Gender, filosofie e teologie. La complessità, contro ogni ideologia
Dall’introduzione di Damiano Migliorini* al suo libro “Gender, filosofie, teologie. La complessità, contro ogni ideologia”, Editore: Mimesis, 2017, pp.14-17
In un mondo che sembra scivolare verso il baratro dell’autoritarismo e dell’illiberalità – di cui la campagna anti-gender non è che un sintomo – il filosofo non può non sentire l’urlo degli oppressi e non può non cercare di portare la loro voce alle orecchie di chi non vuole udirla. Uno dei tanti modi per farlo è dare ordine ai ragionamenti in un libro, perché comprendere riduce la paura, e la serenità predispone all’ascolto.
Quando ho esternato a un amico docente l’intenzione di scrivere questo libro, ha reagito – a metà tra lo scherzoso e il preoccupato – dicendomi: “La prego di essere moderato”. Mi ha colpito. Ho pensato a lungo a quell’esortazione: esprimeva l’esigenza profonda di una persona credente e colta di ricondurre la discussione al giusto livello di scontro (teoretico, non di piazza) ed evitare banalizzazioni. L’unico modo per riuscirci consiste proprio nel considerare la complessità della “questione gender”: le scarse conoscenze attuali di molti fenomeni ci impongono cautela, flessibilità, ponderatezza nel formulare giudizi e teorie.
Questo libro fa parte di un trittico. La prima “pala” è L’amore omosessuale, pubblicato qualche anno fa con Beatrice Brogliato, in cui abbiamo affrontato nel dettaglio uno dei temi che orbitano intorno al “genere”. Nella parte teologica da me curata si faceva il punto sui percorsi per un aggiornamento dottrinale, rispettoso delle categorie morali della Chiesa Cattolica.
Alcune questioni antropologiche sono state trattate in modo più ampio nella seconda “pala”, il saggio È possibile una teologia del genere? (in Sguardi sul genere, curato da P. Rigliano, 2018) dove si dà una panoramica di molte delle questioni tratteggiate qui. Questo volume sta “nel mezzo” – anche se cronologicamente è l’ultimo (per tempistiche editoriali) – e il suo titolo, da un certo punto di vista, permette di intuirne il perché: fra le pagine si è cercato di analizzare tutti i presupposti scientifici e filosofici che sono propedeutici al saggio teologico. I tre testi, nel loro insieme, possono fornire una visione esaustiva e costituire le basi di un’elaborazione più completa e sistematica.
Il presente volume (Gender, filosofie, teologie. La complessità, contro ogni ideologia) ha però anche un valore proprio e indipendente, che illustrerò a breve; ma prima occorre esplicitare la scelta di sostantivi plurali nel titolo. Filosofie è un plurale che suona familiare: nel testo si vedrà come diversi sistemi di pensiero interagiscano con le scienze umane nel tentativo di dare un senso ai nostri corpi sessuati e ai problemi teorici che essi generano; ne nascono, appunto, delle filosofie (sul “genere”) con premesse ed esiti eterogenei.
Teologie, invece, è un plurale meno consueto: indica che sono molteplici i logoi che possiamo fare in ambito teologico sulla “questione gender”; e sono pure piuttosto frastagliati e imprecisi, forse prematuri, visto che mancano dati, lessico, bibliografie e definizioni su cui ci sia un consenso sufficiente. Anche se buona parte delle questioni teologiche viene affrontata nel saggio richiamato sopra, qui esse emergono spesso, in particolare nei capp. 8, 9 e 10. Dall’ordine dei sostantivi del titolo si intuisce che la sintesi teologica è il fulcro verso cui convergono le argomentazioni e le riflessioni dei vari capitoli.
Con questo libro, dunque, si cerca di venire incontro ad alcune esigenze. La prima (didattica) è accompagnare teologi, formatori, pastori e laici nel processo di acquisizione di concetti e termini indispensabili per muoversi nella “Babele Gender”, fornendo una visione d’insieme che aiuti a cogliere i nessi tra questioni scientifiche, filosofiche e teologiche con sguardo critico.
Accompagnarli fino al livello minimo indispensabile per intraprendere una seria rielaborazione personale. Non nasconderò al lettore il travaglio umano che lo attende: la tematica gender è un kairós poiché impone di tornare alle radici del proprio credere e pensare. Chiede una riorganizzazione complessiva, olistica, della propria mappa mentale, fatta di vere o presunte evidenze scientifiche, ontologiche, antropologiche, epistemologiche (oltre che esegetiche, ecclesiologiche e cristologiche, come si evince dalle altre due pale del trittico).
Un compito da brividi. Un travaglio necessario, che anche la Chiesa dovrà decidersi ad affrontare. Rendersi conto della complessità del tema è solo il primo passo; mettere in moto il pensiero – superando la sclerosi dell’attuale contrapposizione ideologica – è il secondo. Porrò allora sul tavolo le questioni, suggerendo prospettive e proposte, per mostrare come la teologia potrebbe muoversi in futuro, a quali livelli, tenendo conto di quali idee. Una sorta di optionated introduction, in cui si istruisce una questione, se ne tracciano i contorni, si danno possibili risposte e non si rinuncia a proporre un proprio modello. Mostrare gli errori degli anti-gender, infatti, non è sufficiente: riconosciuta la complessità, bisogna cercare di prendere posizione, come teologi, fedeli, laici. Proporrò allora una visione complessiva, ma allo stesso tempo offrirò al lettore gli strumenti per giudicarla e crearsene una propria. […]
Il libro affronta le questioni sollevate dalla campagna anti-gender, prima indirettamente e poi direttamente. Gli slogan anti-gender – sullo sfondo – fungono da pretesto per articolare capitoli e argomentazioni. Il libro, con l’intento di fornire anche qualche controargomentazione efficace, si colloca tra il teoretico e il “militante”. Cerca di dissipare la confusione insegnando a distinguere; vuole aiutare i lettori a riflettere sugli eventi che li stanno travolgendo, offrendo loro chiavi di lettura. […]
C’è poi un’ulteriore finalità pratica. L’auspicio del “trittico” nel suo complesso è di avvicinare due mondi: quello laico non credente e quello ecclesiale. […]In questa ricerca di un avvicinamento mi guida una convinzione: il dialogo diventa possibile quando i membri dei due gruppi cominciano a vedere un nuovo compito comune in cui godano di una certa uguaglianza nel lavorare insieme. La “questione genere” tocca nel profondo sia la cultura laica sia la teologia cattolica, in quasi tutte le sue discipline, vivificando una tradizione che ha in sé le potenzialità per rinnovarsi restando fedele a se stessa nelle linee essenziali. […]
Affrontare le tematiche legate al genere è un viaggio entusiasmante, che auguro a tutti, soprattutto ai teologi. Come in ogni vero viaggio, si parte con un bagaglio di idee, ma l’incontro con persone e luoghi, difficoltà e gioie, costringe a svuotare un po’ la valigia, per riempirla di cose nuove.
* Damiano Migliorini è dottorando in Scienze Umane all’Università di Verona (Filosofia), laureato in Scienze Religiose, ‘Recognized Visiting Student’ a Oxford nel 2016 e Durham nel 2017. Docente di Filosofia e Storia, Casco Bianco nel 2014, ha pubblicato alcuni contributi teologici e filosofici in riviste scientifiche italiane e internazionali. Tra i suoi testi: L’amore omosessuale (con B. Brogliato, 2014); Lettere di un giovane, ai giovani (2017), Lineamenti di cristeologia (2017), Eternal Immolation (2017).