«Cosa avrebbe fatto Gesù?». Il mio cammino di padre e diacono cattolico con una figlia lesbica
Testimonianza inviataci dal diacono Staffan Gerdmar* (Svezia) un partecipante al pellegrinaggio giubilare de “La tenda di gionata e le altre associazioni” con i cristiani LGBT+, i loro familiari e gli operatori pastorali che gli accompagnano. Liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata.
Molti anni fa, quando mia figlia fece coming out come lesbica, per me fu uno shock. Come cattolico sapevo bene cosa dice la nostra Chiesa sull’omosessualitá e la mia convinzione era che quella fosse l’unica verità.
Negli anni, però, l’amore che mia figlia ha vissuto con le sue compagne mi ha fatto comprendere, sia col cuore che con la mente, che l’Amore tra due persone può manifestarsi in molti modi diversi.
Parallelamente a questa scoperta, ho vissuto con dolore e tristezza il fatto che mia figlia non si è sentita a casa, né accolta per ciò che è, nella nostra Chiesa. L’ha lasciata molti anni fa per entrare invece a far parte della Chiesa di Svezia (Svenska kyrkan).
In quel periodo stavo anche completando la mia formazione per diventare diacono permanente e mi sono trovato a lottare con una decisione difficile: portare a termine la mia vocazione e farmi ordinare oppure cedere ai miei dubbi riguardo alla posizione della Chiesa su queste questioni.
Temi forse considerati marginali, ma che per molti cattolici sono essenziali per decidere come vivere la nostra vita. Ma vredo, e spero, che per grazia di Dio sono arrivato alla decisione di farmi ordinare diacono.
Per me, come credente, è fondamentale sapere che la Chiesa cattolica non è un’organizzazione ideologica – se lo fosse stata non ne avrei mai fatto parte – ma un organismo vivente, ovvero il Corpo di Cristo.
Questa è stata la mia porta d’ingresso al ministero diaconale: cercare di guardare con gli occhi di Gesù, domandarmi in ogni situazione difficile: “Cosa avrebbe fatto Gesù?” e poi provare a essere i suoi piedi e le sue mani per rendere questo reale nel mondo. Facile a dirsi, molto più difficile a farsi.
Negli anni, come padre di una donna lesbica, ho compiuto un cammino che mi ha trasformato: da persona con pregiudizi omofobi sono diventato un padre orgoglioso di una figlia che vive una bellissima relazione d’amore, con la quale ho avuto anche la gioia di diventare nonno.
Oggi posso dire apertamente di essere un padre cattolico orgoglioso di una figlia LGBTQI+ e ringrazio Dio e la nostra rete cattolica LGBTQI+ svedese per questo.
Ringrazio anche Dio e papa Francesco, perché ha aperto la strada nel benedire l’amore delle coppie dello stesso sesso e unite in relazioni non convenzionali. Attendo con gioia il momento in cui, come diacono, potrò benedire chi lo desidera.
Da giovane sono stato un attivista, sia politico che religioso: stavo sulle barricate, ero più spesso contro che a favore di qualcosa. Per questo ero un po’ preoccupato che la rete dei cattolici LGBT+ potesse essere un movimento di attivisti di quel tipo.
Mi sono invece rallegrato e sollevato quando ho capito che non lo era affatto, ma piuttosto è una comunità che testimonia ciò che ovvio nell’amore di Cristo: che l’agire e il messaggio di Gesù non sono escludenti, ma inclusivi, che riconoscono ogni amore autentico e incondizionato.
E che il nostro scopo è diventare un Vangelo vivente per le persone che ci vedono e ci ascoltano, come dice Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Vangelo di Giovanni 13,35).
Non vedo l’ora di pregare con voi nella veglia giubikare, di condividere con voi il mistero dell’Eucaristia, di passare con attraverso la Porta Santa, d’incontrarvi e dialogare insieme durante il nostro pellegrinaggio giubilare.
Con ogni bene nell’amore di Cristo,
* Staffan Gerdmar è diacono cattolico in Svezia e membro della rete cattolica LGBTQI+ del suo Paese, impegnato nell’accompagnamento pastorale delle famiglie e delle persone LGBTQ+.
> Info ufficiali sul pellegrinaggio giubilare de “La Tenda di Gionata e altre associazioni”

