Da Trento riflessioni Utopiche di una cristiana che non vuole smettere di sperare
Gli amici di “Gionata” mi chiedono una testimonianza, come appartenente al gruppo “Ressa” – spiritualità GLBTQ di Trento.
Innanzitutto, li ringrazio e ringrazio tutti coloro che si impegnano per dare voce e spazio alle lesbiche, ai gay, ai trans e tutti coloro che navigano nel grande mare delle identità sessuali. Dico subito che faccio fatica a riconoscermi in uno stereotipo affettivo, come se una parola bastasse per identificare le dinamiche sentimentali e sessuali di una persona.
Non basta essere persone, bisogna sottotitolarsi, mettersi in contrapposizione, dentro o fuori, giusto o sbagliato, buon cattolico, pessimo evangelico…la vita diventa un continuo misurarsi con modelli, cliché, ordini morali.
Come disse il buon Scalfaro anni fa: IO NON CI STO! e spero che anche voi non ci stiate, forse proprio per questo siete in questi giorni riuniti ad Albano Laziale, forse per questo siete attivi nei vari gruppi di spiritualità presenti in Italia e forse per questo fate le vostre piccole e grandi battaglie.
Essere credenti, cristiani come di altre fedi, non significa essere passivi. Credere come lottare sono verbi “attivi”, cosa che non necessariamente implica violenza, ma grande consapevolezza e fermezza nel proprio colloquiare con chi non capisce, non conosce, non vede questa varia umanità.
In questi anni in cui ho partecipato al gruppo Ressa ho ben capito che partecipare è il primo segno per “esistere” e non solo sopravvivere. Trovare uno spazio di confronto e di aperta testimonianza, di conciliazione tra fede e amore diverso.
IO VOGLIO UN MONDO CHE MI ASSOMIGLI e che non mi chieda per forza di adeguarmi a modelli rigidi e stantii, di famiglia, di procreazione, di coppia, di amore perché NESSUNO HA IL DIRITTO DI DIRMI CHI SONO e tanto meno quale deve essere la strada obbligatoria per la mia piena realizzazione come persona.
Vorrei subito sfatare ogni dubbio: io non condivido l’impostazione di chi aspetta il consenso dall’alto per dirsi degno di vivere pienamente la propria vita. IO NON CHIEDO IL PERMESSO DI ESSERE ME STESSA. Spesso i gruppi credenti-omosessuali hanno dato di loro una visione remissiva, assoggettata a certe dinamiche di commiserazione e sottomissione alla politica del “riconoscimento dall’alto”.
No, amici, vi invito con tutto il cuore a non cadere in questa trappola.
Se ho imparato qualcosa in questi anni di crescita e di condivisione di gruppo, è che IL PASTORE CHE SI FA PADRONE ha già smentito nei fatti la parola del Vangelo e di qualunque altro messaggio umanizzante e spirituale. Soffro profondamente perché la Chiesa in cui sono stata battezzata e cresciuta nella fede, nega a migliaia e migliaia di persone il valore e la libertà di essere se stessi.
Non solo perché omosessuali, ma anche perché divorziati, preti innamorati e via dicendo… Questa Chiesa io la disconosco, va CONTRO IL VANGELO e non è possibile scendere a patti con chi nega in maniera così evidente l’amore, confondendolo con il conformismo (non l’uomo per il sabato, ma il sabato per l’uomo).
Prego perché anche il Vaticano esca da questa logica che renderà la chiesa cattolica (ossia universale) una mera setta autoreferenziale, soggiogata da medievalismi culturali e paure ancestrali. Ringrazio quindi la testimonianza di quelle chiese cristiane, che negli anni ho conosciuto, per la loro apertura e modernità antropologica. Esse sono stimolo non solo per i loro fedeli, ma anche per i fratelli in Cristo che ancora navigano nelle tenebre.
Va ricordato che anche molte chiese protestanti, oltre che ortodosse e frange anglicane (per non parlare del mondo islamico e dell’ebraismo ultra-ortodosso) sono come i vertici cattolici o peggio, ben lontane dal riconoscimento di pari dignità dell’amore omosessuale e delle affettività dissimili dall’eterosessualità normata nel matrimonio. Non solo da noi c’è una grande ombra malsana, preghiamo quindi che anche altrove, ovunque nel mondo e nelle religioni, si arrivi a imparare l’amore, perché di questo stiamo parlando.
E di questo discutiamo nel nostro gruppo trentino, che dal 2004 cerca di coinvolgere quanti si riconoscono nella ricerca spirituale (in modo a-confessionale) e sperimentano nella propria esperienza affettiva vie diverse di amore.
Abbiamo incontrato negli anni molti gruppi e varie realtà associazionistiche con le quali abbiamo condiviso parte del cammino e “spezzato assieme il pane”.
Ultimamente al nostro gruppo partecipa anche una mamma col figlio poco più che adolescente e omosessuale, incuriosita e interessata ad un percorso di crescita e di consapevolezza, un po’ più stimolante intellettualmente e spiritualmente delle discoteche e dei soliti luoghi di incontro per gay. Questo non può che stimolarci a continuare a restare saldi nell’impegno che ci siamo prefissi.
Il nostro gruppo non è un gruppo politico e non ha finalità di “auto-mutuo-aiuto”, non siamo convinti di cambiare il mondo mettendoci a fare barricate sotto il palazzo della curia di Trento, testimoniamo piuttosto nella semplicità la nostra esperienza di vita, confrontandoci tra noi e cercando spazi positivi di riflessione. E forse questo è il modo più autentico di essere civilmente attivi.
La rete che negli anni si sta formando tra i gruppi di credenti-omosessuali è altrettanto un segno di speranza e vittoria della luce sulle tenebre. NON ABBIAMO PAURA DI COLTIVARE LA SPERANZA, il mondo è spesso un pessimo ambiente per le cose belle e positive, ma ci sono giardini speciali da custodire e tenere verdi, per noi e per chi vi entrerà anche solo per curiosare un momento o sedersi a riprendere fiato.
Teniamo aperti i nostri cuori, teniamo aperte le nostre menti al cambiamento, le nostre braccia all’accoglienza e trasformeremo, se non il mondo, il nostro vicinato!
un abbraccio a tutti e AVANTI TUTTA!