Il dono della Grazia, lo sport di Dio
Riflessioni* di Christophe Jacon** pubblicate sul mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) n° 314, dicembre 2017, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Oggi in cui scrivo queste righe è il mio ultimo giorno di ferie. Sono affezionato a questo periodo, in cui posso dedicarmi al mio sport preferito: il trail. Mi meraviglio di fronte alla bruma mattutina che ricopre i sentieri delle Cévennes, mi stupisco di fronte a questi paesaggi sui quali si disegna, sullo sfondo, il monte Aigoual, mi dà gioia respirare ora il profumo del brugo, ora quello dei castagni. Noto come non sia il solo ad essere sedotto da questo sport che ti immerge nella natura: incrocio sempre più gente sulle numerose varianti del sentiero GR 6.
Questo fine agosto, però, due scalatori sono morti nel tentativo di raggiungere la cima del Monte Bianco, senz’altro equipaggiamento che un paio di pantaloncini e una borraccia. Secondo alcuni è l’effetto Kilian Jornet, facendo riferimento allo scalatore spagnolo che lo scorso maggio, in meno di una settimana, si è inerpicato due volte sull’Himalaya senza ossigeno e senza equipaggiamento. Questi scalatori, come altri adepti degli sport estremi, non cercano di meravigliarsi di fronte alla natura: cercano l’exploit, vogliono la performance.
Il sociologo David le Breton, nel suo libro Passions du risque, analizza bene il fenomeno: “La moltiplicazione delle attività fisiche e sportive a rischio va di pari passo con una società in cui un numero sempre crescente di individui non ritiene più sufficiente vivere: bisogna sentirsi esistere”. Gli sportivi estremi flirtano con la vita! Nel loro sport si sentono esistere ma alla fine, senza rendersene conto, si piegano alle norme della società, che ci incoraggia a conquistare la nostra esistenza attraverso il successo professionale, gli exploits sportivi, le nostre performances…
Gesù ci apre un’altra via. Ci ricorda che la nostra esistenza ci viene data, non abbiamo bisogno di conquistarla, di strapparla a qualcuno, di viverla a spese di qualcun altro: dobbiamo solamente riceverla e viverla. Sì, viverla, appoggiandoci a questa parola che Dio, in Cristo, rivolge a ciascuno e ciascuna di noi: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Marco 1:11).
* Il passo biblico è tratto dalla versione Nuova Riveduta
** Christophe Jacon è pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia e informatore regionale per il sud-ovest. Si è laureato in Nuovo Testamento alla Facoltà Protestante di Teologia di Strasburgo e si interessa alle lettere paoline, al pensiero dei Riformatori e alla teologia politica.
Traduzione originale: Le don de la grâce, le sport de Dieu !