Cinque cose che un genitore cattolico dovrebbe sapere quando un figlio fa coming out
Riflessioni di Karen Kaffenberger* pubblicate su Outreach.faith (Stati Uniti) il 14 maggio 2024. Liberamente tradotte da Angelica Mancuso.
Da genitore cattolico di tre figli adulti LGBTQ, vorrei potervi dire che il loro “coming out” e il conseguente percorso siano stati affrontati da me e mio marito con perfetta chiarezza, saggezza, fede e amore. Ma non è stato così.
È stato difficile per noi. A volte avevamo più domande che risposte. Negli ultimi anni, abbiamo conosciuto molti altri genitori cattolici come noi, desiderosi di condividere il loro percorso e ciò che avevano appreso dall’essere genitori di figli omosessuali. Perciò, sulla base sia della nostra esperienza familiare che delle storie di altri genitori cattolici, vorrei condividere con voi cinque consigli.
Nell’articolo non vengono usati nomi reali e alcuni dettagli sono stati lasciati volutamente vaghi per proteggere le famiglie che non si sono ancora esposte o desiderano rimanere anonime. Ho anche ricevuto l’approvazione per condividere il nostro viaggio dai nostri figli.
1 Essere genitore di figli omosessuali può essere una sfida
Tutto è iniziato il 26 gennaio 2014. Dire che i primi due mesi dell’anno sono stati difficili e impegnativi sarebbe un eufemismo. È stato più come essere stati presi da un tornado e trascinati nel bel mezzo del nulla: sconvolti, feriti e alla ricerca della strada di ritorno a casa senza il GPS.
A ciascuno dei nostri figli abbiamo detto che li avremmo amati per tutto il viaggio verso il proprio destino e che saremmo stati al loro fianco per supportarli.
Al nostro secondogenito, Jett, maschio alla nascita, è stato diagnosticato il disturbo dello spettro autistico e la disforia di genere all’età di 14 anni. Prima ancora che potessimo discutere la diagnosi con uno psicologo, Jett tentò il suicidio.
Grazie all’aiuto di un ospedale psichiatrico esperto nel trattamento di ragazzi e di una organizzazione sanitaria comportamentale, Jett si è ripreso. Dopo le cure, abbiamo capito cosa non andava.
Tristemente, lei credeva che noi fossimo completamente contro di lei e che nulla potesse cambiare. Lei era transgender e sentiva di non poter più vivere come prima. Voleva essere chiamata con il suo nuovo nome, Neriah. Per noi andava bene. Disse di non credere più in Dio e di non voler più andare a messa. Noi non eravamo d’accordo, ma abbiamo rispettato i suoi desideri.
Non capivamo ancora cosa significasse tutto questo. Sapevamo qualcosa sulla disforia di genere, ma non conoscevamo nulla di cosa volesse dire essere transgender. Nostra figlia non ci aveva mai parlato di nulla.
Anche la terapia ormonale e la transizione erano temi sconosciuti per noi. Ma le cure per la depressione e l’ansia di Neriah hanno fatto miracoli. Dopo diversi mesi, lei ha finalmente capito che noi l’amavamo e la supportavamo.
Un paio di anni dopo questo, nostro figlio maggiore ci ha detto di essere gay. Circa un anno dopo, nostra figlia più piccola è venuta da me un giorno, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto di essere gay e di avere una fidanzata della scuola cattolica che entrambe frequentavano. Nostra figlia trans ha poi deciso di tornare in chiesa. A ciascuno di loro abbiamo ribadito che li avremmo amati durante tutto il loro viaggio verso il proprio destino e che li avremmo sostenuti.
2 Vostro/a figlio/a potrebbe non fare mai coming out o farlo solo con un genitore
Nella nostra famiglia, nostra figlia più piccola ha fatto coming out con me, ma non con mio marito. Mi ha chiesto se potessi dirlo io a suo padre, perché lei si sentiva a proprio agio così.
Un genitore cattolico, Laura, mi ha raccontato la sua esperienza. Due dei suoi quattro figli sono omosessuali. Il più grande ha fatto coming out con entrambi i genitori, ma la loro figlia non ha mai fatto ufficialmente coming out. “Ha iniziato a frequentare ragazze al college”, ha spiegato Laura. “Dopo un po’, le ho fatto domande a riguardo e lei si è innervosita. Non pensava che avessi dovuto domandarle chi stesse frequentando, così ho lasciato perdere”.
3 È normale soffrire al pensiero della vita che ti eri immaginata per tuo/a figlio/a.
Nick, un altro genitore cattolico, racconta la storia di sua figlia che fece coming out sia con lui che con sua moglie. Sua figlia aveva frequentato alcuni ragazzi a scuola, il secondo durante il suo ultimo anno. Ma qualcosa sembrava… diverso. “Non mi sembrava una relazione normale”, disse Nick. “Erano più due amici a cui piaceva giocare. Adesso che ce lo ha detto, è come dire ‘Ah, adesso ha molto più senso’”.
Nick realizzò che si era aggrappato alla fantasia della vita che aveva immaginato per sua figlia. Doveva lasciar andare ciò che aveva in mente del suo futuro e darsi il tempo di adattarsi ai cambiamenti.
4 Puoi essere cattolico e non essere d’accordo, ma bisogna aver rispetto
Cody e Maria, una coppia cattolica, presero in affido due adolescenti LGBTQ. “Abbiamo fatto un grande sforzo per usare sempre i nomi e i pronomi che avevano scelto. A volte sbagliavamo, ma ci scusavamo sempre”, disse Maria.
5 Mantenere la relazione con i tuoi figli. Rimanere legati
“Anche se non siamo d’accordo con le scelte dei nostri figli, il valore più importante deve sempre essere il legame che ci unisce”, disse Faye, madre di tre figlie adulte. “Cristo non ci chiama a correggere gli altri, ma ad amarli.”
*Karen Kaffenberger è un’artista proprietaria dello Studio Three Trails Art in Kansas, MO. Sostenitrice della comunità LGBTQ, usa il suo talento da ex-scrittrice di marketing ed è fondatrice del Gruppo Presence Creative che combatte a favore della giustizia sociale.
Testo originale: Five things every Catholic parent should know if their child comes out