Essere gay e cristiano a Milano. Fuggire dalla Provincia è stata la cosa migliore che ho fatto per me
Testimonianza di Pietro di Gabriel Forum
Sono arrivato a Milano verso i quaranta anni per motivi di lavoro. Desideravo fortemente andarmene dalla provincia in cui avevo vissuto e lavorato fino a quel momento.
Desideravo andarmene perché non ne potevo più della solitudine che la provincia italiana mi costringeva a sopportare. La provincia italiana non è per i gay ma per famigliole che vogliono trascorrere la propria vita annoiandosi tranquillamente e dove tirar su i figli diventa l’unico passatempo possibile.
Dopo parecchi anni, in cui m’illudevo di poter incontrare un grande amore così, per caso, dal fruttivendolo o comprando il dentifricio al supermercato, ho deciso che forse era giunto il momento di smettere di sognare e di spostarmi dove forse la vita poteva davvero darmi la possibilità di incontrare qualche gay nella quotidianità del mio vivere.
Fu così che sfruttando un passaggio aziendale interno mi ritrovai a lavorare a Milano e così ebbe inizio la mia seconda vita.
Si dice che la vita inizia a quaranta. Confermo. Ma per un gay la vita inizia a quaranta anni solo se vive in un luogo che gli consenta di vivere liberamente ed essere se stesso il più possibile.
Milano è stata per me una svolta. Milano mi ha dato una seconda vita e la possibilità di costruirmi un futuro come lo desideravo.
In una realtà che integra i gay molto meglio della provincia e dove ci sono tante possibilità di conoscere amici e potenziali amori mi ci sono trovato subito a bene “come un sorcio nel formaggio”.
Milano è un grande contenitore d’idee, è una citta stimolante e aperta. Gruppi sportivi e gruppi culturali animano la vita gay, locali accoglienti e friendly aiutano a gestire le relazioni, eventi e pride contribuiscono a fare la storia della lotta per i diritti dei gay e di tutta la società. Una citta ricca e golosa come una grande torta, che a volte non sai da che parte iniziare a mordere. Qui mi sento al centro del mondo.
L’unico ambito che trovo un po’ spento è quello legato alla vita religiosa. Questo mi dispiace, perché sono credente. Ho trovato a Milano una religiosità certamente attiva sul piano sociale molto meno su quello culturale e inclusivo. Mi aspettavo molto di più e invece direi che da questo punto di vista esistono luoghi e città italiane che, da questo punto di vista, hanno saputo fare meglio.
Ora quando esco dalla città, non sono contento. Milano è ormai per me una sorta d’isola felice e protettiva, contornata da una pianura spenta e mediamente poco accogliente. Torno malvolentieri in provincia e ogni volta che lo faccio un nodo alla gola mi viene e avverto tutto il senso di pesantezza che un mondo chiuso, che conosco bene, mi genera.
Amo Milano liberale, solidale e dinamica, dove ogni buona idea trova qualcuno che s’interessa, dove si cercano nuove soluzioni per gestire al meglio il futuro e dove, se hai voglia di impegnarti, crescere umanamente e culturalmente, hai mille possibilità.
Milano ha contribuito alla mia felicità attuale e venire in questa città è stata una delle cose migliori che ho fatto per me stesso.
E poiché Milano offre davvero tutto nel bene e nel male, sono felice di esserci arrivato non troppo giovane e con qualche idea e valore in testa già ben definiti. Perché districarsi in questo grande mare di offerte e possibilità, non è sempre facile se non si hanno idee chiare su cosa si vuole e cosa si cerca.
Chiudo con un consiglio: non lasciatavi spaventare dall’idea della grande città e non cedete al pregiudizio di vedere solo un luogo grigio ed efficientista. Provate a fare un’esperienza lavorativa e di vita a Milano. Dovunque poi vi porterà il destino, non vi dimenticherete di questa città, solo apparentemente grigia. Dietro il grigio delle facciate dei palazzi, se avrete la voglia di cercare, troverete un cuore caldo e accogliete.