Diamo i numeri: le vittime della omotransfobia nel 2024
Riflessioni di Massimo Battaglio del progetto omofobia.org
Il 2024 si conclude con due brutti episodi di omofobia avvenuti i negli ultimi giorni dell’anno, rispettivamente a Torino e a Roma:
Torino, 29/12/2024: All’uscita da una serata gay, due ragazzi sono attorniati da sei energumeni e massacrati di botte. Uno subisce anche il furto dei due cellulari che aveva con sé. I ragazzi, in un video, non parlano di omofobia ma fanno il nome del locale in cui erano andati. E’ chiaro che la matrice è quella.
Roma, 31/12/2024: Sthepano, 26 anni e il fidanzato Matteo, 22, stanno rincasando da una festa di capodanno da amici. Dal primo piano, scendono 10 giovanissimi energumeni che, a suon di insulti omofobi, li massacrano di botte: naso rotto, trauma cranico, lividi vari.
Le vittime registrate sono in tutto 144, meno degli anni precedenti. La media degli ultimi dodici anni è infatti di 156 vittime all’anno. Ribadiamo però, che è meglio: sono meno le vittime registrate. Questo non significa affatto che il fenomeno dell’omofobia sia in calo. Al contrario, forse siamo regrediti ai tempi in cui non si denunciava per paura di ritorsioni o non si poneva attenzione al fenomeno.

Osserviamo ora i dati disgregati per tipi (aggressioni singole, aggressioni di gruppo, omicidi, suicidi, tentati suicidi, altri tipi di atti omofobi). Si conferma il sospetto che la nostra ricerca non abbia raggiungo che una piccola frazione delle persone coinvolte.

Si nota infatti che, nella gran maggioranza dei casi, le vittime hanno subito atti di violenza fisica, che vanno dalle aggressioni alla singola persona (che passano dal 27% medio al 29,2% nel 2024) a quelle plurimi (che crescono di sette punti percentuali rispetto alla media, cioè dal 21,9% al 28,5%). I suicidi tornano alla ribalta. Passano dal 2,9% medio al 4,2%. Al contrario, la percentuale degli atti non fisici, più difficili da rilevare perché richiedono il coinvolgimento della vittima, scendono dal 45,8% al 37,5%. Si evince che solo i fatti innegabilmente più gravi, impossibili da passare sotto silenzio, vengono a galla. Solo gli omicidi calano.
Il medesimo raffronto tra i dati relativi ai 12 anni di ricerca e quelli dell’ultimo anno svolto per generi e identità di genere, conferma ancora una volta i sospetti. Torna infatti a essere largamente maggioritaria la quota delle vittime di sesso maschile. E’ segno che le donne fanno più fatica a denunciare – mentre rimane perfettamente costante la percentuale delle persone con identità sessuale non cisgender.

Bisogna dire che i dati qui esaminati non comprendono ancora quelli che perverranno a giorni dalle diverse case di accoglienza per persone LGBT+ con difficoltà abitative. Essi però arriveranno difficilmente a invertire la tendenza. Infatti, alcuni degli ospiti di questi centri hanno già denunciato pubblicamente i torti subiti prima di approdarvi. Quindi, le loro storie sono già presenti tra quelle fin qui esaminate.
Pare che, nel clima politico che l’Italia sta vivendo, l’omotransfobia non sia più una priorità e quindi non faccia più notizia.
Occorre affinare gli strumenti di ricerca, non tanto sul versante dell’analisi ma su quello della raccolta dei dati e prima ancora, dell’intercettazione delle storie. A questo proposito:
- E’ bene invitare tutti i centri d’ascolto d’Italia (specializzati e non, facenti parte o meno della rete della Tenda di Gionata) a valutare con speciale attenzione qualunque storia in cui ravvisano l’impronta dell’omotransfobia e a comunicarne gli estremi a omofobia.org
- E’ bene risvegliare l’attenzione di tutti gli operatori della politica (Parlamentari, consiglieri regionali, comunali e circoscrizionali) inviando loro una mail come già fatto – molto utilmente – ai tempi della discussione del DDL Zan.
- E’ bene, nei limiti del possibile, individuare almeno due persone per regione che si facciano carico di controllare settimanalmente le cronache locali, solitamente più attente al fenomeno, e ne riferiscano a omofobia.org
Sottolineiamo che, comunque, la nostra ricerca si è spesso rilevata molto utile nella lotta e nel dibattito sull’omotransfobia. Infatti:
- Nell’anno in corso il sottoscritto, ha svolto tre iniziative pubbliche in materia, organizzate da tre diverse amministrazioni comunali, nelle quali ha illustrato proprio la ricerca “Cronache di Ordinaria Omofobia”.
- Nel corso dei dodici anni di ricerca, si sono svolte una ventina di iniziative analoghe, organizzate sia da enti pubblici che da associazioni, sia in presenza, sia in forma di videoconferenza e sia in trasmissioni televisive.
- Nelle Veglie per il superamento della violenza dell’omotrasbifobia, il materiale raccolto è sempre stato fondamentale.