e rispetto alle persone LGBT. Durante la sua visita negli Stati Uniti, nel 2015, ha incontrato un suo ex studente gay; ha invitato i cristiani a chiedere perdono per le offese alle persone omosessuali commesse nel corso dei secoli. “Papa Francesco non è un rivoluzionario, sta semplicemente creando lo spazio in cui lo Spirito può parlare ed essere ascoltato” spiega padre Bryan Massingale, che insegna etica teologica e sociale all’Università Fordham ed è una voce che si batte per le persone LGBT, in particolare per la comunità transgender: “Sotto Francesco non c’è stato nessun cambiamento nella dottrina, c’è però una più ampia libertà nei confronti dell’etica e della morale sessuale, una maggiore apertura rispetto ai Papi precedenti”.
I vescovi nominati da Francesco condividono con lui l’enfasi sulla cura pastorale, come il cardinale Joseph Tobin, arcivescovo di Newark. Nel maggio 2017 Tobin ha organizzato una messa di accoglienza per le persone LGBT alla cattedrale del Sacro Cuore di Newark (la messa non è stata celebrata dal cardinale, che aveva un impegno pregresso). Il cardinale Blase Cupich, nominato arcivescovo di Chicago da papa Francesco nel novembre 2014, ha recentemente organizzato delle occasioni di incontro con i cattolici LGBT per alimentare il dialogo e limitare la loro alienazione.
Il gesuita James Martin è uno dei più strenui difensori del dialogo compassionevole tra Chiesa e cattolici LGBT. Nel 2017 ha pubblicato il libro Building a Bridge, che mira a innescare il dialogo tra le due parti. Secondo padre Martin, le parole e gli atti di Francesco denotano un cambiamento notevole da parte della Chiesa: “[La messa di accoglienza] non sarebbe stata celebrata cinque anni fa, semplicemente perché non c’era il cardinale Tobin a Newark. Il cardinale Cupich vuole ascoltare i cattolici LGBT. Questo cinque anni fa non sarebbe successo, perché non c’era lui a Chicago”.
Testo originale: The LGBT conversation is a sign of new life in the church