Eurispes: il 77,2% degli italiani favorevoli alla regolamentazione delle famiglie di fatto. Grillini: Con buona pace delle destre
Articolo del 7 febbraio 2013 pubblicato su gaynews.it
C’è un rancore verso la politica – ha detto Gian Maria Fara, presidente di Eurispes nel presentare, ieri mattina a Roma, il Rapporto annuale dell’Istituto – al punto da configurare il rischio di derive eversive». In questa Italia di sofferenza e di povertà di cui il Rapporto gronda, sembra che «il patto di cittadinanza che sinora ha tenuto insieme il Paese sia sul punto di frantumarsi e stia per aprirsi una stagione di conflitti la cui profondità, ampiezza e i possibili esiti non sono oggi valutabili».
Il motivo di questo strisciante mugugno nazionale sta nel fatto che la crisi economica ha portato la cittadinanza, specie nelle sue fasce più deboli, verso una soglia inusitata di disagio: il 60,6% degli italiani (tre su cinque) è costretto a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese.
Solo un italiano su 5 riesce a mettere qualcosa da parte, ed è tra i 45 e i 64 anni che si rilevano le maggiori difficoltà economiche. Un terzo degli italiani ha chiesto un prestito in banca negli ultimi tre anni, per lo più per saldare debiti accumulati. E la quota di cittadini che si recano ai «Compro oro» è cresciuta dell’8,5% in un anno.
Il messaggio indiretto che viene dal Rapporto Eurispes al mondo politico è – dunque quello di occuparsi dei problemi dell’economia, del lavoro, della sanità, della spesa pubblica, delle tasse. E di smetterla – ma smetterla sul serio – di fare battaglie sui «valori non negoziabili» e sui cosiddetti «diritti civili».
Perché su questi temi gli italiani – di sinistra, di centro, di destra, senza opinione, delusi dalla politica, abitanti al Nord e al Sud un’opinione se la sono fatta, ed è diametralmente opposta a quella che i loro rappresentanti in Parlamento hanno espresso in questi ultimi anni. Gli eletti ne prendano atto e legiferino di conseguenza invece di fare battaglie di principio.
Divorzio breve, fine vita, testamento biologico, famiglie di fatto, gay, sono questioni che la società ha accolto, metabolizzato e accettato. Il Parlamento no. Se ci fosse una cesura ulteriore da esibire tra politica e società, secondo il Rapporto Eurispes, sarebbe proprio su questi temi.
Il divorzio breve, che fece inalberare i vescovi spagnoli quando fu istituito in quel Paese, in Italia riscuote il favore dell’86,3% della popolazione, con un incremento di 4,1 punti percentuali solo nell’ultimo anno.
Su 100 famiglie – rileva l’Istat – solo 37 sono costituite da madre, padre e bambini, le altre sono tante cose diverse: ricostituite, senza figli, formate da una persona sola (28%). Non meraviglia, quindi, che il 77,2% degli italiani – secondo Eurispes – sia favorevole a una regolamentazione delle famiglie di fatto, etero e omosessuali. Esiste su questo punto una differenza Nord-Sud – rileva Eurispes – e anche destra/sinistra ma non tale da far cambiare l’orientamento netto degli italiani, tutti ovunque ormai largamente favorevoli ad un regolamentazione di questa materia.
Altro tema eticamente sensibile: maternità e aborto. La fecondazione assistita piace a quasi quattro italiani su cinque (79,4%) ed è vista come una apertura alla maternità-paternità quando le condizioni personali della coppia non la rendano possibile per vie naturali.
Questo vuol dire che gli italiani sono favorevoli anche alla fecondazione eterologa? L’indagine non scende così nei dettagli, ma indica tuttavia una posizione chiara, che stride con quella espressa dal Parlamento ora sciolto. La stessa libertà espressa in materia di pillola abortiva (l’aborto chimico), fortemente contrastata da una certa parte politica, è vista con favore dal 63,9% degli intervistati (erano il 58% solo l’anno scorso).
Più articolata la posizione sul fine vita: il 77,3% ritiene che sia opportuno (o comunque ammissibile) che una persona possa fare testamento biologico (vincolante), il 64,6% è favorevole anche all’eutanasia come libera scelta, sia pur regolamentata rigorosamente. Tant’è – per dire – che alla domanda sul suicidio assistito i no sono stati una valanga: 63,8%.