Come sono percepite dai giovani cattolici le parole di papa Francesco sulle persone LGBT
Articolo di Marine Le Breton* pubblicato sull’edizione in lingua francese dell’Huffington Post (Francia) il 25 ottobre 2020, liberamente tradotto da Flavia Piepoli
“Da cattolica praticante, sono frasi molto belle da sentire,” confida Alix. Per la copresidente dell’associazione LGBT+ cristiana David & Jonathan, la presa di posizione di papa Francesco “cambierà le cose e sarà di conforto per alcuni”.
Non è la sola giovane credente a rimanere colpita, o almeno entusiasmata, alla lettura delle parole benevole dette dal sommo pontefice argentino. In un documentario biografico intitolato Francesco, realizzato da Evgeny Afineevsky e trasmesso mercoledì 21 ottobre, il capo della Chiesa cattolica si è espresso a favore di una “unione civile” tra coppie omosessuali e sembra così fare un passo avanti verso di loro.
“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto a essere protetti legalmente. Mi sono battuto per questo” ha affermato in particolare papa Francesco.
I giovani cristiani interessati da queste parole, che siano lesbiche, gay, bisex o trans, convengono con questa dichiarazione del papa. Con più o meno forza, con più o meno distacco e come prospettiva, secondo i percorsi di vita. Anche se si sono allontanati dal cattolicesimo e a volte si aspettano di più dalla Chiesa.
“Legittimare”
“Per me che sono cristiano e militante LGBT e mi impegno ad affermare la mia legittimità, questi propositi hanno dato legittimità e questa è la cosa più importante”, afferma Cyrille de Compiègne, portavoce dell’associazione David & Jonathan, contattato da Le HuffPost. Alix è dello stesso parere. Per lei, una frase del papa “dà senso a una posizione”, ancor più quando “è complicato costruire se stessi”. A 27 anni, questa giovane donna lesbica dice di essere cresciuta nella generazione de La Manif pour tous, anche se ha “vissuto in una famiglia aperta”, con genitori non praticanti, al contrario di lei.
Marie-Clémence Bordet-Nicaise è un po’ più moderata. “Non è niente, e allo stesso tempo è tantissimo. Queste frasi possono portare a un grande passo avanti per alcuni cattolici, numerosi omosessuali e cattolici che non riescono ad accettare la loro sessualità o creare una famiglia perché la Chiesa glielo vieta. Possono rendere libere moltissime persone, liberarle dal senso di colpa, e qualcuno ne ha bisogno”, sottolinea la donna, mamma di una bimba di nome Charlie e sposata con un’altra donna, Aurore. Eppure, non ha fatto salti di gioia quando sua sorella l’ha messa al corrente. Secondo lei, papa Francesco potrebbe fare ancora di più. “Lui è consapevole dell’influenza che può avere sulle persone, potrebbe fare un vero e proprio annuncio, sostenerlo durante un’omelia o un discorso. Qui il rischio è che alcuni non prendano sul serio le sue parole”, precisa all’HuffPost.
Autrice di On ne choisit pas qui on aime (Non si sceglie chi amare), Marie-Clémence Bordet-Nicaise è cresciuta ed è stata educata secondo la tradizione cattolica. Fino a 20 anni andava in chiesa tutte le domeniche. Fino a quando un prete, durante l’omelia, non chiese di manifestare insieme alla Manif pour tous. “Mi sono detta che umanamente non potevo avere così poca stima di me. Che se volevo essere onesta con me stessa dovevo andare fino in fondo, dire che non ero d’accordo, che non meritavo quest’odio e questo rifiuto. Ho deciso quindi di non sentirmi più obbligata ad andare in chiesa”, racconta. A 33 anni dice di essere distrutta dall’esperienza passata, di non sentirsi più appartenere a questa Chiesa ma a “una fede molto personale”. “È il mio pensiero, la mia verità”, sostiene.
“Se domani vado in chiesa, ci sarà sempre questo disagio”
Ecco perché lei da papa Francesco si aspetta soprattutto discorsi che si tramutino in fatti, nella vita quotidiana dei cristiani omosessuali. “Se domani vado in chiesa, so che ci sarà sempre questo disagio, questi sguardi”, dice con rammarico. “Non posso rallegrarmi di una semplice frase.”
Cyrille de Compiègne proviene da un ambiente “cattolico, praticante, conservatore”, secondo le sue parole. La sua identità di uomo trans ha portato incomprensione, dibattiti, forti opposizioni. Anche se c’è “sempre più difficoltà a trovare degli spazi per vivere la propria pratica spirituale” e a “riconoscersi nella maggior parte degli ambienti cattolici”, allontanarsi dalla propria fede non è un’opzione. “È davvero parte di me, del mio modo di vedere il mondo. Non posso non tenerne conto, dire che me ne vado. È importante”, dichiara.
Questo ragazzo di 26 anni oggi preferisce definirsi cristiano piuttosto che cattolico e continua a considerare il papa come una “figura di riferimento”. Soprattutto papa Francesco, che, secondo lui, “si inserisce nell’ottica in cui considero la mia pratica cristiana: un impegno sociale, un rapporto altruistico, una dimensione più umana, un cristianesimo decentrato rispetto a un rigido moralismo”.
Allora sì, ciò che ha detto papa Francesco “ridona speranza. Perché, a volte, ci disperiamo un po’”.
Secondo lui, queste poche parole possono permettere ad alcuni cattolici di interrogarsi sulla propria posizione. “Se lui, come maggior rappresentante della Chiesa, dice che possiamo essere riconosciuti famiglie come tutte le altre, alcuni possono cambiare punto di vista”, aggiunge Marie-Clémence Bordet-Nicaise.
“Ci vorrà una presa di posizione forte e ufficiale”
Rimane da sapere ciò che realmente ha voluto dire il sommo pontefice, già noto per aver pronunciato nel 2013 una frase che ha sconvolto i più conservatori: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”.
“Questa volta, riconosce la nozione di coppia, di famiglia. Anche se forse si tratta semplicemente di ciò che potremmo definire la grande famiglia cristiana”, osserva Alix. “Non sappiamo ciò che intende per unione civile”, prosegue, pensando che sono possibili diverse interpretazioni, dunque ci sarà bisogno, “a un certo punto, di una presa di posizione forte e ufficiale”.
Per Cyrille de Compiègne, anche se si tratta più di un’invito all’apertura che di una presa di posizione, “il papa cerca davvero di dire che gli LGBT non devono essere rifiutati dalla Chiesa, e questo è importante”. Tuttavia, si aspetta ancora di più da parte della Chiesa: “ho l’impressione che dal lato istituzionale, troppe cose sono a un punto morto, scatenano tensioni folli. Mi piacerebbe una distensione sul piano morale e sessuale”, sottolinea.
Quale che sia la maniera in cui queste parole sono state percepite dagli omosessuali, una cosa è certa: “è la prima volta che papa Francesco manifesta così chiaramente la sua posizione”, secondo lo storico delle religioni Jean-François Colosimo, intervistato da Le Parisien. Senza arrivare a parlare di rivoluzione, queste parole costituiscono un vero passo in avanti per alcuni osservatori. “Riconosce le coppie dello stesso sesso come famiglie a tutti gli effetti. Famiglie libere di avere figli, che possono far parte della Chiesa. Nessun papa si era mai schierato sul concetto di famiglia. È un terremoto”, si rallegra Christian Terras, direttore della rivista cattolica progressista Golias, sempre secondo Le Parisien.
Altri si mantengono più moderati, più prudenti. Come Marie-Clémence Bordet-Nicaise, che in queste frasi vede più l’opinione di un uomo che la parola di un’autorità. “Aspetto il giorno in cui farà davvero un appello alla calma, in cui dirà di smetterla di tormentare queste famiglie, queste donne che vogliono avere accesso alla PMA, semplicemente, di lasciare le persone libere.”
* Marine Le Breton è giornalista all’HuffPost dal 2014, prima come redattrice per la rubrica LIFE, poi come responsabile. Si interessa in particolare alle scienze umane e sociali (filosofia, psicologia, sociologia), ma anche al femminismo e all’ecologia. È inoltre animatrice del club di lettura dell’HuffPost, Tu l’as lu? (L’hai letto?). Potete contattarla all’indirizzo marine.lebreton@huffpost.fr
Testo originale: Comment le pas du pape François vers les couples homosexuels a été perçu par ces jeunes chrétiens