“Dove mi accogli, io fiorisco”. A Catania al ritiro dei Cristiani LGBT+ Sicilia tra fede, corpo e relazione






Testimonianza ricevuta dal gruppo Cristiani LGBT+ Sicilia
Si è svolto dal 3 al 5 ottobre 2025, presso il Beteya Hostel Don Bosco di Catania, il quarto weekend regionale del gruppo Cristiani LGBT+ Sicilia, un’esperienza di incontro e di spiritualità che ha riunito oltre sessanta partecipanti provenienti da tutta l’isola e da altre regioni italiane.
Il titolo scelto per questa edizione, “Dove mi accogli, io fiorisco”, ha rappresentato il filo conduttore di un cammino che unisce riflessione biblica, accompagnamento spirituale e condivisione fraterna, nella convinzione che la fioritura personale nasce da un’accoglienza autentica e liberante.
Il gesto che apre al fiorire
Il ritiro si è aperto con un gesto simbolico: ogni partecipante ha sotterrato un piccolo peso, un pensiero, una fatica o una ferita personale. Un atto concreto e silenzioso per affidare alla terra tutto ciò che opprime, con la fiducia che proprio da quel terreno di fragilità possa germogliare nuova vita. Un gesto che ha segnato fin dall’inizio il senso profondo del ritiro: fiorire non nonostante i propri limiti, ma a partire da essi, riconoscendo in ogni storia umana la presenza della grazia di Dio.
Un cammino di fede e riconciliazione
L’incontro ha rappresentato la tappa conclusiva di un percorso iniziato a febbraio con gli incontri biblici “Date ragione della vostra speranza”, durante i quali sono stati meditati alcuni versetti della Scrittura spesso al centro del dibattito sull’omosessualità (Genesi 1,27 – Levitico 18,22 – Romani 1,26).
L’obiettivo è stato quello di conciliare la vita con la fede, affrontando il tema dell’identità e dell’amore alla luce del Vangelo, in un contesto ecclesiale dove spesso tali questioni restano ancora difficili da nominare. “Il nostro desiderio – raccontano i partecipanti – è sentirci parte viva della comunità cristiana, riconosciuti nel nostro cammino di fede e di ricerca di Dio, così come siamo.”
Tra i relatori, padre Pino Piva SJ, gesuita e formatore, da anni impegnato nell’accompagnamento pastorale di comunità e diocesi sui temi dell’inclusione, e Rosaria Lisi, psicoterapeuta e teologa biblica delle diocesi di Catania e Ragusa.
Parola di Dio, coscienza e castità
Durante i tre giorni, i momenti di riflessione hanno toccato temi teologici e antropologici di grande profondità. La Parola di Dio è stata riletta come spazio di libertà e discernimento, capace di illuminare le esperienze personali alla luce della misericordia.
Ampia attenzione è stata dedicata al significato della castità cristiana, compresa non come mera astinenza, ma come integrazione armoniosa della sessualità nella persona, nell’unità tra corpo e spirito – come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (2337-2348).
Un altro nodo centrale è stato quello della coscienza, intesa come il luogo più intimo dell’incontro con Dio, dove risuona la sua voce e si compie il vero discernimento. “È lì – è stato detto – che ogni credente scopre la propria verità davanti al Signore.”
Tra corpo, identità e relazione
Uno dei momenti più intensi è stato l’incontro condotto da Rosaria Lisi sul tema “Tra corpo, identità e relazione. Sentieri per una vita affettiva vissuta in pienezza”. A partire da domande concrete – come vivere la propria identità LGBT+ nella fede, affrontare il senso di colpa, riconoscere relazioni sane – Lisi ha proposto un percorso che intreccia psicologia, teologia e spiritualità.
Al centro, la dignità del corpo come luogo teologico e relazionale: il corpo che sente, desidera, incontra e riflette l’immagine di Dio. Con uno sguardo profondo e delicato, Lisi ha invitato a superare la prospettiva del “peccato” per abbracciare quella della vocazione, in cui ogni persona è chiamata a vivere relazioni piene, consapevoli e generative.
Attraverso la parabola del ricco epulone e di Lazzaro, ha mostrato come il “piacere ininterrotto” – privo di pausa e relazione – diventi sterile e isolante, mentre il “piacere relazionale” restituisce umanità, senso e comunione. “Il contatto vero – ha ricordato – nasce quando si accetta la pausa, il limite e l’attesa. Lì si rivela il mistero dell’incontro tra sé, l’altro e Dio.”
L’intervento si è concluso con un invito a coltivare una spiritualità incarnata, in cui la fede non si separa dal corpo, ma lo abita come spazio di grazia. “La nostra esistenza – ha detto Lisi – interroga la comunità e diventa vocazione e missione.”
Voci dal ritiro
Accanto alle riflessioni teologiche, le voci dei partecipanti hanno dato forma concreta all’esperienza vissuta.
Per Maria e Paolo, genitori di persone LGBT+, “riconoscere che anche la sessualità dei nostri figli è un dono bello da vivere in pienezza è stato liberante. Abbiamo scoperto che la grazia di Dio non esclude nessuno, ma invita ogni persona a fiorire nella propria unicità.”
Anna, anche lei genitore, ha condiviso la sua emozione nel vedere “figli e figlie che intrecciano nella profondità della terra le radici per nutrirsi a vicenda”. E ha aggiunto un appello accorato: “Chiesa, renditi madre capace di mostrare vera accoglienza e di riconoscere l’abbondanza del loro raccolto.”
Gabriele, giovane partecipante LGBT, ha raccontato: “Durante la messa serale ho sentito un abbraccio che non veniva solo da chi mi era accanto, ma da Dio stesso. Ho percepito la sua tenerezza come un respiro condiviso che diceva: ‘Ci sei, e sei amato.’”. Ha aggiunto che il ritiro gli ha insegnato a fidarsi della voce della propria coscienza: “Voglio imparare ad ascoltarla, come Gesù che andava oltre la lettera per restare fedele all’amore.”
Infine, Simonetta, madre di una persona LGBT+, ha espresso la sua gratitudine: “Ogni anno torno a casa con immensa pace e gioia. In questo ritiro ho visto l’amore cristiano farsi dono reciproco, senza remore e senza paure. Dove mi accogli, io fiorisco: è davvero così.”
“Vai bene così come sei”
Durante il ritiro, il cammino interiore di ciascuno si è intrecciato con la preghiera, il silenzio e la condivisione fraterna. “Abbiamo compreso – hanno condiviso i partecipanti – che si fiorisce quando ci si sente accolti nella propria pienezza umana, abitata dalla grazia di Dio. È nello sguardo accogliente dell’altro che ritroviamo la nostra bellezza e la nostra dignità di figli e figlie di Dio.”
Il messaggio che ha accompagnato tutti lungo il weekend è semplice e potente: “Vai bene così come sei. Sei il più bel fiore del giardino.”
Un segno di comunione e dialogo
Come ogni anno, il gruppo Cristiani LGBT+ Sicilia raccoglierà le testimonianze del ritiro in un libretto che sarà diffuso nelle comunità e tra i Vescovi dell’isola, come segno di comunione e di apertura al dialogo.
“Desideriamo condividere con la Chiesa – spiegano – le nostre vite di cristiani LGBT+, amati, accolti e riconosciuti come parte viva del Corpo di Cristo.”
Un cammino che continua, fatto di ascolto, coraggio e desiderio di costruire ponti, nella certezza che – là dove si è accolti – la vita fiorisce davvero.
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