Gay a Sud. Innamorato in fuga da un mondo morto
Testimonianza inviataci da Antonio F.
Conosceva bene la vergogna. Sapeva cosa vuol dire tenersi dentro un sentimento che ti corrode come acido fin dentro le budella. Ma nello stesso tempo ti fa andare avanti, con infinita rabbia. Scorre la vita nel paese arroccato pieno di lucertole raggrinzite con il velo nero. Ti scrutano coi loro occhi bistrattati. Ti osservano, dai loro buchi neri, con indolente misericordia.
L’aria è bollente come un piscio di animale. Rimbomba tra le case semideserte. Come una scorreggia fatta dentro il vestito buono della domenica. Invece di puzzare d’incenso puzzo di fagioli e cavoli amari… In silenzio preghi una piccola madonna costretta nel suo altare nel suo guscio come una perla.
Ti cresce dentro quel desiderio come un bozzolo di larva scura. Un’oliva nera da spremere. Olio per lubrificare le voglie clandestine nelle 127. Non sai se sei una ragazza o un ragazzo, in bilico sopra una corda sporca di sego cammini traballante sopra. Un pozzo artesiano di pulsioni. Credi di stare sopra invece sei nel fango più profondo, fatto di menzogne e silenzi. Senza volerlo, seguendo un impulso che ti parte dalla parte bassa dei pantaloni.
Ti ritrovi a essere una pianta imbrattata del marciapiede. Sogni le storie del fotoromanzo che leggevano le tue sorelle. Ma ti trovi a succhiare cazzi dentro cessi e fabbricati roventi che mai vedranno la fine. Non sai i loro nomi. Sono uomini senza nome che ti accarezzano al buio. Cade una fitta pioggia di sperma. Il giorno ti ritrova a terra riverso sotto una fitta foresta di lacrime scrollanti pugni e calci.
Pensi che non puoi andare avanti così. Ti aggrappi a un ingenuo sogno. Fai un corso di infermiere.. Studi, ti ammazzi ti fatica per un diploma. Sogni di andare via Milano, Bologna. Forse da qualche parte un ragazzo aspetta te. Gli scrivi una breve lettera (stavolta breve): Addio Peppino (quel nome evoca dolcissimi segreti.) Auguri ora ti sposi, farai figli. Sarai felice. Mi dimenticherai? .
Parto verso il nord più estremo. Lascio questa terra arida e consunta del nulla. Chi lascia il nome non può avere rimpianti.