Cristiani LGBT come conciliate la vostra fede con la vostra identità sessuale?
Articolo di Anna Flörchinger pubblicato sul magazine online Jetzt (Germania) il 17 dicembre 2021, liberamente tradotto da Gabriella Di Tullio
Cari cristiani omosessuali, in Sex and the City 2 quando Carry Bradshaw porta all’altare il suo migliore amico gay, Standford, segue una toccante scena di matrimonio. Sì, è kitsch, e lo è soprattutto perché mostra un matrimonio queer. E questo nonostante il film sia uscito nel 2010, un anno in cui il matrimonio di una coppia gay o lesbica in Germania era impensabile.
Oggi, undici anni dopo, le persone omosessuali in Germania possono almeno sposarsi con rito civile. Tuttavia, per la maggior parte delle coppie gay e lesbiche tedesche, un matrimonio religioso è tuttora un’utopia, almeno per tutti coloro che non sono protestanti.
È vero che la comunità cattolica, nella primavera del 2021, ha discusso sulla possibilità di poter almeno benedire le persone omosessuali, ma alla fine è stato deciso che il Papa, se pure appoggia l’equiparazione giuridica delle coppie dello stesso sesso, tuttavia rifiuta la benedizione, e anche altre comunità cristiane, come quella ortodossa, escludono le persone queer dal matrimonio.
Come vi sentite voi, omosessuali credenti? Quanto vi danno fastidio frasi nella Bibbia come “Non giacerai con un uomo come si fa con una donna: è abominio” (Levitico 18:22)? Il fatto che le persone queer vengono trattate diversamente? Solo pochi mesi fa, a Monaco, un giovane seminarista è stato cacciato dal seminario dopo aver postato su Instagram una foto con un principe azzurro gay.
Sì, ci sono movimenti riformatori nella Chiesa, ci sono coppie omosessuali che vengono benedette, tuttavia il messaggio dall’alto è chiaro: abbiamo difficoltà con voi e la vostra sessualità, e questo dev’essere proprio difficile, no?
Riuscite a conciliare la vostra identità sessuale con la vostra fede? E se sì, come fate? Che cosa vi dà la forza e la fiducia in un Dio e in una comunità che ufficialmente vi rifiutano? La fede forse rimanda di molto il vostro coming out, perché voi protestate molto di più rispetto ai non credenti? Mancano modelli a cui potete fare riferimento, oppure la religione e la sessualità sono cose talmente intime che non ne avete assolutamente bisogno? Raccontateci.
I vostri etero non queer
La risposta di una lesbica cristiana
Cari etero, sono una cristiana lesbica, che non fa parte di una comunità evangelica aperta. Questo, in passato, è stato dannatamente difficile. Ora ho venticinque anni, e sono abbastanza in pace con Dio e con me stessa. Per arrivare fino a qui, ho compiuto un lungo cammino.
Solo all’età di ventun anni ho ammesso di essere lesbica. C’è voluto molto tempo per accettarmi. Danre la colpa solo al mio background religioso, tuttavia, sarebbe scorretto. Quando andavo a scuola, definire qualcuno gay era l’insulto più comune, e l’unica ragazza della mia scuola a dichiararsi lesbica è stata oggetto di infinite chiacchiere.
Il fatto che Standford sia stato inserito nel cast di Sex and the City 2, con tutti i cliché omosessuali che il mondo occidentale conosce, è stato utile, ma non più di tanto.
È chiaro che anche la mia religione ha avuto un ruolo determinante: sono cresciuta come cristiana ortodossa. Non faccio parte di una comunità che mi possa limitare. Ogni tanto vado in chiesa e credo in Dio. Eppure, io per prima mi sono colpevolizzata quando mi sono accorta che non mi piacevano i ragazzi. La mia sessualità è forse una prova di fede, voluta da Dio? Un test? E perché poi sono stata scelta proprio io? Mi sono venute in mente queste domande. In questa fase, mi sono fortemente allontanata dalla fede.
Per me poi era molto importante distinguere tra la Chiesa come istituzione e Dio. Le regole della Chiesa sono stabilite dall’uomo. Il fatto che gli omosessuali cattolici non possano sposarsi in chiesa, è una regola stabilita dall’uomo. Voglio che questo sia chiaro una volta per tutte.
Ovviamente nella Bibbia ci sono frasi che discriminano e sminuiscono le persone queer, ma i cristiani si attengono a ogni versetto dell’Antico Testamento? La maggior parte di loro, ad esempio, mangia qualsiasi tipo di pesce, anche se nell’Antico Testamento sta scritto che non bisogna mangiare crostacei. Nessuno vede un gamberetto come fosse un peccato.
A vederlo così, è stato comunque un processo lungo. Separare Dio dall’istituzione è facile a dirsi, ma è difficile se si è cresciuti all’interno di una tradizione. Dopo il mio coming out interiore, spesso mi sono domandata: Perché Dio dovrebbe volere che soffriamo per qualcosa che non possiamo modificare? Se l’amore non fa del male a nessuno, perché dovrebbe essere qualcosa di brutto? In fondo non sono l’unica donna ad amare le altre donne. Dio forse mette alla prova ognuna di noi?
Ancora oggi, quattro anni dopo, determinate cose mi riescono difficili, ho paura di andare a confessarmi, perché un prete potrebbe dirmi che non accetta la mia sessualità. Non voglio andare in chiesa e sentirmi “sbagliata”.
Perciò spesso ho paura di dichiararmi lesbica davanti ai preti. Non ho mai visto una coppia omosessuale in chiesa. Non so come le persone queer credenti affrontino tutte le ambivalenze che ho citato.
Da questo punto di vista mi sento spesso sola, e mi mancano dei modelli. Mi é stato molto d’aiuto il libro Her name in the sky (Il suo nome nel cielo) di Kelly Quindlen. Il romanzo ha come protagonista una donna cattolica e queer, ma non fa uso dei vari cliché lesbici. Nonostante non abbia mai visto entrare in chiesa due donne mano nella mano, mi aiuta sapere che anche altre persone si sentono come mi sento io, che non sono l’unica lesbica cristiana.
Ho anche un’altra paura, quella di “dichiararmi” credente proprio davanti alla comunità queer, o davanti ai non credenti della mia età. Molte persone queer non riescono a capire come io possa credere, visto che i credenti seminano tanta zizzania contro di noi. In passato ho incontrato solo una ragazza lesbica che era credente; di solito, i membri della comunità LGBTQ+ sottolineano il loro essere atei, per questo non parlo mai apertamente della mia fede.
Nel frattempo, ho fatto coming out con alcuni miei famigliari credenti. Alcuni di loro hanno dovuto abituarsi al pensiero che io fossi lesbica. Non oso chiedere se questo sia dovuto a motivi religiosi. Non voglio assolutamente fare coming out con altri miei parenti, perché credo che il divario generazionale sia troppo grande.
Non riesco a immaginare di staccarmi dalla mia fede. Mi dà sostegno, e posso sempre rivolgermi a qualcuno, dentro di me. Quando qualcuno a cui voglio bene sta male, mi aiuta molto pregare, così, nei momenti difficili, mi sento meno sola. La fede mi offre molto in cambio.
Nel frattempo ho fatto i conti con gli ambienti ecclesiastici, tendenzialmente omofobi. Non mi sento sbagliata quando sto in chiesa, e anche se fosse così, non credo ci sia bisogno di un luogo specifico per essere vicini a Dio.
Testo originale: Gläubige Homosexuelle, wie vereinbart ihr euren Glauben mit eurer sexuellen Identität?