Cos’è l’omofobia? Parliamone
Articolo di Amanda* pubblicato sul sito My Kid is Gay (Stati Uniti), liberamente tradotto da Chiara Benelli
Definiamola: L’omofobia è la “paura irrazionale, l’avversione o la discriminazione dell’omosessualità o degli omosessuali”. La definizione del dizionario è abbastanza fedele, ma, come accade per molte altre definizioni, non riesce a esprimere la profondità della parola e il suo impatto. L’omofobia colpisce tutti gli individui queer, non solo quelli che si identificano come omosessuali, e li colpisce in moltissimi modi.
Spieghiamola: L’omofobia è un ostacolo onnipresente nella vita delle persone LGBTQ. Per essere chiari, sto impiegando il termine omofobia per far riferimento a qualsiasi tipo di comportamento e discriminazione anti-LGBTQ. Dentro questo concetto, si distinguono termini più specifici, come la bifobia (che discrimina le persone bisessuali) e la transfobia (che discrimina le persone transgender e di genere non conforme).
L’omofobia è ovunque. Ogni persona queer ne ha sperimentata una qualche forma, dall’aver ricevuto frasi come “sei troppo gay” all’essere direttamente vittima di violenza fisica. Esistono diversi tipi di omofobia, come l’omofobia interiorizzata, interpersonale, istituzionale e culturale.
Tutte le forme di omofobia collaborano tra loro, rafforzando e perpetuando le convinzioni anti-LGBTQ. L’omofobia interiorizzata si verifica quando una persona queer interiorizza idee anti-LGBTQ, come ad esempio che essere gay è peccato, o che rende inferiori. Questo può portare a sentimenti estremi di annichilimento, paura di uscire allo scoperto e depressione.
L’omofobia interpersonale si verifica quando una persona esprime sentimenti omofobi nei confronti di qualcuno attraverso la violenza verbale o fisica, tra cui insulti, emarginazione dal gruppo degli amici, abusi fisici o bullismo. Può provenire da colleghi, insegnanti, familiari e persino amici.
L’omofobia istituzionale è l’omofobia insegnata o perpetuata da istituzioni come scuole, istituzioni religiose, imprese e (soprattutto) governi. L’omofobia istituzionale viene utilizzata per discriminare attivamente la comunità LGBTQ attraverso leggi, regolamenti e finanziamenti. Queste diverse istituzioni lavorano insieme per creare una cultura che accetta, promuove e impone l’omofobia.
L’omofobia culturale è l’insieme di consuetudini sociali non scritte le quali affermano che l’eterosessualità è normale o corretta, e che l’omosessualità è sbagliata o immorale, perché si discosta dalla norma. L’omofobia culturale è perpetuata attraverso i mass media (come per esempio la maggior parte degli show televisivi e dei libri, dove i protagonisti sono spesso cisgender ed eterosessuali), e azioni individuali (come usare “gay” o “lesbica” per insultare le persone, o presumere automaticamente che tutti siano eterosessuali e cisgender).
Queste diverse forme di omofobia contribuiscono tutte all’emarginazione delle persone LGBTQ. I giovani LGBTQ spesso subiscono queste forme di oppressione tra loro collegate, senza capire che per nessuna di queste azioni hanno in qualche modo alcuna colpa.
Sfatiamo il mito: Le parole hanno un valore, quindi pensate prima di parlare! Gli insulti omofobici alimentano il ciclo della violenza e promuovono atteggiamenti anti-LGBTQ. Se sentite queste frasi, intervenite!
“È troppo gay.”
Usare parole come “gay” per insultare le persone è un esempio di omofobia. Fomenta il messaggio omofobo che essere gay è un male, e che chiamare qualcuno gay è un insulto alla sua persona.
“Usa il tuo gaydar.”
Non si può distinguere la sessualità di una persona dal suo aspetto. Dare per scontato che chiunque, persone queer comprese, riesca a capire se una persona è omosessuale solo per via del suo aspetto, perpetua l’idea che le persone queer siano “altro”, o che siano sostanzialmente diverse dalle persone “normali” (cioè eterosessuali).
“No homo.”
Questa espressione viene spesso usata da chi vuol far sapere agli altri di non essere queer quando vengono rivolti apprezzamenti a persone del proprio sesso, altrimenti si potrebbe pensare male. Wow. In primo luogo, è l’ora di estirpare l’idea che essere omosessuale sia una cosa negativa o svilente. Questa frase va per la maggiore tra quei ragazzi a cui viene insegnato che esternare le emozioni sia una caratteristica prettamente femminile, e che la femminilità equivale alla debolezza. In secondo luogo, è giunta l’ora di superare l’idea che fare un complimento sia necessariamente segnale di un interesse sessuale.
“È solo una fase.”
Frasi come questa minano l’autonomia di una persona. Per me, una fase sono stati i miei capelli rosa, mentre essere queer non è mai stato una fase. Molte persone queer vivono periodi di incertezza su quali siano le parole che meglio esprimono i loro sentimenti, e questo accade principalmente perché dobbiamo disimparare l’omofobia interiorizzata.
“Voglio solo che tu sia normale.”
Ho sentito molte persone queer parlare di quanto i genitori erano preoccupati perché non avrebbero avuto una vita “normale” a causa della loro sessualità. Essere gay, bisessuali o asessuali è normale! Considerare l’eterosessualità come “normale” o “corretta” è pericoloso e scorretto. Sono idee omofobe, fomentate da una cultura omofoba che sostiene punti di vista omofobi.
“Ora che sei gay…”
Questa frase non ha senso, perché una persona non diventa omosessuale all’improvviso, da un giorno all’altro. Quando qualcuno fa coming out, non si trasforma in una persona nuova. È sempre la stessa persona, ma con una comprensione più chiara della propria identità.
* Amanda vive in Indiana con la sua famiglia di felini e di libri, che cresce continuamente. È da poco laureata in studi sulle donne e in inglese, e spera di utilizzare le sue conoscenze e le sue capacità per distruggere il patriarcato, o perlomeno per creare maggiori spazi di comunicazione e attivismo. Tra gli hobby di Amanda troviamo l’attività non troppo regolare di blogger, il lavoro con organizzazioni nonprofit, leggere e rileggere Harry Potter e occuparsi delle cose.
Testo originale: Defining: Homophobia