Aveva un amore. Le persone LGBT nelle canzoni di Fabrizio De André
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Le canzoni di Fabrizio De Andrè (18 febbraio 1940-11 gennaio 1999) sanno raccontare storie, emozioni e sogni del nostro tempo… Tra i tanti temi del suo repertorio troviamo anche l’omosessualità che descrive attraverso i testi delle sue canzoni in cui ritrae diverse figure di gay,”da lui definiti figli della luna“.
Il soldato Andrea, innamorato di un contadino, dell’omonima canzone. Il trans Fernanda, ispirato a una storia vera, la prostituta protagonista di Via del Campo che era in realtà un uomo, Mario, in arte Morena, scomparso non molto dopo De André.
I sui testi affrontano spesso anche argomenti religiosi, contraddistinti da una personale e disincantata filosofia cristiana. «Tuttavia, l’atteggiamento tenuto da De Andrè nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, è sovente sarcastico e fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni “Un blasfemo”, “Il testamento di Tito”, “La ballata del Michè”. Tale idiosincrasia per il clero fonda le sue radici, probabilmente, nell’infanzia di De André, durante la sua permanenza, alle medie inferiori, presso l’Istituto Arecco, una scuola gestita dai gesuiti e frequentata dai rampolli della “Genova-bene”.
Durante il primo anno fu vittima di un tentativo di molestia sessuale da parte di uno dei gesuiti dell’istituto; nonostante l’età, la reazione verso il “padre spirituale” fu pronta e, soprattutto, chiassosa e prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo.
L’improvvido espediente, tuttavia, si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d’espulsione, dell’episodio venne a conoscenza anche il padre di Fabrizio, esponente della resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli Studi pretendendo un’immediata inchiesta che terminò con l’allontanamento dall’istituto scolastico del gesuita», cit. tratta da Wikipedia.
Il tema dell’omosessualità è anche presente in alcune canzoni del cantautore in cui compaiono diverse figure di gay. Il soldato Andrea, innamorato di un contadino, dell’omonima canzone. Il trans Fernanda, ispirato a una storia vera, protagonista di “Princesa”, pezzo di apertura di “Anime Salve”. Inoltre, la prostituta protagonista di Via del Campo sarebbe esistita veramente e sembra che fosse in realtà un uomo, Mario, in arte Morena, scomparso non molto dopo De André», da storiadellamusica.it
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Andrea (1978)
«La canzone parla di un figlio della luna, vittima della guerra. L’ambiente richiama il mondo delle fiabe, ma il dolore per la perdita dell’amato è tragicamente reale. Così Andrea si suicida gettandosi nel pozzo più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto; quest’atto gli sembra l’unico modo per vincere il dolore», cit. di Matteo Borsani e Luca Maciacchini, Anima salva, p. 114.
«Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo poetico, i figli della luna; alle persone che noi chiamiamo gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi, se non addirittura culi. Mi fa piacere cantarla così, a luci accese, a dimostrare che oggi si può essere semplicemente se stessi senza bisogno di vergognarsi», dalla presentazione di De Andrè al concerto tenuto al Teatro Smeraldo di Milano il 19 gennaio 1992.
Andrea s’è perso s’è perso e non sa tornare
Andrea s’è perso s’è perso e non sa tornare
Andrea aveva un amore, Riccioli neri
Andrea aveva un dolore, Riccioli neri.
C’era scritto sul foglio ch’era morto sulla bandiera
C’era scritto e la firma era d’oro, era firma di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Occhi di bosco, contadino del regno, profilo francese
Occhi di bosco, soldato del regno, profilo francese
E Andrea l’ha perso, ha perso l’amore, la perla più rara
E Andrea ha in bocca, ha in bocca un dolore, la perla più scura.
Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo
Il secchio gli disse: Signore, il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.
Lui disse – Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Lui disse – Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
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Via del Campo (1967)
Il cammino da cantautore di Fabrizio De André ebbe inizio a Genova sulla pavimentazione sconnessa ed umida della Via del Campo, un tempo «strada proibita di giorno quanto frequentata la notte.
È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per diseredati, disertori, bombaroli ed un’infinità d’altre figure.
Nella sua antologia di vinti, dove l’essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiungerà alte vette di lirismo poetico», cit tratta da “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, Civetta, Marzo 1999.
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Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.
Via del Campo c’è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.
Via del Campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano
e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.
Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.
Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
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Princesa (1996)
Questa canzone è «il riepilogo dei passaggi fondamentali della vita della protagonista, un elenco di gioie e sfortune incontrata nelle tappe delle sue varie metamorfosi: da bambino si trova ad assumere comportamenti femminili, poi da femmina malriuscita come all’incanto dei desideri, tentando prima con mezzi chimici e in seguito attraverso una vertigine di anestesia chirurgica di assomigliarsi, di corrispondere a un profondo desiderio che la vuole donna.
Per mantenersi esercita la professione più antica del mondo, finché per volere del destino si trasforma ancora, e per l’ultima volta, da prostituta nell’amante ufficiale di un avvocato», cit. da “Le mie note a margine”, intervista a De André di A. Gennari
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Sono la pecora sono la vacca
che agli animali si vuol giocare
sono la femmina camicia aperta
piccole tette da succhiare.
Sotto le ciglia di questi alberi
nel chiaroscuro dove son nato
che l’orizzonte prima del cielo
ero lo sguardo di mia madre
“che Fernandino è come una figlia
mi porta a letto caffè e tapioca
e a ricordargli che è nato maschio
sarà l’istinto sarà la vita”
e io davanti allo specchio grande
mi paro gli occhi con le dita a immaginarmi
tra le gambe una minuscola fica
nel dormiveglia della corriera
lascio l’infanzia contadina
corro all’incanto dei desideri
vado a correggere la fortuna
nella cucina della pensione
mescolo i sogni con gli ormoni
ad albeggiare sarà magia
saranno seni miracolosi
perché Fernanda è proprio una figlia
come una figlia vuol far l’amore
ma Fernandino resiste e vomita
e si contorce dal dolore
e allora il bisturi per seni e fianchi
in una vertigine di anestesia
finché il mio corpo mi rassomigli
sul lungomare di Bahia
Sorriso tenero di verdefoglia
dai suoi capelli sfilo le dita
quando le macchine puntano i fari
sul palcoscenico della mia vita
dove tra ingorghi di desideri
alle mie natiche un maschio s’appende
nella mia carne tra le mie labbra
un uomo scivola l’altro si arrende
che Fernandino mi è morto in grembo.
Fernanda è una bambola di seta
sono le braci di un’unica stella
che squilla di luce di nome Princesa
a un avvocato di Milano
ora Princesa regala il cuore
e un passeggiare recidivo
nella penombra di un balcone
o matu (la campagna)
o cèu (il cielo)
a senda (il sentiero)
a escola (la scuola)
a igreja (la chiesa)
a desonra (la vergogna)
a saia (la gonna)
o esmalte (lo smalto)
o espelho (lo specchio)
o baton (il rossetto)
o medo (la paura)
a rua (la strada)
a bombadeira (la modellatrice)
a vertigem (la vertigine)
o encanto (l’incantesimo)
a magia (la magia)
os carros (le macchine)
a policia (la polizia)
a canseira (la stanchezza)
o brio (la dignità)
o noivo (il fidanzato)
o capanga (lo sgherro)
o fidalgo (il gransignore)
o porcalhao (lo sporcaccione)
o azar (la sfortuna)
a bebedeira (la sbronza)
as pancadas (le botte)
os carinhos (le carezze)
a falta (il fallimento)
o nojo (lo schifo)
a formusura (la bellezza)
viver (vivere).