Essere omosessuale nella Russia omofoba di Putin
Articolo di Paul Parant pubblicato sul mensile Tétu (Francia) dell’aprile 2015, pag.53-55, liberamente tradotto da Marco Galvagno
«Sei frocio? Sei un fottuto frocio?». Il ragazzo che urla alle orecchie di Pavel porta una tuta da ginnastica e un taglio di capelli militare. In questa giornata di sole del giugno 2013 il fotografo olandese Mad Nissen, che si trovava a San Pietroburgo per dare lezioni sul mestiere di cronista ad alunni fotografi, ha appena incontrato Ravel Lebedev. Il ragazzo di 23 anni che sfoggia una camicia arancione ed ha un sorriso timido ci ha appena raccontato il suo doloroso coming out e il prezzo che ha dovuto pagare nella Russia di Putin. Di fronte al ragazzo omofobo Pavel prende fiato e dice con calma: “Sì sono gay”, non ha nemmeno il tempo di finire la parola gay che il ragazzo in tuta, fremente di odio e che evidentemente non aspettava altro, gli molla un cazzotto in faccia e prova a ricominciare.
Mads Nissen che ha visto tutta la scena, rimane scoccato. «Come è possibile una cosa simile al giorno d’oggi? Picchiare e sputare su un ragazzo gentile e timido solo perché è attratto dagli uomini e non dalle donne. Devo far qualcosa» si dice. Ma piuttosto che difendere fisicamente l’aggredito decide di tirar fuori la macchina fotografica e documentare la vita delle persone GLBT in questo paese. Siamo durante il periodo in cui la Douma, il parlamento russo, ha votato la legge contro la propaganda gay che prende il posto di quella già in vigore dal 2012. In teoria vorrebbe vietare la propaganda di rapporti sessuali, non tradizionali tra i minorenni. In pratica qualsiasi gay lesbica o trans gender può essere arrestato per la strada solo perché non nasconde il suo orientamento sessuale. È un ulteriore modo che ha trovato il governo per impedire ogni tentativo di rivendicazione a favore dei diritti di gay, lesbiche, trans.
Mads Nissen ricorda: «Ho visto gli attacchi violenti dei gruppi che sequestrano i gay, li torturano e li filmano per mettersi in mostra sui social network. Ho fotografato delle coppie lesbiche che temono che un giorno tolgano loro il loro bambino. Ho assistito a processi di persone accusate di propaganda dalla nuova legge antigay. E molto altro. Ma a un certo momento, ho sentito il bisogno di mostrare in foto il vero argomento: l’amore e il desiderio tra due persone qualunque orientamento sessuale abbiano».
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Un messaggio sull’uguaglianza.
È così che ha incontrato Jon, 21 anni e Alex 25 anni, due militanti allora in coppia aperta: « Siamo andati in un bar e abbiamo bevuto qualche birra insieme. Alla fine mi hanno invitato in camera loro. Il resto appartiene alla storia della foto». La foto che Mods Nissen ha fatto alla giovane coppia è stata eletta foto dell’anno dal world press photo, il prestigioso concorso indetto nei Paesi Bassi. «Questa foto potenzialmente può diventare un’icona. Oltre alla sua carica estetica è ricca di umanità» ha notato la giuria. “Parla dell’amore come di un tema che va al di là del semplice tema omosessuale. Manda un messaggio sull’uguaglianza in generale, sull’identità di genere, sul fatto di essere bianco e nero, tutti temi legati alle minoranze”. Mads Nissen concorda con loro: “Per me non è solo una foto sull’omofobia in Russia. È anche un’occasione che ha ciascuno di noi per porsi domande, per guardarci in faccia e chiederci se siamo davvero tolleranti. Sono diventato fotografo per poter raccontare gli avvenimenti importanti del mondo. È quello che succede ora. Questa immagine crea un dibattito sui diritti degli LGBT, ciò mi rende umile e fiero al contempo”.
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L’aggredito arrestato.
E alla fine cosa è successo a Pavel dopo l’aggressione? Per fortuna non è stato ferito gravemente. La polizia è intervenuta poco dopo ed ha arrestato l’aggressore, ma anche Pavel è stato portato al commissariato per spiegare l’accaduto ed arrestato. I suoi amici militanti sono stati incarcerati qualche giorno per aver infranto la legge contro la propaganda omosessuale, solo per aver rivendicato i loro diritti.
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Testo originale: Russie. Les amants de Poutine