‘Dai loro frutti li riconoscerete’ (Mt 7,16). L’inedito cammino dei gruppi di cristiani omosessuali nelle diocesi italiane
Riflessioni di Innocenzo Pontillo tratte da Adista – Segni nuovi n.87 del 13 Novembre 2010, p.7
Sono passati trent’anni dal giugno 1980 quando a Prali (TO), presso il Centro ecumenico di Agape, si tenne il primo campo su ‘Fede e omosessualità’.
Lì iniziò il cammino dei gruppi di cristiani omosessuali italiani, che prosegue sempre più proficuo, accompagnando tante donne e uomini credenti che non si sentono accolti dalla loro Chiesa.
In questi trent’anni sono cambiate tante cose, nella società e nella chiesa locale italiana, anche se purtroppo abbiamo assistito ad una sostanziale involuzione del Magistero della Chiesa cattolica sulla questione omosessuale.
Tuttavia qualcosa di nuovo c’è all’orizzonte, specialmente nelle diocesi italiane in cui l’esperienza dei gruppi di cristiani omosessuali si è radicata e ha trovato ascolto ed attenzione.
È il caso di Torino dove in seguito ad un’esperienza biennale d’incontro tra due sacerdoti, su mandato dall’Arcivescovo, e i membri del Gruppo di Lavoro “Fede e Omosessualità”, costituitosi in occasione del TorinoPride2006, l’Ufficio per la Pastorale della Famiglia dell’arcidiocesi torinese ha redatto e diffuso un sussidio pastorale intitolato Fede e omosessualità. Assistenza pastorale e accompagnamento spirituale (editrice Effeta, 2009).
Un testo interessante perché scritto non sulle persone omosessuali ma con loro perché, come ricorda il card. Severino Poletto nella prefazione al testo, “è ormai il momento di affrontare anche questo nodo, del tutto particolare, nelle nostre parrocchie e comunità, sia perché queste persone hanno il diritto di essere aiutate, sia perché è con i fatti che dimostriamo di essere Chiesa che si fa davvero germe di unità e di salvezza per tutto il genere umano …”.
Molto diverso è il cammino iniziato a Cremona, nel 2005, quando alcune persone omosessuali espressero al Vescovo il “desiderio di stare nella Chiesa e di permettere ad altri di non passare per il calvario di emarginazione e di rottura che avevano vissuto” nella loro comunità ecclesiale. Così nel dicembre 2007, nasce sotto l’egida di mons. Lafranconi, l’esperienza di Alle querce di Mamre, il gruppo della Diocesi di Cremona per l’accompagnamento pastorale delle persone omosessuali.
A Parma, invece, il recente incontro di mons. Enrico Solmi, Vescovo di Parma e responsabile della Commissione episcopale per la Famiglia e la Vita della CEI, con il gruppo di cristiani omosessuali di Parma (nato nel 1998), ha ridato nuovo impulso alla pastorale per le persone omosessuali, iniziata per la prima volta in Italia proprio nella diocesi parmense. “Segno non solo della sensibilità personale di mons. Solmi”, come ha ribadito il settimanale diocesano, ma soprattutto “un richiamo chiaro a non discriminare nessuno”.
Ma accanto a queste iniziative tangibili lanciate da alcuni vescovi italiani cresce sempre più l’accoglienza ‘inclusiva” dei cristiani omosessuali anche nelle comunità parrocchiali italiane che ospitano, sempre più spesso al loro interno, i gruppi di credenti omosessuali della loro città, come succede da anni a Catania, Bologna, Padova e da alcuni anni anche a Milano, Palermo e a Firenze dove, un membro del consiglio pastorale parrocchiale, ricordava recentemente che “solo dopo aver incontrato in parrocchia gli omosessuali cristiani del gruppo Kairòs di Firenze ho saputo dare un nome e un volto a quella che era, per me, solo una categoria sociale.
Ecco perché credo sia importante, per una comunità parrocchiale, accogliere un gruppo di cristiani omosessuali, perché solo confrontandosi con loro si possono abbattere tanti inutili pregiudizi”.
Il cammino dei gruppi di cristiani omosessuali nelle comunità parrocchiali è ancora recente in Italia, ma è già ben radicato in numerose realtà cattoliche americane ed europee, i cui “frutti” speriamo possano servire da lievito per tutta la chiesa.