Croce contro arcobaleno: il gioco ipocrita di contrapporre le sofferenze
Articolo di Julia Grimm*, pubblicato sul portale cattolico katholisch.de (Germania) il 4 luglio 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Bandiera vaticana al posto di quella arcobaleno? No alla bandiera arcobaleno sul Reichstag in occasione del Christopher Street Day (la parata dal pride a Berlino).
È questa la decisione presa dalla presidente del Bundestag, Julia Klöckner (Unione Cristiano-Democratica – CDU), motivata con queste parole: “Allora dovrei issare anche la bandiera vaticana, almeno una volta all’anno”.
Klöckner ha fatto riferimento al gran numero di cristiani perseguitati nel mondo. Secondo il rapporto della fondazione cristiana Kirche in Not (“Aiuto alla Chiesa che soffre”), la situazione delle persone cristiane perseguitate è peggiorata in tutto il mondo.
Non si tratta davvero delle persone
In effetti, la sorte delle persone cristiane perseguitate merita attenzione. In questo senso, è apprezzabile che la presidente del Bundestag richiami l’attenzione sulla loro situazione precaria. Ma a cosa porta questo richiamo? Il suo intervento porterà forse a un’intensificazione degli sforzi diplomatici e umanitari per contrastare questa ingiustizia?
Sarà riesaminata, ad esempio, la situazione del 2021, quando i Talebani hanno preso il potere in Afghanistan, che nel rapporto Open Doors 2022 veniva indicato come il Paese in cui le persone cristiane erano maggiormente perseguitate per la loro fede? La Germania ha offerto un aiuto e canali di fuga sufficienti in quell’occasione?
La risposta più probabile è: no. Questo è quanto emerge almeno se si considera che lo stesso partito di Klöckner, la CDU, ha duramente criticato nel febbraio di quest’anno un volo charter del programma federale di accoglienza riservato a “persone particolarmente a rischio” provenienti dall’Afghanistan. E ciò senza considerare se tra queste ci fossero o meno cristiani perseguitati.
Julia Klöckner non ha preso parte direttamente a questa critica, ma appartiene allo stesso partito che si è opposto a misure concrete di protezione, smentendo nei fatti la propria dichiarata volontà di solidarietà.
In questo contesto, l’argomento delle persecuzioni contro i cristiani usato per giustificare il rifiuto della bandiera arcobaleno appare debole, privo di conseguenze politiche concrete e poco credibile se davvero si trattasse di preoccuparsi delle persone.
Il dolore degli uni non giustifica l’oscuramento del dolore degli altri
A prescindere dal fatto che il simbolo unificante del cristianesimo non è la bandiera vaticana, ma la croce – simbolo che è già presente nel Bundestag – si pone una questione più profonda: anche se Klöckner avesse davvero voluto fare un discorso sui simboli religiosi, la bandiera vaticana non sarebbe comunque paragonabile a quella arcobaleno.
Usare la sofferenza delle persone cristiane perseguitate come argomento politico per negare visibilità alle persone queer è un’inversione di senso che riduce una questione seria a una manovra ideologica. La presidente del Bundestag finisce per strumentalizzare il dolore di un gruppo per oscurare la visibilità di un altro, contrapponendo due gruppi emarginati a livello globale.
Indipendentemente da ciò che si pensa della comunità LGBTQIA+ e delle parate del Pride, è un dato di fatto che le persone queer continuano a subire discriminazioni. È proprio su questo che il Christopher Street Day cerca di richiamare l’attenzione. Secondo l’Ufficio federale contro la discriminazione, una larga parte della popolazione tedesca ne è consapevole e sostiene anche le diverse forme di vita queer.
Rimane dunque senza risposta una domanda semplice ma fondamentale: perché mai questi due gruppi non potrebbero ricevere entrambi l’attenzione che meritano?
*Julia Grimm è redattrice social media presso il portale cattolico tedesco katholisch.de.
Testo originale: Julia Klöckner spielt Symbolik gegen Sichtbarkeit aus