Dopo il coming out sono sempre lo stesso ragazzo. Lettera del cantante gay cristiano Trey Pearson
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Articolo di Jonathan Merritt pubblicato sul sito Religion News Service (Stati Uniti) il 31 maggio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Trey Pearson, trentacinque anni, è stato sopraffatto dall’emozione a metà della nostra intervista ed è facile capire il perché. Negli ultimi quindici anni è stato il cantante e leader della popolare rock band cristiana Everyday Sunday, ma questa settimana ha deciso di mettere a rischio la sua carriera e far sapere ai suoi fan di essere gay: “Ho finalmente deciso di fare coming out perché non potevo più far finta di essere qualcuno che non sono”.
Quella della dichiarazione di Pearson è una lunga storia. Dal 2001 gli Everyday Sunday hanno venduto 250.000 album. La loro Wake Up! Wake Up! è stata la canzone di rock cristiano più suonata nel 2007 e il loro album del 2009, Best Night of Our Lives, è entrato nella prestigiosa classifica Billboard 200. Hanno fatto concerti in tutti e cinquanta gli Stati e, all’estero, in venti Paesi, suonando con musicisti cristiani del calibro di Toby Mac, Switchfoot, MercyMe, Jeremy Camp e altri.
La rivista di intrattenimento e cultura (614) Magazine, di Columbus nell’Ohio, nel suo numero di giugno racconterà la storia di Pearson in un articolo di copertina di dodici pagine, che suonerà familiare a chi è cresciuto in una comunità religiosa. Pearson è cresciuto in una famiglia cristiana conservatrice, dove gli è stato insegnato che l’orientamento sessuale è una questione di scelta. Sebbene sapesse fin da piccolo di essere attratto dagli altri ragazzi, provò a reprimere i propri sentimenti e ad “essere etero”: “Non ho mai voluto essere gay” racconta a (614): “Avevo paura di cosa potessero pensare di me Dio e tutte le persone che amavo; per me, comunque, non è stata mai una scelta”. Circa otto anni fa Pearson ha sposato una donna, sperando di raggiungere il tipo di vita da sogno eterosessuale che la sua comunità appoggiava. Sebbene lui e sua moglie abbiano avuto due figli, le sue speranze non si sono concretizzate affatto ed ha capito “di non poter mai diventare ciò di cui mia moglie aveva bisogno che fossi. Essere gay non era stata una scelta, quindi dovevo essere leale con lei e con i miei figli. Ma ho capito che l’unica maniera di essere al mio meglio per loro era essere completamente me stesso”.
Mentre Pearson iniziava ad accettare il suo orientamento sessuale, cercava l’aiuto di altri cristiani. La prima persona a cui lo rivelò fu il pastore Jonathan Martin, autore di How to Survive a Shipwreck (Come sopravvivere a un naufragio), che lo aiutò a trovare uno psicologo. Anche il suo amico e mentore, Rob Bell, ex-pastore e autore di How to Be Here (Come essere qui), lo aiutò in questo processo. Pearson afferma di non volere più vivere nella menzogna ma non ha abbandonato la sua fede. Dice di pregare ancora regolarmente e di leggere la Bibbia. Una volta ha persino imparato a memoria l’intera lettera di Giacomo. Dice anche che il suo studio delle Scritture l’ha portato alla convinzione che la manciata di versetti della Bibbia che parlano espressamente di omosessualità non proibiscono il rapporto d’amore gay impegnato, come ce ne sono molti oggi: “Non c’è assolutamente conflitto tra l’accettare la mia identità e seguire Gesù. Dio mi vuole autentico, completo, veramente me stesso”.
La dichiarazione di Pearson lo pone al centro di un crescente movimento di famosi musicisti cristiani che hanno fatto coming out e chiedono a gran voce una posizione di più aperta accettazione da parte delle loro Chiese. Ray Boltz, le cui canzoni erano la colonna portante delle Chiese evangelicali negli anni ’90, ha fatto coming out nel 2004. Nel 2009 Anthony Williams, nominato ai Grammy, è diventato il primo artista gospel apertamente gay. Jennifer Knapp, un’altra artista cristiana nominata ai Grammy, rivelò di essere lesbica all’Indipendent un anno dopo. Questi artisti hanno pagato un prezzo molto alto. Dal momento che i fan della musica cristiana tendono ad essere conservatori e ritengono che i comportamenti omosessuali siano un peccato, oggi la loro musica non viene più suonata nelle chiese o alla radio.
Pearson è consapevole, e accetta, che un simile annuncio potrebbe segnare la fine della sua carriera, anche se spera che invece sia il segnale di un nuovo inizio. Nei suoi programmi c’è ancora la musica e verso la fine dell’anno uscirà un suo singolo. Suonerà in giugno al festival cristiano Wild Goose e spera di diventare una voce del movimento dei “gay cristiani”: “Senza dubbio so quanto sia difficile, nel mio viaggio, essere capace di accettare me stesso e quanto mi abbiano aiutato le storie e le voci delle altre persone. Così voglio assolutamente essere anch’io una voce per gli altri. Credo che ci siano moltissimi cristiani che capiscono quanto questo sia importante e spero di potermi unire a loro nel vedere il cambiamento”.
Il viaggio di Pearson inizia oggi con questo primo passo e la seguente lettera, scritta a tutti coloro che hanno sostenuto la sua musica nel corso degli anni.
Ai miei fan e amici. La lettera
Molti di noi alla fine raggiungono un punto cruciale che meglio definisce quello che siamo. Gli ultimi mesi sono stati i più duri – ma anche i più liberatori – della mia vita. Per farla breve, sono finalmente in grado di ammettere con me stesso, e con la mia famiglia, di essere gay.
Sono cresciuto in una famiglia cristiana molto conservatrice. Mi è stato insegnato che il mio orientamento sessuale era una questione di scelta, e ci credevo con tutto il cuore. Non ho mai ammesso prima d’ora con me stesso, o con altri, di essere gay. Non ho mai voluto esserlo. Avevo paura di quel che Dio e le persone che amavo potessero pensare di me; in effetti, per me non è mai stata una scelta. Fin dall’adolescenza ho cercato di reprimere questi sentimenti. Ho cercato tutta la vita di essere etero. Ho sposato una ragazza e ho avuto due splendidi bambini: mia figlia Liv, di sei anni, e mio figlio Beckham, di due.
Mi sono sempre trastullato romanticamente con l’idea di innamorarmi di una donna; avere una famiglia è stato sempre il mio sogno. In molte maniere il sogno è diventato realtà. Ma mi sono anche reso conto di quanto tempo della mia vita ho passato a zittire e bloccare i miei sentimenti per non doverli affrontare. Ho provato a non essere gay per più di vent’anni. Da adolescente ho trovato molto conforto in 1 Samuele 18-20 e nell’intimità di Davide e Gionata. Pensavo e speravo che questa intimità maschile avrebbe potuto riempire il vuoto che sentivo nel mio desiderio di una compagnia maschile. Ho sempre creduto che, se fossi riuscito a trovare quest’amicizia speciale, sarebbe bastato.
Poi ho pensato che, la prima notte di nozze, sarebbe venuto tutto naturale. Onestamente non ho mai pomiciato con una ragazza prima di essere sposato. Sentivo che non era una cosa naturale per me. Cercare di non essere gay mi ha portato solo a desiderare un’intimità nell’amicizia che allontanava i miei amici e ad un matrimonio nel quale non potevo amare mia moglie come lei esigeva. Comunque, cercavo di convincermi che era questo ciò che Dio voleva da me e che avrebbe funzionato. Pensavo che, se avessi fatto bene queste cose, gli altri sentimenti sarebbero spariti.
Quando Lauren e io ci siamo sposati, ho promesso di amarla al massimo delle mie possibilità e avevo davvero l’intenzione di passare tutta la vita con lei. Ma nonostante tutti i nostri sforzi, ho accettato finalmente che non c’è niente che possa cambiare ciò che sono. Provo sentimenti parecchio contrastanti sui cambiamenti che ci sono stati nella mia vita. Mentre mi rammarico del modo in cui mi è stato insegnato a confrontarmi con la mia identità, a quanto questo mi ha fatto male e la sofferenza che, pur non volendo, ho inflitto a Lauren, non avrei però avuto l’amicizia che ho adesso con lei e non avrei avuto i miei fantastici, bellissimi bambini. Ma, se avessi provato a nascondermi ancora, di certo l’avrei fatta soffrire molto di più.
Non sono mai stato capace di cambiare ciò che sono e non importa quanto possa diventare salutare la nostra relazione, essa non ha mai cambiato quello che sapevo nel profondo: che sono gay. Quando mi sono dovuto confrontare con questa cosa, Lauren è stata la persona più comprensiva, più amabile e fantastica che potessi chiedere: mi ha aiutato davvero molto. E adesso stiamo cercando di capire come essere genitori insieme e come crescere i nostri figli.
Sono cresciuto moltissimo nella fede negli ultimi anni. Credo che avessi bisogno di conoscere altri gay “risolti” prima di potermi accettare. Ugualmente, credo che non avrei dovuto aspettarmi di essere accettato dagli altri se prima non prendevo in mano la situazione. So di avere una lunga strada davanti ma, se questa sincerità con me stesso, per quanto riguarda la mia identità e sul progetto di Dio per me, non mi pacificasse oltre ogni limite, allora non saprei cosa fare. È come se mi fosse stato tolto dalle spalle un peso che portavo da tutta la vita e non ho mai provato prima una tale libertà. Condividendo pubblicamente il mio essere omosessuale ho fatto un altro passo verso la completezza, accettando me stesso, ogni parte di me. Per me non è solo un’idea essere gay: è la mia vita. Significa essere autentico con me stesso e con gli altri. È parte di ciò che sono.
Spero che ascolterete il mio cuore e che mi amerete ancora. Sono sempre lo stesso ragazzo, con lo stesso cuore che vuole amare Dio e il prossimo con tutto ciò che ha. Questa è una parte di me che ho imparato ad accettare e che adesso conoscete anche voi. Ho fiducia in Dio che l’amore farà il resto.
Trey
Testo originale: Christian rock star comes out as gay. Here’s the letter he wrote to the world