Dio ci protegge e ci da forza (Isaia 49:1-7)
Riflessioni bibliche* di Mary Foulke, Robert Griffin e Angela Bauer-Levesque tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La forza e lo stare nascosto dal nemico sono le immagini evocate da Isaia 49:1-7. Il servo, la nazione israelita, confessa la sua identità: è nata da Dio, chiamata da lui, ricca di doni (nascosti da Dio per proteggerla, versetto 2) e inviata per mostrare forza e illuminazione agli altri. Le immagini della nascita e del corpo si collegano alla spada e alla freccia. Il tema in sottofondo è la restaurazione di coloro che sono stati disprezzati.
Anche il Salmo 39 (40):1-11 evoca immagini di restaurazione e protezione e proclama la fiducia in Dio, in colui il cui amore e la cui lealtà al patto mantengono al sicuro il salmista.
– Può la guerra portare la pace? Può la distruzione costruire? Può la violenza guarire? Perché rispondete in un certo modo a queste domande? Cosa ci dicono le nostre preghiere, la nostra esperienza o la nostra ragione su queste domande?
In 1 Corinzi 1:1-9 l’apostolo Paolo saluta la chiesa di Corinto, la descrive come fedele e la ammonisce ad essere irreprensibile. L’ammonizione di Paolo continua nella lettura di oggi, in cui accusa i membri della comunità di Corinto di ogni sorta di cattiva condotta. Inoltre, la pretesa di Paolo che la chiesa sia irreprensibile è un concetto che continua a funzionare come mezzo di controllo dall’alto.
Chi ha il potere stabilisce che cosa è accettabile, mentre tutti gli altri sono in competizione per la buona condotta. Ciò che collega la lettera di Paolo con le altre letture del giorno è il linguaggio della forza che arriva attraverso la benedizione di Dio, espressa così: “nessun dono di grazia più vi manca” (versetto 7). Le congregazioni di ogni tendenza possono approfondire questo tema e celebrare la pletora di doni al loro interno.
Il vangelo questa settimana passa da Matteo a Giovanni. Giovanni 1:29-42 presenta i dialoghi di Giovanni il Battezzatore con Gesù subito dopo il suo battesimo, e tra Gesù e Andrea e Simone.
Alla luce dei testi che precedono, i quali promettono forza e restaurazione, qui si invita a cambiare nome – una nuova identità, o una nuova comprensione dell’identità attuale. Leggiamo il versetto 42: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”.
Il cambiamento di nome si collega all’invito a “venire e vedere” (versetto 39) e, in seguito, all’invito alla leadership. Gesù invita ad assumere la propria identità in modo pieno e utilizzarla per seguirlo (versetto 43), per compiere l’opera di Dio anche se non ci sentiamo del tutto pronti o a nostro agio.
– Chi o cosa ha contribuito maggiormente nel modellare la vostra identità e la vostra comunità di fede? In che modo seguire Gesù modella la vostra identità o la vostra congregazione? In che modo vivete la vostra identità nel mondo?
Queste dinamiche hanno una profonda risonanza con le dinamiche sociali di molte persone LGBT, chiamate a uscire allo scoperto, vivere come LGBT, utilizzare il dono della propria identità per agire con fedeltà: non è né sicuro né confortevole, ma deve essere fatto.
La nostra preghiera
Dio dai Molti Nomi
aiutaci a onorare e rivendicare la nostra identità in te.
Tu ci conosci più di chiunque altro.
Aiutaci ad essere il nostro vero sé
incarnando te senza colpa, senza vergogna, senza macchia.
Le nostre azioni, ciò che facciamo ci portano in luoghi
in cui ci chiediamo, dov’è Dio?
Dacci il tempo di fermarci
e di sapere che tu sei vicino a noi come il nostro respiro.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Epiphany through Transfiguration Sunday Year A