Etero, gay e trans, è tempo di stare “fuori”
Riflessioni lette sul palco del Roma Pride 2014 da Caterina di Nuova Proposta, gruppo di donne e uomini omosessuali cristiani di Roma, 7 giugno 2014
“Lo slogan della campagna di comunicazione del Roma Pride di quest’anno e’ “ci vediamo fuori!”. Fuori, alla luce del sole, senza nascondersi più, perché le nostre esistenze sono belle, degne e piene come quelle di ogni altra persona, e allo stesso modo dovrebbero essere protette e incoraggiate da uguali diritti e responsabilizzate da uguali doveri. Noi di Nuova proposta, donne e uomini omosessuali cristiani, da tempo abbiamo fatto nostra questo stile di vita e di pensiero.
Ci sentiamo parte del popolo di Dio che cammina e vogliamo favorire il cambiamento tra le comunità cristiane che sono ancora troppo disinformate e spesso incapaci di accogliere e sentire veramente come “fratello o sorella” una persona omosessuale o transessuale. Noi, questo cambiamento, cerchiamo di promuoverlo dall’interno delle comunità stesse.
Negli ultimi anni ci stiamo impegnando per “portare fuori” le nostre storie di vita e proporre percorsi nuovi di accoglienza dentro le parrocchie, dentro i gruppi e le associazioni cristiane, proponendoci come interlocutori di un dialogo che sappiamo può essere anche duro e doloroso, ma che riteniamo indispensabile.
Accogliere significa entrare in relazione profonda con una persona, senza giudicare, senza porre condizioni, significa rispettare l’altra persona, i suoi desideri, la sua affettività e contribuire con ogni mezzo al dispiegarsi delle sua energie vitali, dei suo sogni,che sono qualcosa di sano e prezioso e possono essere importanti e utili per tutti, per il bene della società. E’ finito il tempo di aspettare passivamente cambiamenti nel mondo cristiano o legittimazioni dall’alto.
Abbiamo capito che il cambiamento si realizza solo mettendosi in gioco, proponendo, mettendo in circolo le proprie esperienze, le proprie esistenze, trasformandole in occasione di crescita per la comunità intera.
Oggi più che mai,siamo di fronte a un’opportunità di cambiamento e crescita.
La domanda che si e’ rivolto spontaneamente il vescovo Francesco “chi sono io per giudicare un gay?” – comunque la si pensi – è stato un balsamo per molte persone, ma deve ora diventare un cambiamento concreto. Quella sospensione di giudizio non basta!
Deve evolvere in crescita delle comunità cristiane nella loro capacità concreta di accogliere, incoraggiare, rispettare le persone omosessuali e transessuali nel loro desiderio di una vita piena, come tutte le persone che ancora oggi si trovano emarginate ed escluse a causa dei sistemi di potere.
La nostra speranza, per cui continuiamo a lottare, è quella che di realizzare il progetto di libertà e di umanità proposto da Gesù 2000 anni fa: guardare ogni persona con gli occhi del cuore e non con quelli della legge, lottare perché chi viene lasciato indietro dalla società dei potenti, possa camminare a testa alta con la propria dignità di essere umano. Gesù camminava e predicava “fuori”, per le strade, non nel tempio.
Dobbiamo continuare, tutti insieme, lesbiche, gay, etero, transessuali, credenti e non credenti a stare “fuori”, a produrre bellezza e speranza, a dialogare con tutti, a proporre valori nuovi e a lottare per diritti e doveri uguali per tutti!”.