Essere gay in Marocco
Testimonianza di Kal tratta da monchoix.net (Francia), liberamente tradotta da Dino
Esistono tanti luoghi nel mondo in cui l’omosessualità è tabù, dove rivelare di essere gay è impensabile, il Marocco è uno di questi.
Kal, che vive in una piccola città del Maghreb nel Marocco, aveva 29 anni nel 2004 quando scrisse questa lettera con cui voleva dire “ai gay che vivono male il loro orientamento sessuale” di non dimenticarte “che ci sono persone come me, circondate da tutto un mondo che pone loro dei divieti”. Questa è la sua storia.
Sono capitato per caso su questo sito, e vedo come è difficile anche per voi, europei o americani, vivere la vostra omosessualità e parlarne con qualcuno. Ebbene sì, io non sono europeo! Sono marocchino! In un paese arabo-musulmano!
Per me fare il coming-out vuol dire gettarsi nell’inferno. Né la famiglia, né gli amici, proprio nessuno qui potrà mai comprendere cosa vuol dire essere omosessuali!
Bene… nel 1997, quando avevo 22 anni, dato che non trovavo nessun barlume di speranza e aggiungiamoci anche lo stress quotidiano, che risulta ingigantito quando si vive male nella propria pelle, ho tentato il suicidio… ed ho sfiorato la morte…
Soltanto una cosa è stata in grado di trattenermi in quel momento di estremo sconforto: il fatto che ho una mamma la cui unica ragione di vita è il vederci felici, a me e ai miei fratelli! Neppure il suicidio mi veniva concesso a 22 anni!
Dopo questo incidente… ho scelto la vita della solitudine. Il mio gatto, i miei libri, i miei sogni da gay, così disperati, dato che vivo in un ambiente che non sarà mai favorevole a un gay come me… Io avevo dunque un mio mondo tutto per me e mi sentivo quasi del tutto autosufficiente… fino alla scoperta di Internet, che per me fu una vera rivoluzione!
Trascorrevo ore intere a scambiare dei navigatori virtuali per veri amici! Io ero sincero nelle chat… Anche quando mi chiedevano “come ti chiami?
Io davo il mio vero nome e credevo a tutto quello che mi dicevano… Delusione dopo delusione, ho scoperto che il mondo della rete non è altro che un feudo, dove ognuno fa ciò che non potrà mai fare nella realtà…
Ma è proprio grazie a internet che ho avuto la fortuna di conoscere qualcuno che non era del Marocco, ed ho fatto il mio coming-out con lui!
Per la prima volta nella mia vita ho singhiozzato davanti a qualcuno. Poiché per noi arabi un uomo non deve piangere mai! Ed ho continuato a parlare senza fermarmi!
Ho confessato tutti i pesi che avevo sul cuore, ormai da 15 anni, con tanta foga da dimenticare che questo amico era un ragazzo bello ed avrei avuto dei bei momenti di amore ed anche di affetto con lui…
Ma la mia prima esperienza, dal lato del piacere, non è stata molto soddisfacente, poiché la sofferenza che ho vissuto e che vivo ancora, quella di essere imprigionato in un soffocante contesto di pregiudizi, ha scolpito in me la paura, persino con la persona più desiderabile del mondo, ho paura di tutto!
Di deludere il mio compagno, di stancarmi io di lui o che lui si stanchi di me… ho paura di perderlo e di tornare ad essere solo.
Vorrei dire qualcosa ai gay che dovessero vivere male il loro orientamento: pensate sempre che ci sono persone come me, circondati da tutto un mondo che pone loro dei divieti: religione, famiglia, entourage, cultura omofoba … per farla breve vivo la peggiore delle solitudini per un arabo, vale a dire essere gay e cercare nello stesso tempo una stabilità sociale, psichica e professionale in assenza della minima via d’uscita.
Per qualcuno che vorrebbe vivere nella dignità internet è già un miracolo! Almeno consente ad una persona di esternare la sua sofferenza anche se solo in modo virtuale (ma è già meglio di niente)…
La rete qui da noi, per me, è lo psicologo, è un’associazione, è la legge che mi riconosce in quanto essere umano, è il mio giardino segreto… Poiché tutte queste cose disgraziatamente non esistono nel mondo arabo.
E’ un quadro pessimistico ma è la realtà che vivo. Ma via, fortunatamente ho un compagno sul quale posso contare! Se la mia mamma sapesse che questo compagno gay mi riporta così in alto il morale e consente anche a lei di non perdere suo figlio, in un momento di pazzia, di certo rispetterebbe i gay!
Grazie di avermi letto. Auguro, a tutti quelli che hanno sofferto a causa del loro orientamento, che tutto questo possa cambiare un giorno nella loro vita, perché è duro essere gay in un mondo fatto per la maggior parte di eterosessuali – omofobi.
E mi scuso se ho scoraggiato alcune persone, che invece avrebbero bisogno di stare su di morale! Stasera avevo voglia di parlare di questo e l’ho fatto! Buona fortuna a tutti!
Testimonianza originale: Etre gay au Maroc