Cosa può insegnarci la Pasqua sulla visibilità delle persone trans
Testo di Adam Allen* pubblicato su sito Whosoever**(Stati Uniti) il 31 marzo 2024. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Dal 2010, la Giornata della visibilità delle persone trans (Trans Day of Visibility) esiste per celebrare l’identità transgender separatamente dalla Giornata della memoria trans (Transgender Day of Remembrance), dedicata invece al ricordo della violenza e delle vite spezzate. È una giornata di luce, “pur riconoscendo che, a causa della discriminazione, non tutte le persone trans possono o vogliono essere visibili”.
A Pasqua, Gesù risorge e mostra ai suoi discepoli che è vivo!
Nella Giornata della visibilità delle persone trans (Trans Day of Visibility), anche noi rendiamo visibile la nostra vita. Facciamo sapere al mondo che, pur attraversando la morte, viviamo. Viviamo pienamente, nonostante lo sguardo e il trattamento che ci riserva un mondo dominato dalla supremazia cisgender.
I discepoli, all’inizio impauriti e increduli, furono colmi di gioia e di speranza quando videro Gesù vivo.
“Le donne riferirono queste cose agli Undici e a tutti gli altri. C’erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria madre di Giacomo; e anche le altre che erano con loro dicevano queste cose agli apostoli. Ma quelle parole parvero loro un vaneggiamento e non credettero” (Luca 24,11).
E poi c’è Tommaso, che dubitò finché non vide da vicino le ferite.
“Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi’. Poi disse a Tommaso: ‘Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente’. Gli rispose Tommaso: ‘Mio Signore e mio Dio!’” (Giovanni 20,26-28).
Anche i discepoli che camminavano verso Emmaus erano immersi nel dolore, finché Gesù non si mise a camminare accanto a loro e a spiegare loro le Scritture.
“Partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: ‘Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!’” (Luca 24,13-35).
Molte persone vivono momenti simili di smarrimento e di dubbio rispetto alla propria identità di genere o a quella di chi amano. Temono di non poter mai vivere una vita serena, autentica, “normale”.
Vedere te, nella Giornata della visibilità delle persone trans (Trans Day of Visibility) o in qualsiasi altro momento, può essere per loro come intravedere una via d’uscita dal sepolcro della paura e della tristezza.
Raccontare il tuo cammino verso la pienezza può aiutarli a guardare la propria vita con occhi nuovi. A volte le persone restano prigioniere della paura semplicemente perché non riescono ancora a immaginare una strada verso la libertà.
E sì, può capitare che qualcuno voglia “mettere il dito nel tuo fianco”, ponendoti domande invadenti o troppo personali.
Se ti senti a tuo agio nel rispondere, va bene. Ma se non lo sei, puoi dire con calma che si tratta di qualcosa di privato per te. Poi puoi spostare la conversazione su un tema più ampio.
Se qualcuno, con poca sensibilità, ti fa domande sul tuo corpo o sui tuoi genitali, prova a capire che forse dietro c’è un’altra curiosità o preoccupazione: vogliono sapere come sarà la vita sessuale, l’amore o la possibilità di avere figli dopo la transizione.
Se ti chiedono delle operazioni chirurgiche, riportali su un terreno più generale: parla delle cure di base per le persone trans nella tua zona, di come trovare un medico, un terapeuta, un supporto.
Proteggere la tua privacy e la tua serenità non significa chiudere la porta al dialogo.
Dopo la risurrezione, Gesù disse ai suoi discepoli di essere suoi testimoni “fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8)
(…) Perciò sii testimone “fino agli estremi confini della terra” o semplicemente fino alla fine della tua via. E, soprattutto, vivilo con gioia.
*Adam Allen è un uomo trans, cristiano e attivista che vive sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Ama leggere, imparare cose nuove e spera, un giorno, di diventare costante nello studio della Bibbia ed è fondatore di All Out Bible Ministry.
**Whosoever, fondata nel 1996 da Candace Chellew-Hodge, è stata una delle prime pubblicazioni cristiane dedicate alle persone LGBTQ+. Offre riflessioni, testimonianze e approfondimenti spirituali per credenti LGBTQ+, promuovendo un messaggio di fede, inclusione e accoglienza all’interno del cristianesimo.
Testo originale: What Easter Can Teach Us About Trans Visibility

