Comandamenti à la carte e aborti al pronto soccorso
Riflessioni di Massimo Battaglio
Domenica, mi è toccato andare a messa in una chiesa che, di solito, preferisco evitare. Ma ho fatto bene perché ho avuto modo di ascoltare un’interpretazione del discorso di Gesù sui Comandamenti, inedito per le mie abitudini.
Il sacerdote, attempatissimo e dunque portatore di una cultura un po’ diversa dalla mia, ha esordito chiarendo che i Comandamenti vanno presi nella loro globalità. Ovvero: non ce n’è uno meno importante degli altri. Non santificare le feste, a detta sua, non è meno grave che rubare. Concetto poi ribadito durante la preghiera dei fedeli (dei fedeli?), in cui la prima intenzione era: “Preghiamo per le famiglie colpite dall’omicidio e dall’adulterio”.
Uccidere o farsi le corna, tutto sullo stesso piano. Come ai tempi del delitto d’onore. Tempi non così lontani, se si pensa a tutte le volte che si tenta di difendere il marito femminicida argomentando che la moglie lo aveva tradito.
La leggiadria con cui certi preti, volendo sembrare pieni di zelo, finiscono per prendersi enormi cantonate, è proverbiale. Nell’intenzione di risvegliare il senso di colpa anche per i “piccoli peccati”, finiscono per sminuire quelli enormi.
Sanno che, tra le loro platee, non ci sono ladri e assassini e allora si mettono a punzecchiare per quel che si può, convinti che la colpevolizzazione dei fedeli sia un loro dovere. Così, nell’intento di dimostrare che un “atto impuro” (chissà quale) è grave quanto un furto, diffondono l’opinione per cui un genocidio è poco più che un bestemmione staccato in un momento di nervi.
Il secondo passaggio dell’attempato di cui sopra è stato sul divorzio, naturalmente. Tema di scottante attualità, secondo lui, che si combatte come? Ricordando che “ripudiare la moglie vuol dire eliminarla dalla propria vita”, cioè ucciderla, solo con altri mezzi. “Su questo, Gesù è molto chiaro e non ha mezzi termini”, dice. A me sembra di aver ascoltato il contrario, nel Vangelo, ma io non conto.
“Fu pure detto: ‘Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio’. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”. (Mt 5,31-32)
Ripudiare la moglie non vuol dire separarsi. Nella società ebraica, voleva dire accanirsi contro la parte debole. E’ diverso! E poi, quell’ “eccetto il caso di unione illegittima” ha un senso enorme! Non si può far finta di non vederlo. E non lo dico per trovare una scappatoia ma perché, spesso, oggi, il divorzio arriva non per capriccio ma perché si prende coscienza che, agli occhi di Dio, l’unione che si sta vivendo non ha più nulla di “legittimo”. Ci si rende conto per esempio di essersi sposati per leggerezza, per tradizione, per accontentare le mamme, e che ci si trascina facendo finta. In questi casi, mi pare che separarsi sia un atto di onestà di fronte a se stessi, prima ancora che di fronte ai Comandamenti di Dio.
Penso a tutte le persone che si scoprono omosessuali dopo essersi sposate. Che dovrebbero fare? Sottoporsi a terapie riparative per tirare avanti la commedia?
La reazione di fronte a questi tipi di prediche è spesso tanto superficiale quanto le prediche stesse. Mal che vada – si pensa – finiscono nel vuoto. Non c’è da prendersela. Già. Solo che non finiscono affatto nel vuoto. Magari non hanno chissà che riflesso sul pensiero comune. Magari, di vuoto, resterà solo qualche banco alla domenica successiva. Ma non è detto che qualcuno, fiutata l’aria che tira, non ne approfitti per trarne spunto politico.
E infatti, domenica sera stessa, si è appresa la boutade dell’ex ministro dell’interno sull’aborto “al pronto soccorso”, fatto per “giustificare stili di vita incivili”. E’ inutile discutere sulla stupidaggine del concetto espresso. Addirittura l’Avvenire ha preso distanze.
Ma mi sembra opportuno domandarsi qual è l’ambiente culturale in cui è nato e quale il pubblico a cui si rivolge. Detta chiara: Salvini sa di essersi giocato il favore della Chiesa. Ne ha fatte di tutti i colori per rendersi fastidioso agli occhi dei cattolici – non ultimo, divorziare prima dalla moglie e poi dalla compagna. Sente il bisogno di recuperare. E allora tira giù una bella bordata su un tema che sia caro ai preti: l’aborto. Usa parole volutamente insopportabili, così farà discutere. Così, qualcosa arriverà anche all’orecchio di quei reverendi che vivono sui loro pianeti, i quali, senza approfondire, si convinceranno che ha ragione. La pacificazione clero-lega è assicurata.
E le “false testimonianze” – cioè la bufale – che lo stesso personaggio ha seminato per anni? E il “nominare invano il nome di Dio” che per mesi ha caratterizzato i suoi comizi? I cadaveri nel mediterraneo, i 49 milioni, non sono nulla? Ma sì: tutti i comandamenti sono uguali; uno vale l’altro. E all’interno dello stesso comandamento – per esempio non uccidere – non c’è una gradazione di casi: un aborto o la guerra in Siria, che differenza fa?
Salvo poi scoprire che uno dei comandamenti è più grave degli altri e non si discute proprio: “non commettere atti impuri”, che significa, senza dubbio, amare una persona del proprio stesso sesso. Su questo punto, il Capitano manda avanti il suo secondo: quello che, sfoggiando un vistoso farfallino, è impegnato in questi giorni nella guerra santa contro le drag.