La terra dei Pierini
Riflessioni di Rosa Salamone del gruppo Varco di Milano
Pierino è grande nella terra dei Pierini. Può fare le corna nella foto, parlare di Romo e Remolo, cantare le sue canzoni napoletane senza uno sbadiglio che lo disturbi. Se racconta senza affanni le sue barzellette a cuor leggero sulle donne brutte, sugli omosessuali, sugli ebrei è perché tanti pierini gli ruotano intorno, con allegria.
Perché Pierino non è il bambino della favola del re nudo. La creatura innocente che apre gli occhi ad un popolo cieco.
L’umorismo di Pierino non è la satira nera di Marziale, la bonarietà grassa di Boccaccio, il lampo corrosivo di Micio Tempio o di Belli.
La risata che presuppone un minimo di genio in chi la ascolta, che rende grottesco e comico il più terribile dei tiranni.
Prova ne sia che i comici sono gli esseri più temuti nella terra dei pierini. A loro si applicano editti non comuni. Li si riduce al silenzio.
Poi, a completare la faccenda, si aggiunge che loro, i nemici, non sanno ridere. Che tristezza.
La risata di pierino infatti è sguaiata, scontata, piuttosto unta. Non devi stare a pensarci troppo, va in automatico, come un riflesso pavloviano.
Qualcuno osa rivolgergli una critica? Ecco Pierino mentre tira giù i calzoni del coraggioso.
C’è chi lo definisce truffaldino? Ecco il nostro eroe mentre strappa il mantello del nemico, sorprendendolo con lo zampone e il cotechino appena sgraffignati.
E se il noioso moralista non ha il salame sotto l’ascella? Gli si mette lo stesso il berretto a giummo, finché lo scheletro, falso o vero che importa, non salta fuori dall’armadio.
Perché Pierino è speciale ma non unico, il suo mondo ideale è un mondo di pierini uguali a lui, in cui ognuno ne ha combinata una più grossa dell’altro, ne ha sparata una più offensiva dell’altro, ha rotto più finestre dell’altro e l’amore trionfa.
Perché tutti si perdonano e il peggiore dei manigoldi somiglia tanto al ragazzino che tira una pallottola di carta contro la maestra.
Tutto sfuma nel suo mondo, tutti colpevoli e pertanto tutti innocenti.
Pierino che è speciale nelle barzellette stile carabinieri o interisti, o milanisti, o juventini, quel che tifo vuole insomma.
Quelle che iniziano: allora ci sono Bersani e Prodi su un’isola deserta… Dunque, c’è il tipo con il nome del fiore di orchidea che invita la Rosy Bindi… poi c’è l’ebreo in soffitta… E tutti gli altri a ridere. Dico, i pierini.
La nostra Costituzione, così bella e moralmente elevata, mi verrebbe da dire spiritualmente elevata, non poteva prevedere i pierini.
In parte è riuscita solo ad arginarli, rendendoli per un giorno razzisti e per il resto dell’anno, se non volevano passare dei guai, degli allegroni, per una notte dei corruttori e per il resto dei giorni degli spiritosi amiconi dall’altissimo eloquio.
I neri chiamati bingo bongo, i gay definiti culattoni, pulizie etniche invocate contro i Rom, i mafiosi descritti come eroi nazionali.
Smettiamola di chiedere le scuse di Pierino. Dovremmo chiederle a tutti i Pierini che lo hanno votato e continuato a sostenerlo. E tra questi, per prima, anche tutti i gay e le lesbiche che dicono tanto di amare la nostra causa e che coerentemente lo hanno votato. Una vera capriola, una pierinata.