Cosa chiedono gay e lesbiche cattoliche alla loro chiesa
Articolo di Thomas J. Billitteri pubblicato sulla rivista cattolica US Catholic (USA), n.11, del novembre 1997, pag.10, liberamente tradotto da Andrea Mattevi
“Certi giorni,” dice sommessamente Gina Marie, “vorrei che mi venisse chiesto scusa.” Le sue parole sono semplici, dirette, e senza compromessi. Non è un amante quello da cui Gina Marie cerca un gesto di riconciliazione, almeno non nel senso temporale del termine. Si tratta piuttosto della Chiesa Cattolica Romana, un’istituzione che ha amato e riverito nella sua infanzia ma che ora vede come offensiva, indifferente, a volte brutalmente crudele.
Gina Marie (nome di fantasia), 32 anni, è una donna lesbica che per sette anni ha vissuto una relazione con un altro cattolico; i suoi genitori hanno da tempo amorevolmente accettato la sua omosessualità, e anche la sua decisione di divorziare dal marito dopo aver lottato segretamente per anni con sé stessa per il suo orientamento sessuale.
Ma Gina Marie dice che il Papa, il Vaticano e molti vescovo e sacerdoti non hanno mostrato tale comprensione o compassione. Sebbene il Catechismo della Chiesa cattolica insegni che gay e lesbiche “non scelgono” la loro omosessualità e meritano di “essere accettati con rispetto, compassione e sensibilità,” dichiara anche che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” e che “non possono essere accettati in nessuna circostanza.”
Nel condannare i recenti sforzi per legalizzare i matrimoni fra persone dello stesso sesso, i vescovi statunitensi hanno dichiaro che “la difesa dei princìpi del matrimonio [tradizionale] è un’urgente necessità per il benessere dei bambini e delle famiglie, e per il bene comune della società.” Il cardinale Joseph Ratzinger, il capo custode della dottrina vaticana, si spinse a dichiarare nel 1986 che anche la stessa “inclinazione” omosessuale, anche quando priva di attività genitale, evidenzia una “forte tendenza verso un intrinseco male morale” e che quindi doveva essere considerata “un disordine oggettivo.”
Per Gina Marie, queste parole sono come acido su una ferita aperta. “Io, insieme con tanti altri, sento di essere stata personalmente e ingiustificatamente colpita dalla Chiesa,” afferma. “Siamo stati feriti. Siamo stati isolati e alienati. Ci siamo sentiti dire che dovremmo vergognarci di noi stessi. Ci siamo sentiti dire che dovremmo rimanere in silenzio e non essere quello che siamo. Ci siamo sentiti dire che non c’è un solo modo in cui Dio potrebbe essere presente nelle nostre relazioni, mentre io non l’ho mai conosciuto così bene come nella relazione in cui sono ora.”
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Mossi a compassione
È chiaro che un golfo profondo e tempestoso divide gli insegnamenti cattolici ortodossi dalle convinzioni di molti gay e lesbiche cattolici. Teologia, tradizione, scienza e verità rivelata si scontrano l’una con l’altra come onde potenti e inarrestabili, e la tempesta non sembra avere una fine visibile. Gli omosessuali cattolici continuano a chiedere equità nella società laica e nella comunità della fede. E la Chiesa, inamovibile, insegna che gli atti omosessuali sono moralmente sbagliati.
Eppure, nonostante la natura apparentemente immutabile della controversia, il problema non è affatto statico nella Chiesa. Nel corso degli ultimi vent’anni, gli insegnamenti del Vaticano si sono evoluti in modo sottile verso una comprensione più realistica e compassionevole dell’omosessualità, un cambiante che dà persino alle critiche più aspre della Chiesa una certa misura di speranza. A livello pastorale, una silenziosa ricerca di terreni comuni sta avvenendo in sacche nascoste della chiesa statunitense. Alcuni vescovo hanno tenuto liturgie per la comunità gay e lesbica; un crescente numero di diocesi sta formando ministeri pe la comunità omosessuale; e alcuni rispettati pensatori cattolici hanno offerto dibattiti attentamente ragionati che cercano di connettere gli insegnamenti del Vaticano e le realtà di vita omosessuale negli Stati Uniti.
“Negli ultimi vent’anni, la Chiesa, specialmente in questo paese, si è incentrata più pienamente sulla dignità umana e sull’integrità della persona [omosessuale]”, afferma Padre James Schexnayder, presidente della National Association of Catholic Diocesan Lesbian and Gay Ministries con base a Oakland, California. Sempre di più, dice, la Chiesa vede l’omosessualità “non solo come una faccenda di attrazione sessuale o di problema comportamentale” ma anche come un qualcosa che implica “la dignità o i diritti umane di persone che sono gay e lesbiche.” Egli evidenzia le recenti dichiarazioni che condannao la violenza e la discriminazione contro i gay e a favore della loro inclusione nella vita della Chiesa.
Nel frattempo, nota Schexnayder, un numero sempre maggiore di diocesi ha stabilito ministeri pastorali per i gay e le lesbiche cattolici. La diocesi di Richmond, Virginia, è stata la prima ad avviare un programma di questo tipo nel 1976. Dopo essere rimasti a circa una dozzina di programmi diocesani simili fino a metà degli anni ’80, il numero è oggi salito fra i 30 e i 40, e sempre più diocesi cercano di svilupparli, afferma Schexnayder. Inoltre, sempre più parrocchie stanno cominciando ad estendere i ministeri a gay e lesbiche cattolici e ai loro familiari. “Sebbene i programmi diocesani siano radicati negli insegnamenti della Chiesa, raggiungo anche una gran varietà di persone gay e lesbiche che che potrebbero o potrebbero non aver accettato l’intera gamma degli insegnamenti della Chiesa sull’argomento,” dice Schexnayder.
Marianne Duddy, presidente di Dignity/USA, un movimento laico per gay cattolici che ha incontrato forte resistenza dalla Chiesa ufficiale, concorda sul fatto che il clima per i gay cattolici sia diventato un po’ più tollerabile negli ultimi anni. “Essere gay e cattolico sembrava impossibile 25 anni fa,” dice. “Ora è quantomeno riconosciuto.”
Duddy crede anche che il cambiamento fra i fedeli cattolici porterà un giorno le gerarchie a piegarsi ai matrimoni fra persone dello stesso sesso ed altri aspetti dell’omosessualità. “Io credo che questa sia una questione su cui la Chiesa, come Popolo di Dio, dovrebbe guidare i suoi leader,” afferma. Ma per ora, secondo lei, i gay e le lesbiche cattolici travagliano sotto una “dottrina difensiva e deumanizzante.” L’omosessualità “riguarda l’amore, non il sesso,” sostiene. “Non c’è mai un riconoscimento di noi come persone complete, la cui sessualità è reale, genuina, sacra e buona come quella di chi è sposato con una persona del sesso opposto. E questo è un peccato molto grande nella teologia sulla morale sessuale della Chiesa cattolica, per quanto ci riguarda.”
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Furiose battaglie
Che la posizione della Chiesa sull’omosessualità risvegli forti emozioni non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia familiarità con la scena religiosa in America. La questione è da lungo tempo una forza ciclonica nel discorso teologico, e occasionalmente esplode in aspre controversie che si fanno strada fra il pubblico generale. Questa primavera, ad esempio, la Southern Baptist Convention, la più grande denominazione protestante del paese, ha invitato a boicottare la Walt Disney Company per protestare, fra le altre cose, contro la copertura medica aziendale dei partner dei dipendenti omosessuali. I battisti hanno anche rigettato la sitcom Disney/ABC “Ellen,” in cui la protagonista ha fatto coming out quest’anno come lesbica. La controversia sull’omosessualità ha perseguitato anche molte altre denominazioni, nel corso degli anni.
Eppure mai il problema è stato discusso con tanta furia come all’interno della Chiesa cattolica. Un brutto periodo è stato raggiunto 1989, quando il gruppo di attivisti gay radicali ACTUP, furioso per il rifiuto della Chiesa di appoggiare l’educazione sul “sesso sicuro” e i preservativi per combattere l’AIDS, ha interrotto una cerimonia alla Cattedrale di San Patrizio di New York. Le altre controversie sono state meno spettacolari, ma non meno divisive. Alcuni critici hanno accusato i vescovi locali di star aspettando troppo per assistere i malati di AIDS. Altri hanno rimproverato ad alcuni sacerdoti di non aver denunciato la discriminazione anti-gay nella società laica. E molti critici hanno accusate le gerarchie vaticane di usare un linguaggio “incendiario” che lascia i gay e le lesbiche feriti e alienati dalla Chiesa.
“Se dici a qualcuno che al vero nocciolo del suo essere egli è disordinato ed ha una forte inclinazione [al peccato], cosa ottieni? È una cosa crudele da dire. E non c’è alcune base per dirlo a qualcuno,” afferma il vescovo ausiliario di Detroit Thomas Gumbleton, forse il sacerdote cattolico più schietto negli Stati Uniti sull’argomento omosessualità.
Eppure altri leader cattolici difendono la posizione della Chiesa sull’omosessualità come sensata e compassionevole. “La gente obietta al fatto che la Chiesa crede e insegna che vi sia un’espressione normativa della sessualità umana,” dice Padre Richard John Neuhaus, un noto cattolico conservatore e caporedattore della rivista First Things. “Io penso che il più gentilmente, cortesemente e persuasivamente possibile dobbiamo dire: `Questo non ce lo stiamo inventando. È la verità rivelata di Dio.”‘ Sul linguaggio vaticano sull’omosessualità afferma: “Non penso ci sia durezza in esso. La gente non digerisce la frase ‘oggettivamente disordinato.’ Va bene, e che parole preferirebbero?”
“Dobbiamo dire le cose come stanno,” gli fa eco Padre John Harvey, direttore di lunga data di Courage, un’organizzazione di supporto spirituale approvata dalla Chiesa che cerca di aiutare le “persone con tendenze omosessuali” a vivere in castità.
Harvey concorda che la maggioranza degli omosessuali non sceglie il proprio orientamento sessuale e dice che lo scopo di Courage non è spingerli a cambiarlo. Ma insiste che molte persone possono farlo se si impegnano.
“Penso che molti giovani abbiano una buona possibilità di uscire da questa condizione [omosessuale] con la terapia e gli aiuti giusti” e una forte motivazione personale, dice. E se non possono? “Allora possono certamente imparare a vivere una vita di astinenza sessuale e castità.”
David Morrison, membro di Courage e convertito al cattolicesimo, dice di aver vissuto in una relazione omosessuale casta per cinque anni, uno stile di vita marcatamente diverso da quello che dice di aver avuto quando era attivista gay in Virginia negli anni ’80. “Il sesso non è fatto solo per dare piacere,” dice Morrison, redattore di Population Research Institute Review, una rivista che si batte contro il controllo della popolazione. “Il sesso non è solo un qualcosa con cui ci intratteniamo e che adattiamo ai nostri scopi.”
L’arcivescovo di Santa Fe, New Mexico, Michael Sheehan, ha scritto che gli omosessuali “meritano il nostro rispetto, la nostra compassione, e la nostra difesa contro il bigottismo, gli attacchi e gli abusi.” Ma condivide anche la posizione della Chiesa contro le relazioni sessuali omosessuali, incluso il matrimonio gay. “Il matrimonio esiste per l’amore e il supporto reciproci degli sposi e per la procreazione e l’educazione dei figli,” scrive Sheehan. “La Chiesa insegna che l’istituzione del matrimonio, come unione di un uomo e una donna, dev’essere protetta e promossa sia nella sfera privata che in quella pubblica.”
Ma anche se Sheehan ed altri prelati protestano contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso, è stato loro consigliato di procedere cautamente. Un documento recentemente stilato dal personale della Conferenza Cattolica Statunitense incoraggia i vescovi ad esercitare le loro responsabilità come insegnanti e pastori per insegnare e testimoniare la visione cattolica del matrimonio, ma allo stesso tempo li avvisa di fare attenzione, così facendo, a non “risvegliare odio contro le persone omosessuali”.
Il dibattito sull’omosessualità può diventare eccessivamente complesso, specialmente in una società pluralistica in cui molti tabù culturali e sociali sono caduti negli ultimi decenni. Consideriamo la questione dei bambini e se le coppie omosessuali dovrebbero poterli crescere.
“Io penso che sia meraviglioso,” afferma Duddy. “I genitori gay e lesbiche tendono a creare una comunità di altri adulti che li supportano; i bambini hanno così nella loro vita molti adulti di entrambi i sessi che si prendono cura di loro. La riflessione e l’attenzione di una coppia di gay o lesbiche che decidono di diventare genitori assicura che il bambino sarà desiderato e che sarà curato con attenzione.”
Morrison non è d’accordo. “I bambini hanno bisogno di un padre e di una madre,” afferma. “È molto importante, perché un bambino possa comprendere sé stesso, che abbia di fronte a sé un modello di mascolinità e uno di femminilità, in relazione intima con lui. Non credo si possano cambiare come si cambia la giacca o qualcos’altro.
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Il cambiamento dell’opinione pubblica
Gli insegnamenti della Chiesa sull’omosessualità sono, almeno per ora, in linea con la morale sociale prevalente. Circa sei statunitensi su dieci considerano l’omosessualità moralmente sbagliata, e metà di essi dice che non dovrebbe essere considerata uno stile di vita alternativo accettabile, secondo la Gallup organization. Gli statunitensi si oppongono al riconoscimento legale del matrimonio per coppie dello stesso sesso con un margine di due e mezzo a uno.
Ma nei dati Gallup potrebbe nascondersi il seme di una rivoluzione nel pensiero pubblico sull’omosessualità e forse di nuova pressione sulla Chiesa per ridefinire il suo approccio alla faccenda. Gallup riporta che gli statunitensi sono generalmente meno contrari all’omosessualità di quanto non lo fossero nei primi anni ’90 od ’80, e la maggioranza degli intervistati afferma per la prima volta che agli omosessuali dovrebbe essere permesso di lavorare come sacerdoti e insegnanti. E sulla questione se ai matrimoni gay debbano essere concessi gli stessi diritti di quelli tradizionali, i giovani – spesso progenitori di andamenti sociali – sono più inclinati a dire di sì dei vecchi.
Circa un terzo degli uomini dai 18 ai 29 anni ha affermato in un sondaggio del 1996 che i matrimoni gay dovrebbero essere socialmente riconosciuti, e più delle metà delle intervistate donne di tale fascia di età ha espresso la stessa opinione. Le donne dai 30 ai 49 anni erano più divise sull’argomento, con c quasi quattro su dieci a favore della legalizzazione.
Ovviamente il Vaticano non definisce i suoi dogmi con le statistiche, come dimostrano chiaramente i suoi insegnamenti sulla contraccezione, sul celibato dei sacerdoti e sull’ordinazione delle donne. “Se il Vaticano non ha intenzione di cambiare idea sulla contraccezione artificiale, di certo non lo farà con un altro qualsiasi tema più difficile” come l’omosessualità, dice Padre Charles Curran, uno studioso cattolico liberale che è stato censurato dal Vaticano per i suoi insegnamenti sulla morale sessuale. Ma cambiare la morale pubblica comporta il dare nuova urgenza a interessi pastorali riguardanti i gay e le lesbiche e contribuisce ad erodere quello che molti vedono come un clima omofobica sia nella Chiesa, sia nella società.
“Sfortunatamente, molti capi della Chiesa sembrano ridurre le persone gay e lesbiche alla loro attività sessuale, una cosa che non facciamo con le persone eterosessuale” afferma Sorella Jeannine Gramick, direttrice del ministero per le lesbiche e i gay delle School Sisters of Notre Dame di Baltimora. Nel 1977, Gramick ha cofondato New Ways Ministry per promuovere la riconciliazione tra i cattolici gay e lesbiche e la Chiesa, e ha sostenuto diverse indagini da parte della Chiesa sul suo operato. Oggi, esprime “grande speranza per il futuro” ma afferma, nondimeno, che il cambiamento è lento.
“Quello che idealmente vorrei veder succedere è che l’omosessualità non sia più un problema” nella Chiesa, dice Gramick. “Non vi sarebbe bisogno di ministeri speciali [come Dignity o New Ways Ministry]. Tutte queste strutture temporanee sono state create perché siamo ad un punto in cui vie è ancora omofobia ed eterosessismo.” Gramick vuole “una società e una Chiesa in cui alle persone lesbiche e gay siano davvero date la stessa dignità e la stessa uguaglianza delle persone eterosessuali.” Gumbleton esprime una speranza simile. “Più capiamo che vi sono persone omosessuali che lavorano con noi e con con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, più l’omofobia va a sparire,” afferma. “E tutta quella sorta di idee inarticolate sull’omosessualità come perversione o come qualcosa di disordinato o sbagliato svaniranno.”
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Un’epifania personale
Nessun officiante cattolico è stato più audace di Gumbleton nell’accogliere gay e lesbiche nella Chiesa. La sua epifania sulla questione è arrivata con un’esperienza personale. Circa 15 anni fa suo fratello Dan rivelo via lettera ai suoi fratelli e a sua madre che era gay, e per anni la sua anziana madre di tormentò in silenzio, credendo che Dan sarebbe andato all’inferno per questo. Alla fine, ad 87 anni e malata, espresse le sue paure al suo figlio vescovo. Le sue risposte la rassicurarono. Dio ci ha fatti e ci accetta così come siamo, le disse Gumbleton.
Pochi anni fa, Gumbleton andò ad una “sessione di ascolto” per gay cattolici alla basilica di Minneapolis indossando una mitria speciale che gli era stata regalata. Su di essa era visibile un triangolo rosa – il marchio che i nazisti usavano per identificare gli omosessuali, ora divenuto un simbolo di solidarietà tra gli attivisti per i diritti dei gay statunitense. Questa primavera, ad un simposio organizzato da New Ways Ministry, Gumbleton invitò tutti i gay e le lesbiche cattolici – inclusi vescovi, sacerdoti e religiosi – a rendere noto il proprio orientamento sessuale.
“Non vi dico il numero di lettere che ho ricevuto da sacerdoti che dicono di essere gay e di aver paura di farlo sapere,” ha detto Gumbleton al simposio. “Che perdita per la nostra Chiesa. Se avessero il coraggio di stare, la domenica mattina, di fronte alla loro comunità e dire chi sono veramente, la nostra Chiesa potrebbe apprezzare più pienamente ed efficacemente i doni che gli omosessuali portano all’intera nostra comunità ecclesiale ed anche alla nostra società.”
Gumbleton viene spesso definito un anticonformista sul tema dell’omosessualità, e cammina su una linea sottile fra l’ortodossia e la controversia. Egli concorda con l’insegnamento della Chiesa che l’attività sessuale omosessuale sia sbagliata, affermando: “Su questo aspetto condivido e insegno certamente quello che la Chiesa insegna. Ma, aggiunge, “allo stesso tempo… tutto ciò sarà una lotta davvero dura per le persone. Le mette di fronte a un dilemma difficile quando una persona è convinta di non essere chiamata al celibato… Devono lottare fino ad arrivare a capire che cosa è giusto, e quindi accettare quello che è giusto ed integrarlo nella loro vita. Io dico spesso che anch’io come uomo io devo lottare per integrare la mia sessualità nella mia vita, eppure ho votato di rimanere celibe per tutta la vita. Ma questo non è che si può ottenere come schioccando le dita.”
Gumbleton afferma di non cercare di impicciarsi della vita privata degli omosessuali più di quanto non faccia con gli eterosessuali. “Non ho mai cercato di decidere prima del tempo se dare la Comunione alle persone perché potrebbero avere una relazione,” dice. “Io cerco di guidarle secondo gli insegnamenti della Chiesa e le scritture, li incoraggio a pregare, riflettere e cercare di capire. Ma non prendo la decisione finale per loro. Devono stare di fronte a Dio con la decisione che prendono nella loro coscienza. Fin dall’inizio, il primato della coscienza è stato parte della nostra tradizione. Non puoi andare di fronte a Dio e dire, ‘Ho fatto così [solo] perché la Chiesa o qualcun altro mi ha detto di farlo.”
Visioni differenti sulle unioni omosessuali
Anche la visione di Gumbleton sulle unioni fra persone dello stesso sesso è ugualmente sfumata. Gli stessi diritti civili devono essere accordati a tutti nella società, inclusi gay e lesbiche che vivono in relazioni omosessuali, afferma. “Io non penso,” dice per fare un esempio, “che sia compito delle persone in un ufficio decidere se è giusto o sbagliato come vive un loro collega di lavoro.” Se un’azienda fornisce dei benefit al coniuge di un impiegato, dovrebbe darli anche al partner di un dipendente gay, se i due vivono in una relazione impegnata”, sostiene Gumbleton.
Tuttavia, chiarisce, non crede che il matrimonio fra persone dello stesso sesso dovrebbe essere incluso nella leggere civile o in quella canonica. “Il matrimonio è un sacramento fra un uomo e una donna – questa è la definizione stessa del matrimonio,” dice. “Non penso che noi [la Chiesa] possiamo cambiarla.” La sua opposizione alle leggi che consentono il matrimonio civile fra persone dello stesso sesso è fondata sul pragmatismo. Tali leggi non sono semplicemente fattibili, sostiene, perché non esiste consenso negli Stati Uniti che le unioni gay debbano essere legalizzate. “Se non c’è consenso che una legge abbia anche solo senso, non puoi metterla in pratica. E una legge che non può essere messa in pratica non è una buona legge. Porta solo disprezzo per tale legge.”
La visione di Gumbleton è solo una di una vasta gamma di opinioni nella Chiesa cattolica sulle unioni omosessuali. La Coalizione Nazionale delle Suore Americane, un’organizzazione di base nota per dare voce a problemi nella Chiesa e nella società, difende il “diritto a un matrimonio civile” per gay e lesbiche. “Mentre le comunità di fede possono discutere il significato teologico del matrimonio e una morale sessuale attuabile, [la Coalizione Nazionale delle Suore Americane] crede che la politica etica nell’ambito civile sia chiara: se le unioni eterosessuali sono riconosciute dallo Stato, la mancanza di riconoscimento per le analoghe unioni fra persone dello stesso sesso è un’inequivocabile discriminazione basata sull’orientamento sessuale,” ha dichiarato il gruppo l’anno scorso. “Questa discriminazione è politicamente errata.”
Altri sostengono anche che la Chiesa non dovrebbe rifiutare la grazia del sacramento del Matrimonio dai cattolici gay e lesbiche [vedi l’articolo di Dwight Daniels nella pagina a fianco].
Curran, che insegna alla Southern Methodist University, supporta la protezione civile delle relazioni gay impegnate, con l’inclusione di tutti i diritti che godono gli sposi eterosessuali. Inoltre, crede che anche una cerimonia cattolica di benedizione per le relazioni omosessuali impegnate sia appropriata. “Ma,” aggiunge, “Non lo chiamerei matrimonio. Sono due realtà differenti. Io penso che il matrimonio sia aperto ai figli. Il matrimonio e la procreazione sono come legati fra loro…. È semplicemente pericoloso cercare di mettere tutto sotto lo stesso nome.”
Morrison, l’ex attivista per i diritti dei gay, sostiene che i problemi di uguaglianza civile per gli omosessuali possano essere risolti al di fuori dei confini legali del matrimonio gay. “Nessuna di queste cose che vengono portate avanti per il matrimonio civile gay non può essere risolta senza il matrimonio,” afferma. “Casomai,” aggiunge, “dovremmo renderlo [il matrimonio] più speciale, non meno.” La richiesta di cerimonie di benedizione approvate dalla Chiesa per relazioni omosessuali sono “coperture,” afferma Morrison. “Quello che alla Chiesa sarebbe richiesto di benedire sarebbero amicizie con attività sessuale,” dice. “La Chiesa non può farlo, e non dovrebbe.” [vedi l’articolo di Morrison nella pagina a fianco]
Nell’opporsi ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, i vescovo statunitensi hanno dichiarato: “Il matrimonio è un’unione fedele, esclusiva ed eterna tra un uomo e una donna, uniti come marito e moglie in un’intima relazione di amore e vita…. L’istituzione del matrimonio ha una relazione molto importante con la continuazione della razza umana, con il pieno sviluppo della persona umana e con la dignità, la stabilità, la pace e la prosperità della famiglia e della società… Nessuna unione fra persone dello stesso sesso può realizzare l’unico e pieno potenziale che esprimono le relazioni coniugali.”
Eppure le opinioni diverse abbondano.
“Dio non crea invano,” dichiara il movimento di riforma del Giudaismo. “Ossia, tutti noi siamo creati da Dio, e Dio non creerebbe una creatura perché sia trattata meno equamente di tutte le altre. Le espressioni eterosessuali e omosessuali sono variazioni sul tema di una sessualità inerente positiva.”
Analogamente, nel suo libro Virtually Normal: An Argument About Homosexuality (Knopf, 1995), Andrew Sullivan, ex redattore di The New Republic e cattolico apertamente gay, esamina la questione di “come un qualcosa che sembra avvenire naturalmente possa essere profondamente innaturale, e contro i fini della creazione di Dio.”
In Same-Sex Unions in Premodern Europe (Villard Books, 1994), lo storico di Yale John Boswell fa luce su quelle che lui ritiene fossero antiche liturgie cattoliche e ortodosse per unioni fra persone dello stesso sesso, che mostrano una notevole somiglianza alle nozze eterosessuali.
E Sidney Callahan, una commentatrice cattolica di lunga data, ha cambiato idea sul matrimonio gay scrivendo, nel 1994, un articolo per la rivista Commonweal: “Perché è intrinsecamente disordinato per gli omosessuali e le lesbiche agire in accordo con il loro orientamento sessuale, anche quando soddisfano le stesse condizioni morali richieste all’attività sessuale coniugale eterosessuale, come l’impegno, l’amore e la fedeltà a vita?
“Dopotutto, alcuni matrimoni eterosessuali non necessitano, o non possono essere biologicamente procreativi. Semplicemente io non riesco ad immaginarmi Cristo chiedere un sacrificio tanto ingiusto a persone omosessuali con un partner che amano e che non sono state chiamate a un voto di celibato… Non sembra forse una conferma degli insegnamenti cristiani sulla bontà delle relazioni monogame che le coppie gay rifuggano la promiscuità e desiderino regolarizzare e ritualizzare il loro impegno l’uno verso l’altro?”.
Queste sono domande su cui Gina Marie ha riflettuto molto, anche se senza molta pazienza nell’attendere le risposte. Quando lei e la sua compagna, un’ex insegnante di religione in un liceo cattolico, hanno deciso pochi anno fa che volevano santificare la loro relazione, sapevano che non avrebbero trovato una chiesa cattolica dove officiare l’evento.
Quindi si sono impostate la loro liturgia ed hanno invitato 150 fra amici e parenti ad un santuario della Chiesa unita di Cristo data loro in prestito. È stata una cerimonia fai-da-te, ma che comunque aveva un’eco distinta di tradizione cattolica. La madre di Gina Marie ha tenuto l’omelia, suo padre ha letto le scritture, e i partecipanti hanno spezzato e benedetto il pane. Dice Gina Marie: “È stata una festa.”
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Titolo originale: Gay and lesbian Catholics beg to differ