Dio ti ama così come sei: guida al coming out per persone queer cristiane
Testo tratto dal sito Coming Out for Christian (Stati Uniti). Seconda parte. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Come persona queer sii certo di una cosa: Dio ti ama così come sei. Tu non sei un errore da correggere. Non sei rotto, né peccatore solo perché sei una persona queer.
Dio ti ama. Ti ha formato e modellato nel grembo di tua madre, e si prende cura di te.
Il nostro Padre celeste ama tutte e tutti noi, sia che siamo eterosessuali sia che siamo persone queer, e desidera che entriamo a far parte della sua famiglia attraverso la salvezza in Gesù Cristo.
Ha un progetto e uno scopo per ciascuno di noi. E io spero davvero che tu possa comprendere quanto Dio ti ama proprio così come sei, e che tu possa riposare nella sicurezza delle sue braccia amorevoli.
Partendo da questa base, parliamo un po’ più concretamente del coming out.
È vero, non puoi controllare come reagiranno i tuoi cari o i tuoi genitori quando glielo dirai.
Ma puoi prepararti, fare dei passi per essere pronto nel momento in cui deciderai di uscire allo scoperto. Ecco alcuni suggerimenti che possono esserti utili:
Prenditi del tempo per pregare
Prega Dio di darti forza per affrontare questo passo. Chiedigli di guidarti e accompagnarti.
Prega perché prepari il cuore della persona a cui farai coming out, e perché metta sul tuo cammino – e su quello dei tuoi genitori – persone in grado di aiutare in questo processo.
Prega anche di avere la pazienza necessaria mentre la persona che ami ascolta le tue parole e le elabora.
Cerca di capire i tuoi genitori e anticipa le loro possibili reazioni
Rifletti su come sono i tuoi genitori: come pensano, cosa provano, cosa credono, e che cosa potresti aspettarti da loro.
Io non posso sapere cosa passa per la loro testa, ma tu li conosci meglio di chiunque altro. Posso solo dirti, in generale, che i genitori spesso hanno passato la vita a crescere i loro figli.
Hanno gioito quando hai detto le prime parole o mosso i primi passi. Ti hanno accompagnato a scuola, forse ti hanno aiutato nei compiti.
Hanno riso con te quando eri felice, ti hanno stretto forte quando avevi paura o soffrivi. Hanno condiviso sogni, speranze, aspettative sul tuo futuro.
Durante l’adolescenza (e anche dopo) può esserci stata un po’ di frizione, ma è anche il tempo in cui i genitori iniziano a lasciarti andare, ad affidarti alla vita che Dio ha pensato per te.
Per alcuni genitori questo passaggio è più difficile di altri. E anche quando i figli diventano adulti, le speranze e le aspettative restano. Spesso devono imparare a lasciar andare l’idea che si erano fatti della tua vita, per fare spazio alla realtà che stai costruendo tu.
È molto probabile che i tuoi genitori si siano immaginati un tuo futuro fatto di sicurezza economica, matrimonio, magari una giornata da sogno per le tue nozze… e dei nipotini.
Fare coming out cambia quella visione che si erano costruiti nel cuore. E per loro potrebbe essere molto difficile accettarlo.
In più, potrebbero essere preoccupati di come reagirà la loro chiesa. Potrebbero temere che la tua comunità ecclesiale (o la loro) non ti accetti.
E magari – a torto – potrebbero sentirsi in colpa per il tuo orientamento. Purtroppo c’è chi alimenta questi sensi di colpa, anche nel nome di Cristo.
Potrebbero essere influenzati da idee errate sulle persone queer, diffuse anche da certi ambienti religiosi.
Potrebbero temere che tu sia sessualmente attivo, o preoccuparsi per la tua salute.
Magari avranno paura per la tua salvezza.
E forse avranno timore di confidarsi con qualcuno per paura che la notizia venga diffusa.
Questi timori, quando farai coming out, potrebbero manifestarsi sotto forma di rabbia. Ma la rabbia è spesso una reazione a una paura o a una minaccia percepita.
Perciò, se i tuoi genitori reagiranno con rabbia, prova a guardare oltre quel primo scatto emotivo: potresti scorgere una reale preoccupazione per te.
Anche se la loro prima reazione non sarà quella che speri, ricorda: non sarà per forza la loro ultima parola.
Capire questo può aiutarti a non reagire con rabbia, ma con consapevolezza e pazienza.
Per approfondire le reazioni tipiche dei genitori dopo un coming out, ti consiglio questa brochure di Out Proud Philadelphia: è ben scritta e descrive le fasi che spesso attraversano.
Conosci le diverse posizioni morali che potresti incontrare
È utile conoscere in anticipo le risposte che potresti ricevere.
Le persone queer cristiane, come te, vivono il proprio orientamento e la propria fede in modi diversi.
La Chiesa, purtroppo, non è sempre stata capace di affrontare serenamente questo dialogo, quindi i tuoi genitori potrebbero non avere esempi positivi su come parlarne.
Per favorire il confronto, alcuni siti come Bridges-Across the Divide e il Gay Christian Network hanno elaborato una terminologia utile, con categorie come “Side A”, “Side B”, ecc.
Ecco una sintesi:
Side A: crede che due persone dello stesso sesso possano vivere una relazione sentimentale e sessuale stabile e impegnata, simile a un matrimonio.
Se tu e i tuoi genitori vi trovate su questa linea, il dialogo sarà più facile – anche se è piuttosto raro.
Side B: accetta l’orientamento queer ma ritiene che Dio non voglia relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. Chi segue questo pensiero può vivere il celibato o scegliere una relazione eterosessuale.
Se i tuoi genitori sono su questa posizione e tu no (soprattutto se hai una relazione), potrebbero avere difficoltà ad accettare il tuo partner.
E anche se condividi Side B, potrebbero volerti portare ancora più lontano, verso Side X.
Side C: rappresenta chi non sa esattamente cosa credere o non vuole dichiarare apertamente la propria posizione.
Se sei qui, potresti ricevere pressioni da genitori, amici o dalla chiesa per prendere una posizione netta, anche se non sei pronto.
Side X: ritiene che i desideri verso lo stesso sesso siano sbagliati in sé. Chi aderisce a questa visione cerca di cambiare il proprio orientamento e non si definisce “persona queer”. Spesso si rifà a idee psicologiche superate, come l’idea che l’orientamento derivi da un legame problematico con un genitore, o da esperienze di abuso.
Ma sia persone eterosessuali che queer hanno vissuto esperienze positive o negative in famiglia e non c’è alcun legame diretto.
Ti scoraggio con forza dal seguire chi cerca di “curare” o “correggere” il tuo orientamento. Alcune chiese o genitori potrebbero proporti consulenze in questa direzione, anche se sei Side B.
Tra tutte le posizioni, solo Side X mette in discussione l’identità queer o l’attrazione in sé. E anche se la Bibbia non parla di identità queer o di attrazioni verso lo stesso sesso, i tuoi genitori – se eterosessuali – potrebbero non aver mai approfondito questi aspetti.
Forse penseranno che sia solo una fase o cercheranno di portarti in terapia.
Sappi che le organizzazioni professionali degli psicologi non appoggiano la terapia per “cambiare orientamento”.
Infine, cerca di capire quale posizione si avvicina di più alla tua, così potrai affrontare con maggiore chiarezza anche le reazioni altrui.
Testo originale: “For sons and daughters…”