Facciamo Ressa! Noi lesbiche credenti di Trento
Testimonianza di Federica del gruppo Ressa di Trento
Il gruppo Ressa, nasce a Trento nell’inverno tra il 2003 e il 2004. Tutto partì da una mia telefonata all’arcigay locale per chiedere se esistesse già un gruppo di omosessuali credenti o se almeno qualcuno fosse interessato a un’esperienza del genere… quindi una lesbica che dà il via al gruppo, se la vogliamo mettere così :-p .
Personalmente sentivo che era importante integrare il mio vissuto di fede con quello che sentivo il mio cammino affettivo. Sono stata per anni all’interno della chiesa cattolica, tra gruppi adolescenti, cori parrocchiali, associazionismo, giornate mondiali della gioventù, pastorale giovanile e mondo ecumenico (oltrechè una tesi in storia della chiesa al Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra…). Ma in tutto questo a un certo punto ho avvertito una distanza, una carenza, non poter mai dire apertamente “io ho questi sentimenti e vorrei che li condivideste con me”…
Parallelamente un diacono locale aveva radunato alcune persone per creare una piccola comunità di base a Trento e appena seppe di questa iniziativa ‘omosessuali credenti’, fu molto contento di aiutarci ad avviare il tutto.
Così per un paio d’anni ci trovammo in quattro/cinque, a volte qualcuno di più, in casa privata, leggendo il vangelo, parlando di libertà e di amore…molto semplicemente. Fu una bella esperienza che ricordo con affetto.
Inutile dire che questo diacono ebbe non pochi problemi dalla curia locale, per le sue idee un pò troppo da ‘teologia della liberazione’ e nel suo dossier finì anche l’appartenenza al nostro gruppo, tanto da essere impossibilitato a diventare sacerdote. Decise quindi di trasferirsi in un’altra diocesi dove venne ordinato…le vie del Signore…
Ebbene, dopo 5 anni circa di attività, il nostro gruppo è ancora altalenante, si sono unite altre persone, siamo rimasti in una forma autogestita, e la presenza femminile è comunque molto scarsa… non so se questo sia dovuto al fatto che le lesbiche che decidono di partecipare ad associazioni e gruppi sono in maggioranza più ‘aggressive’ e ‘anticlericali’ o se sia dovuto al nostro modo di porci come gruppo rispetto all’esterno. Infatti, non abbiamo mai esagerato nella visibilità, soprattutto dopo la vicenda del diacono.
Ma all’inizio abbiamo anche volantinato a vari cineforum, abbiamo un sito internet che cerchiamo di tenere aggiornato (io nella fattispecie), abbiamo contatti con il coordinamento gruppi omo credenti e via dicendo…
Quest’anno una ragazza di Lazise, Elisa, ci ha contattati perchè ha visto il nostro sito e cercava un gruppo vicino per partecipare agli incontri e condividere la sua esperienza di fede…ma di questo se vorrà vi parlerà lei.
Altre ragazze si sono unite al gruppo, oltre alla mia compagna che è però residente a Padova e viene quando può, anche una ragazza che ha lavorato qui per un anno, ma poi è tornata a casa sua in Abruzzo. Per i resto abbiamo avuto altre sporadiche apparizioni, ma nulla di più.
Ora la mia posizione nel gruppo è un po’ da ‘segretaria’, tengo i contatti, mando le news, spesso propongo i temi degli incontri, che si svolgono una volta al mese. Ci capita, proprio in questo periodo, l’occasione di far parte di un ‘tavolo GLBT’ locale, che vuole promuovere iniziative e cercare di sensibilizzare la cittadinanza.
Per noi una piccola svolta, dato che non abbiamo mai ‘ufficialmante’ dichiarato la nostra presenza, anche se abbiamo sempre tenuto i contatti con l’arci, con altri gruppi e a livello individuale con altre persone.
La mia personale ‘visibilità’ non è totale, tengo a precisarlo. I miei amici più cari sanno di me, conoscono la mia compagna, usciamo assieme, con la mia famiglia ho parlato, ma lì il tasto purtroppo è dolente, dato che mia madre soprattutto mi ha ‘diffidato’ dal vivere in questa maniera ‘contro natura’ e soprattutto mi ha più volte chiesto di non mettere Dio in mezzo a questo discorso.
Un atteggiamento da donna cattolica, molto devota, che non ha mai cercato di mettere in discussione alcuni ‘dogmatismi’ sterili della chiesa, ma io la rispetto, ha posto un suo limite e io cerco di non turbarla oltre misura, vivendo però liberamente la mia vita.
Al lavoro non sanno di me, sinceramente non ho voglia nemmeno che lo sappiano, il clima del mio ufficio è piuttosto borghese ‘destrorso’, diciamo, perchè quindi mettere il sedere nelle pedate?Ma certamente questa vita un po’ su due dimensioni ha un costo.
Innanzitutto, in fatica nel districarsi tra famiglia e findanzata, cercare di non sovrapporre impegni, non poterla invitare a casa dei miei, non poter dire ai miei cosa faccio con lei, dove andiamo, di che parliamo, quali sono le mie preoccupazioni o gioie a riguardo… è spesso un supplizio, ma ne vale la pena per poter vivere la mia vita.
Dall’altra mi chiedo se Dio non voglia da me di più… se non mi stia chiedendo di espormi maggiormente, di essere un po’ più libera di quello che mi concedo e di dare una testimonianza utile anche ad altre persone, credenti e omosessuali.
Ebbene queste domande per ora restano sul piatto e nella mia piccola fede, ma grande speranza chiedo a Dio che mi stia vicino per non cadere mai nè troppo nel ‘ridicolo’, nè troppo nel prendermi eccessivamente sul ‘serio’, buttando tutto in vittimismo e tragedia…cosa che spesso nei gruppi omosessuali credenti accade.
Bene, spero di non essermi dilungata eccessivamente. Vi ringrazio dell’opportunità di poter parlare della mia/nostra esperienza.
Siti web: xoomer.virgilio.it/ressa_trento – email: ressa_trento@yahoo.it
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