Che nome diamo all’anno ancora bambino che comincia?
Riflessioni del tempo d’Avvento di Luigi Testa*
Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre (Lc 2,21)
Che nome ha avuto l’anno che finisce? Forse ha avuto il nome di una storia che finisce; forse quello di chi se n’è andato; forse quello delle nostre sconfitte.
O forse ha il nome degli amori che son nati; dei sorrisi che abbiamo incontrato; degli abbracci che abbiamo dato.
Ha il nome delle città che abbiamo visitato; dei panorami che abbiamo scoperto; dei baci che abbiamo ricevuto; delle mani che abbiamo stretto. Tutto, ma proprio tutto, è grazia.
E che nome diamo all’anno che comincia, ancora bambino? «Lo chiamerai Gesù». Lo chiameremo Gesù, Dio-salva, perché lo sappiamo che è tutto già salvato.
Lo circoncisero: l’anno inizia con le prime gocce di sangue che viene a versare, con ansia, con fretta, senza aspettare, senza sapere.
Ogni bacio, ogni abbraccio, ogni amore, ogni errore, ogni sorriso, ogni colpa – tutto il nostro tempo, prima ancora che noi lo conosciamo – è già pagato, è già benedetto, è già salvato, è già redento. Dio salva, sempre, ancora, di nuovo, in questo 2025.
* Luigi Testa è autore di testi a carattere giuridico e scrive su alcuni quotidiani nazionali. “Via crucis di un ragazzo gay” (Castelvecchi, 2024) è il suo primo libro di natura spirituale, altre sue riflessioni sono pubblicate anche su Gionata.org