Chiusi a chiave in conclave, per scegliere un vescovo che spalanchi porte
Riflessioni di Paolo Spina*
Il dovere del conclave è dare un vescovo a Roma. Per questo tra poche ore i cardinali si chiuderanno nella cappella Sistina e, secondo le norme del diritto canonico, potranno scegliere qualunque maschio celibe battezzato.
Noi sappiamo che verosimilmente soltanto uno di quegli zucchetti rossi si schiarirà, per diventare bianco. Sappiamo anche che non sarà una scelta in senso stretto: per chi crede ci sarà la zampina dello Spirito Santo.
Per questo ci asteniamo da simpatie e antipatie, da etichette e curriculum, e vorremmo che anche il nostro desiderio, per l’azione misteriosa di quella “zampina”, diventasse un suggerimento, proprio come quello che ci auguriamo per quegli uomini vestiti di porpora.
Tra quelle sacre mura, scrutati e fissati dalle scene del giudizio universale di Michelangelo e dalle pagine bibliche dipinte dal Perugino o dal Ghirlandaio, saranno chiusi a chiave; e chi tra loro sarà eletto avrà il potere di legare e di scogliere (Matteo, 16).
Il Papa non è il detentore delle chiavi delle verità assolute, di recinti da sbarrare, di stanze esclusive per pochi eletti.
Ciò che più dovrà legare e sciogliere sono “le catene inique, i legami del giogo” (Isaia 58,6); e, se proprio dovrà alzare la voce, sarà per denunciare chi è allontanato da Dio che, invece, ciascuno abbraccia e benedice.
Caro Papa dal volto e dal nome ancora ignoti, scelto in una stanza chiusa a chiave: che tu possa essere un vescovo che desidera legami autentici, che scioglie giudizi che troppo hanno fatto soffrire, che si lascia investire dall’entusiasta soffio dello Spirito che non conosce chiavi o muri.
Che tu possa essere guida instancabile, senza dimenticarti di essere con noi discepolo.
Che tu non sia il Papa di queste o di quelli. Che tu sia – come recita il titolo che più dovrebbe esserti caro – “servo dei servi”, come Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire la gioia delle figlie e dei figli di Dio.
* Paolo Spina è un medico, appassionato di Sacra Scrittura e teologia femminista e queer, che collabora con il Progetto Cristiani LGBT+ e con La tenda di Gionata scrivendo su temi di attualità e cristianesimo.