Cristiani e omosessuali, il tempo del silenzio è finito. Il Rapporto 2010 sugli omocredenti italiani
Articolo di Sara De Carli tratto dal Settimanale Vita del 27 Marzo 2010
Sono più di 500 in Italia gli omosessuali aderenti a un gruppo che si qualifica come “credente”. La Chiesa chiede ancora discrezione, ma i numeri crescono. E la fede a loro interessa molto più dell’attivismo, che non è la loro cifra.
Qualunque sia la bandiera in causa. Gli omosessuali credenti riuniti in associazione preferiscono la contemplazione all’azione, che si tratti di scendere in piazza con il movimento glbt o di impegnarsi in parrocchia.
C’è un pò di tutto. Ma l’81% degli aderenti è cattolico. E dimostrano come essere omosessuali e cattolici non è impossibile: i praticanti, anzi, arrivano al 52%: una volta e mezza la media italiana.
Tuttavia i contorni del rapporto fra Chiesa e gay restano ambivalenti: solo il 15% dei gruppi è guidato da un prete. Per il resto il sacerdote o non c’è, o è un semplice partecipante, per lo più occasionale e a titolo personale. D’altra parte solo il 19% dei gruppi è interessato a collaborare con le parrocchie.
Nata nei primi anni 80 a Torino, questa realtà associativa si è diffusa in tutta Italia con un boom nell’ultimo decennio (+ 57%) e un ritmo di crescita annuo del 7%. Poche le donne: solo il 16%.
L’età media è di 40 anni, ma si dai 25 ai 70. Ogni gruppo ha la sua: “le persone invecchiano nei gruppi, le nuove energie tendono a costituirne di nuovi” dice Gianni Geraci presidente del gruppo milanese Il Guado. “E’ una differenza di stile del ritrovarsi, non di filosofia.
Dietro i nostri gruppi non c’è un progetto di militanza, ma di crescita personale”. Lo confermano le definizioni dello scopo del gruppo: al primo posto c’è lo scambio di esperienze e la riflessione su fede e omosessualità. Seguono il pregare insieme e fare amicizia. La lotta dell’omofobia all’interno della Chiesa interessa un gruppo su due, il coordinarsi col movimento glbt il 38%.
“Di sacerdoti che ci seguono alla luce del sole ce n’è uno solo, a Catania” dice Geraci. “Molti ci guardano con simpatia, più della metà dei gruppi ha sede presso parrocchie o gruppi religiosi, ma la raccomandazione è spesso quella di essere discreti”.
Cioè si fa ma non si dice. Altrimenti finisce come col coro gay di Bologna, che provava in parrocchia, ma quando è uscito sulla stampa è stato costretto ad emigrare.
“Nella comunità credente c’è accoglienza. Speriamo che cambi qualcosa anche nelle istituzioni” spera Geraci. Intanto il vescovo di Cremona ha voluto, primo in Italia, un gruppo diocesano inserito pienamente nella pastorale diocesana ordinaria.
Il primo forum di omosessuali credenti
L’idea del rapporto è dei volontari del portale gionata.org ed è uno spazio in cui confrontarsi sulla fatica dell’essere credenti e omosessuali: è online dal 2007. Adesso il report è stato presentato il 28 marzo ad Albano Laziale nel corso del primo Forum Italiano di omosessuali credenti. I gruppi mappati in Italia sono 26 e per il 60% hanno sede al nord. Un gruppo è a maggioranza valdese.
Il Forum di Albano è un nuovo tentativo di incontro dopo il fallimento del Coordinamento dei gruppi omosessuali cristiani, chiuso nel 2004. Lo scopo è quello di coordinarsi su iniziative comuni senza perdere la peculiarità delle singole identità, unendo la dimensione dell’attivismo a quella della riflessione su fede e omosessualità.