Con i giovani cristiani LGBT+ “non possiamo aspettare che le chiese cambino”
Articolo di Christina Colón pubblicato sul sito di Sojourners (Stati Uniti), organizzazione cristiana impegnata nel pluralismo religioso, il 2 giugno 2020, liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Nel 2018, Jun Young aveva rilasciato un’intervista al Seattle Times parlando del suo coming out come uomo gay e della conseguente esclusione dal consiglio direttivo dell’organizzazione cristiana World Concern, sapeva che la storia sarebbe diventata pubblica. Ma non che la sua storia sarebbe finita in prima pagina.
Young ha visto l’articolo pubblicato mentre usciva di casa per andare in chiesa. Arrivato lì, si è seduto dove si sedeva sempre per assistere al culto. E, come ogni domenica, il pastore si è avvicinato al pulpito e ha salutato tutti i presenti.
“Sono sicuro che molti di voi hanno letto la prima pagina del giornale questa mattina,” ha ricordato Young citando le parole del pastore. Poi il pastore ha fatto un annuncio, ovvero che la sua chiesa non era una chiesa inclusiva.
“È stato un colpo durissimo che abbia scelto proprio quel giorno per riaffermare quella posizione, poi in un modo così impersonale,” ha ricordato Young. “Eppure lo conoscevo. Sono stato a casa sua più volte.”
La dichiarazione del pastore, quel giorno del 2018, avrebbe scatenato una serie di cambiamenti nella chiesa di Seattle. Ma la storia di Young si sarebbe sviluppata altrove.
Poco più di un anno dopo, il giorno di San Valentino del 2020, Young ha lanciato Beloved Arise, la prima organizzazione cristiano statunitense dedicata al supporto dei giovani LGBTQ+.
Un vuoto da colmare per i giovani queer di fede
Un terzo dei giovani LGBTQ+ si identifica con una religione, ha spiegato Young. Nonostante ciò, esistono poche organizzazioni che supportano questi giovani e li aiutano a conciliare la loro fede con la loro identità sessuale e di genere.
Oggi, Young sostiene che probabilmente il suo ex pastore non pensava che la dichiarazione fatta in quella domenica del 2018 fosse dannosa o offensiva. “Pensava semplicemente: voglio solo dirlo chiaramente,” ha detto Young. “E credo che sia dove si trovano molte chiese.”
Molti leader religiosi dicono a Young di amare i loro giovani membri e di non voler fare nulla che li ferisca.
“Ecco cosa dico loro: le persone queer non possono sentirsi al sicuro, accolte o amate in una chiesa che adora un Dio che si vergogna della loro identità. Quando celebriamo un Dio che le disapprova, le persone queer non possono sentirsi al sicuro.”
Attraverso le sue piattaforme digitali, Beloved Arise sta lavorando per contrastare questo messaggio, dicendo ai giovani, da New York alle Hawaii, che sono amati “senza eccezioni o limitazioni.” Ed è per questo, ha spiegato Young, che l’organizzazione è stata chiamata “Beloved Arise.”
Creare una comunità digitale
Sebastian ha scoperto Beloved Arise scorrendo Instagram da casa sua in Pennsylvania. Sentiva di voler partecipare, ma a vent’anni non era sicuro di trovare spazio in un’organizzazione focalizzata sui giovani. Parlando con Scott Gronholz, responsabile del gruppo giovanile di Beloved Arise, è stato accolto.
Ora, Sebastian partecipa settimanalmente su Zoom a incontri con altri adolescenti di tutto il paese per facilitare conversazioni, ascoltare ospiti, partecipare al culto e giocare. “A livello personale, da adolescente avrei avuto bisogno di un’opportunità del genere e non l’ho avuta,” ha detto.
Gronholz descrive il gruppo come qualcosa di semplice: “Pubbliciamo solo screenshot dei testi delle nostre canzoni di culto su Instagram,” ha detto ridendo.
Ma il vero “segreto del successo,” come lo definisce lui, sono le relazioni che i membri del gruppo hanno costruito, nonostante le quattro fasce orarie diverse (con cui debbano fare i conti negli Stati uniti).
Mentre molte chiese e gruppi giovanili hanno faticato ad adattarsi alle piattaforme digitali durante la pandemia, il modello “digital-first” di Beloved Arise li ha resi particolarmente preparati per questo momento. Per i giovani che si trovano a trascorrere più tempo con famiglie che non accettano la loro identità, il gruppo è diventato una risorsa preziosa: fino a 70 giovani si riuniscono ogni settimana.
Un lavoro di inclusività interreligiosa
Beloved Arise non accoglie solo giovani con diverse identità sessuali e di genere, ma anche di differenti tradizioni religiose. Per Gronholz, che proviene dalla tradizione protestante presbiteriana, è stato liberatorio costruire un gruppo ecumenico che abbraccia tutto, dai background protestanti intellettuali alle tradizioni pentecostali. “Ogni ragazzo che partecipa ha un’esperienza valida di Dio che vogliamo testimoniare ed far conoscere” .
Queer Youth of Faith Day: una celebrazione di fede e identità
Il 30 giugno, nell’ultimo giorno del Pride Month, Beloved Arise ha ampliato la sua visione, invitando giovani e leader religiosi di diverse tradizioni a partecipare al primo Queer Youth of Faith Day. L’evento, della durata di un’ora, ha combinato narrazioni personali, preghiere, giochi e momenti di riflessione. Gli organizzatori hanno incoraggiato i partecipanti a condividere foto su Instagram con l’hashtag #QYFDay.
Bukola Landis-Aina, direttore esecutivo di Q Christian Fellowship, ha aperto l’evento dicendo:
“La comunità è un grande sostegno. Esistendo, proclamiamo qualcosa al mondo.”
Resistere alla cancellazione
Jun Young ha evidenziato come esista una percezione secondo cui i giovani queer non siano presenti nelle comunità religiose e, allo stesso tempo, che gli spazi LGBTQ+ non accolgano la fede. “Immagino questi giovani che vivono all’incrocio tra fede e queerness, sentendosi pressati da entrambe le parti a rinunciare a una di queste identità”.
Ramish, un giovane membro di Muslims for Progressive Values, ha spiegato che i musulmani queer sono sempre esistiti, anche se spesso esclusi dalla narrazione dominante. “C’è una storia di colonizzazione, controllo culturale e traumi comunitari che abbiamo affrontato per centinaia di anni, e continua ancora oggi. Hanno cancellato così tanto della nostra cultura e storia religiosa.”
Anche Molly Meisels, membro di Jewish Queer Youth, ha sottolineato l’importanza di raccontare queste storie: “Non ci sono più persone queer ebree oggi di quante ce ne siano mai state, ma oggi abbiamo meno paura grazie a eventi come questo.”
Proteggere i giovani, ora
Nonostante le sue esperienze del 2018, Jun Young non si occupa di dibattiti teologici. Il suo obiettivo è più urgente: proteggere i giovani. “Ho sentito tante storie di giovani che, ascoltando sermoni e commenti informali, costruiscono un’immagine di Dio che li odia, che si vergogna di loro. Questo alimenta un’omofobia interiorizzata devastante.”
In un articolo su Medium, Young ha suggerito sei passi per le chiese, su come essere chiari sui messaggi rivolti ai giovani, per condannare il bullismo e collaborare con chiese inclusive.
Ma nel frattempo, continuerà il suo lavoro: far sapere a tutti i giovani queer credenti che sono amati. “La mia chiamata è prendermi cura dei feriti,” ha detto. “Perché non possiamo aspettare che le chiese cambino.”
Testo originale: Queer, christian, and beloved