Dal Forum 2012. Cosa accade quando i gay bussano alle porte delle chiese
Articolo di Delia Vaccarello tratto da L’Unità del 26 marzo 2012, p.36
A che punto è il dialogo tra i gruppi di cristiani omosessuali e le chiese? Il forum (ndr dei Cristiani Omosessuali Italiani) che si terrà nel prossimo week end ad Albano Lazio ne offre la misura. Un questionario diffuso tra i gruppi dice che il 65 per cento (ndr dei gruppi di cristiani omosessuali italiani) ha incontrato il pastore della diocesi per presentarsi e creare un contatto.
Il 42 per cento ha provato a dialogare con le parrocchie, trovando nel 22 per cento dei casi ospitalità ed accoglienza. Il rifiuto degli omosessuali cristiani non è più una norma assoluta, qualcosa ha fatto breccia nel muro di chiusura delle chiese.
Non sembrano del tutto isolate le frasi del cardinal Martini presenti in un libro del 2008, Conversazioni notturne a Gerusalemme, che anticipa le ultimissime aperture: “Nel rapporto con l’omosessualità, nella Chiesa dobbiamo rimproverarci di essere spesso stati insensibili. Penso a un giovane che si sforzava di comprendere il proprio orientamento sessuale. Era in grande difficoltà. Non poteva parlarne con nessuno perche si vergognava. Sentiva che se avesse confessato le sue tendenze omosessuali sarebbe stato emarginato. Questo giovane si è ammalato perché non lo abbiamo aiutato”.
Quanti sono i credenti che lottano per non essere emarginati? Non pochi. Hanno risposto al questionario diffuso dagli organizzatori del forum, proprio per tastare il grado del dialogo in atto, 23gruppi di cristiani omosessuali italiani sui 28 attivi, pari a circa l’80 per cento. In totale 482 persone, di cui 407 uomini (84%) e 75 donne (16%). La metà dei gruppi si riunisce all’interno di strutture della chiesa cattolica (parrocchie, locali diocesani, ordini religiosi). Non si tratta di presenze “nascoste”. Nel sessanta per cento dei casi la comunità è a conoscenza dell’esistenza dei cristiani gay e lesbiche e delle loro attivita. Piu vicini i credenti valdesi, tre su quattro sono aperti nei confronti delle realtà omosessuali.
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Pastorali
L’impegno principale è volto alla ricerca di contatti che servano a smantellare forme di isolamento: ben 20 gruppi su 23 sono impegnati nel dialogo a vari livelli con 13 vescovi o loro delegati, con sacerdoti, religiosi e religiose, teologi e pastori evangelici. I rapporti con le altre associazioni non sono frequenti, qualche episodio e relativo a incontri con “Noi Siamo Chiesa”, “Azione cattolica ” e “Pax Christi”.
Se i contatti con i vescovi ci sono e non sono sporadici, sono poche invece le pastorali. In due realtà la pastorale per le persone omosessuali è in discussione, mentre in 4 casi è praticata in comunità cattoliche (principalmente parrocchie) e in 7 in comunità evangeliche. Le attività interne ai gruppi sono tese all’accoglienza e soprattutto alla crescita individuale, laddove un buon 30 per cento non ha organizzato le veglie pubbliche per le vittime dell’omofobia. La rete dei gruppi abbraccia l’intero paese, da Bari a Trieste, da Torino a Cremona, da Vicenza a Trento, passando per Roma e Milano, i cristiani omosessuali sono una realtà viva e vivace (per un elenco dettagliato vedi www.gionata.org, www. Refo.it) .
L’appuntamento annuale si terrà a partire da venerdì prossimo ad Albano, dove si riuniranno oltre 130 delegati ispirati dal versetto biblico di apertura “Le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate di nuove”.
Workshop, laboratori, momenti di preghiera e un dibattito con il teologo Vito Mancuso. Un momento per trovare le strade utili a costruire dentro la Chiesa una vera apertura. Quella auspicata dal cardinal Martini: “Nella mia cerchia di conoscenze vi sono coppie omosessuali, persone stimate e altruiste. Non mi e mai stato chiesto, né mai mi sarebbe venuto in mente, di giudicarle. La questione e come possiamo affrontare questo argomento”.