Da Nuova Proposta: “Lettera aperta alla Chiesa Cattolica sulle parole di monsignor Rigon’
Lettera aperta del gruppo Nuova Proposta di Roma del 21 febbraio 2011
I rappresentanti dell’Istituzione Chiesa, invece di pronunciare parole anti-scientifiche e soprattutto poco evangeliche, rivolgano i loro sforzi ad aiutare i giovani omosessuali a riconoscere il loro autentico orientamento affettivo e ad integrarlo con gioia e amore nella propria identità per avviarsi sia a scegliere un progetto di vita in sintonia con la loro affettività rivolta verso persone dello stesso sesso sia a integrarsi pienamente e in maniera riconciliata con le proprie comunità e i propri cammini di Fede.
Noi di “Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani”, rimaniamo sconcertati nel leggere le parole di monsignor Rigon, Vicario Giudiziale della diocesi di Genova, in cui afferma che:
“Non si nasce omosessuali. La nascita dell’omosessuale è rarissima, nel senso di disfunzione ormonale o fisica. Quindi, dal momento che l’omosessualità è indotta, bisogna prenderla dall’inizio, perché così si può superare, attraverso la psicoterapia”.
Siamo una volta ancora increduli di fronte al modo discriminatorio, e violento nella sua disinformazione, in cui l’omosessualità, vissuta da milioni di persone nel nostro paese, viene affrontata da una persona di Chiesa, da un ministro del Signore Gesù.
Anche in questo caso, come spesso abbiamo fatto nel passato di fronte a dichiarazioni improprie sulla questione, il nostro pensiero e la nostra preoccupazione sono principalmente rivolti ai tanti giovani e adolescenti che si scoprono omosessuali e che, invece di ascoltare parole sbagliate, anti-scientifiche e soprattutto poco evangeliche, andrebbero aiutati a riconoscere il loro autentico orientamento sessuale, a integrarlo con gioia e amore nella propria identità per avviarsi a scegliere un progetto di vita, di coppia e di famiglia in sintonia con la loro affettività rivolta verso persone dello stesso sesso.
Questo eviterebbe matrimoni eterosessuali basati sulla menzogna e su una falsa identità che, purtroppo, le parole e le idee di monsignor Rigon, lungi dal limitare, spingono a perpetuare.
Queste pesanti affermazioni ci spingono a ribadire con forza che:
* l’omosessualità da molti anni, nelle società occidentali, non è considerata una malattia e di conseguenza nessun medico o psicoterapeuta può diagnosticare l’omosessualità come un disturbo.
* Poiché l’omosessualità non è ritenuto un disturbo mentale, ma una “variante” della sessualità umana, nemmeno si può pensare di poterla curare con una psicoterapia.
* Le terapie cosiddette “riparative”, che pretendono di mutare l’orientamento di una persona omosessuale in eterosessuale, sono condannate da diversi pronunciamenti dell’ Apa (Associazione Americana degli Psicologi), che detiene un ruolo guida nello stilare le linee di riferimento per tutta la psicologia e la psicoterapia del mondo occidentale, e degli ordini nazionale e regionali degli psicologi italiani.
* Recenti indagini hanno riscontrato che il tasso di omofobia interiorizzata è più presente nelle persone credenti, cristiane e cattoliche in cui alla paura dello stigma sociale si aggiunge il timore di non essere amati da Dio, di vivere in grave peccato mortale e di poter essere per il proprio orientamento giudicati e allontanati dalla propria Comunità.
* Negli Stati Uniti, dove le terapie “riparative” sono nate, sono stati documentati i danni gravi che hanno causato a molte persone abbagliate dall’illusione di ritornare “normali”. Il tasso di successo “terapeutico&qu ot; (se così lo vogliamo chiamare) è quasi nullo e spesso produce gravi dissociazioni e disturbi mentali.
Su tutti questi punti monsignor Rigon non solo si discosta clamorosamente dal pensiero condiviso della comunità scientifica internazionale, ma si assume la responsabilità di affermazioni che possono instillare l’idea che l’omosessualità sia qualcosa di sbagliato, peccaminoso e patologico.
Ciò può scavare dentro l’animo di tante persone, soprattutto giovani omosessuali, un auto-giudizio severo che spesso induce disturbi psichici e talvolta spinge perfino al suicidio.
Ricordiamo a monsignor Rigon, e ad ogni pastore della Chiesa, che “di tutte le menzogne, nessuna è più terribile e più devastante di quella che afferma che il nostro amore è malato, perverso e può solo portare danno e degrado a coloro verso i quali vorremmo aprirci” (J. Alison).
Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani di Roma
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