Giurarsi “amore e fedeltà” in Armenia
Articolo di Vahan Ishkhanyan tratto dal sito 168 Hours Weekly online del 13 luglio 2006, liberamente tradotto da Innocenzo
Harut e Misha si sono sposati a Echmiadzin (Ndr città sacra dell’Armenia e sede del capo della Chiesa apostolica armena). Se non lo avete intuito Harut e Misha sono due giovani omosessuali. E naturalmente la loro è stata una cerimonia simbolica, poiché la Chiesa apostolica armena non autorizza i matrimoni gay.
Si sono scambiati gli anelli in chiesa e poi hanno organizzato una piccola festa di nozze con la madre di Misha e i loro amici. Sono entrambi venuti da Parigi a Echmiadzin per giurarsi eterno amore. Entrambi sono cresciuti in un ambiente dove gli omosessuali non sono tollerati e anzi vengono apertamente disprezzati.
Misha Meroujan, 35 anni all’età di 15 aveva capito che era gay e ha sofferto la contraddizione di dover conciliare i modi di vita armeni con il suo sentirsi omosessuale. “Sono stato allevato in una famiglia tradizionale armena. Quando ero ancora piccolo volevo andare lontano da casa e ho lasciato l’Armenia per la Russia, per studiare e per sentirmi più libero. Quando sono tornato a casa i miei genitori volevano combinarmi un matrimonio“.
“Ho sentito che avevo tre opzioni: la prima era sposarmi, la seconda era di condurre una vita segreta, la terza il suicidio. Ho scelto una quarta, ovvero lasciare il mio paese“.
Prima di partire per la Francia, ma anche quando viveva in Russia, Misha pensava che la sua omosessualità fosse una malattia. Non riusciva ad ammettere il suo orientamento sessuale: “Mi ritenevo colpevole, anomalo, deviato, difettoso. Ho cercato di essere “normale”.
“Mi sono costretto a fare sesso con le ragazze, per diventare “normale”, come tutti. Ma se ci riuscivo soffrivo ancora di più. Mi sentivo peggio quando facevo sesso con una ragazza, di quando lo facevo con un ragazzo. Ho cominciato a osservare come vivevano gli omosessuali negli altri paesi Europei e ho capito che il problema non ero io, ma la società armena“.
Così, nel 2001, ha fondato l’Associazione dei gay e delle lesbiche Armeni di Francia (AGLA), e attraverso il sito web dell’associazione ha conosciuto Harut.
Harutyun Zhonzhikian, 38 anni, è nato a Beirut, in una famiglia aderente al partito Dashnaktsutyun (il partito storico della diaspora armena). Da bambino si trasferì a Parigi insieme con la famiglia. Durante l’adolescenza, poichè era omosessuale, i genitori hanno deciso che era malato e lo hanno portato da diversi psichiatri: mio padre ha detto a uno psichiatra, “Mio figlio è un omosessuale, per questo motivo siamo venuti da lei. Vogliamo che sia guarito perchè non sprechi la sua vita e sia un uomo”.
Il medico si arrabbiò molto e disse: “Io sono un omosessuale e come vede non ho sprecato la mia vita“.
“Era importante per la mia famiglia che il loro figlio si sposasse, che la famiglia avesse una discendenza”. “Mia madre mi disse che voleva che mi sposassi, poi potevo fare ciò che volevo. Infatti per molti omosessuali armeni è normale sposarsi e poi fare quello che vogliono di nascosto“.
Harut racconta che la comunità armena a Beirut aveva scoperto suo cugino con un ragazzo, lo hanno preso gli hanno rasato la testa e le sopracciglia, lo hanno brutalmente picchiato e lo hanno lasciato per strada. Ora suo cugino è sposato, ha un amante gay, e la moglie lo sa.
Ma Harut ha rifiutato di sposarsi e di condurre una doppia vita e ha lasciato la sua famiglia. Non ha rivisto la sua famiglia per nove anni, fino a quando i suoi non hanno accettato la sua omosessualità.
Anche suo zio di Beirut, capo del partito Chanchikian di Dashnak, che voleva che Harut si trasferisse a Beirut, quando è venuto a Parigi ha ammesso che avevano sbagliato a curarlo e gli a stretto la mano.
A Paigi Harut ha cercato di avere degli amici armeni. Così nel corso di una ricerca su Google ha trovato l’AGLA (Associazione dei gay e delle lesbiche Armeni di Francia).
Misha lo ha incontrato nel mese di gennaio. “Quando ci siamo incontrati non sapevamo che ci saremmo messi insieme”, “poi ci siamo innamorati l’uno dell’altro così tanto che né io, né lui, siamo stati in grado di lavorare“.
Misha, come egli stesso dice, ha avuto una vita molto libertina, infatti cambiava spesso patner. Harut, al contrario, aveva avuto sempre legami stabili, prima una storia durata nove anni ed un’altra durata tre: “Harut mi ha detto che voleva costruire una relazione stabile. Ho dovuto fare una scelta. Qualcosa dentro di me non voleva, non mi andava di creare una triste copia di una coppia eterosessuale. Ma ho cercato gli occhi di Harut e gli ho detto: se lo vuoi troveremo un modo”. “Quando ami una persona puoi anche andare in chiesa per fare lo scambio degli anelli”.
Harut è un gioielliere e ha cesellato il suo anello e quello di Misha incidendoci all’interno in armeno: “L’amore è fedeltà“. Sposarsi in chiesa è stata una sua scelta: “Io sono armeno e per questo vogliono sposarmi in Armenia e, come mi ha insegnato la mia famiglia, avrei voluto che fosse in chiesa”.
Ma è dispiaciuto perchè la chiesa armena non accetta gli omosessuali e i matrimoni gay: “Vorrei che la chiesa cambiasse il suo atteggiamento, che è ingiusto”. La giovane coppia vorrebbe anche trovare una lesbica per diventare genitori con l’inseminazione artificiale. Ma la madre di Harut vuole che sia una donna armena.
Vale la pena ricordare che sino al 2003 l’omosessualità è stata un crimine in Armenia, ai sensi dell’articolo 116 del codice penale, una persona poteva essere incarcerata per un massimo di 5 anni per aver avuto dei rapporti omosessuali. Sotto la pressione del Consiglio d’Europa, l’articolo è stato rimosso, ma l’omofobia resta una caratteristica nazionale.
Misha dice che sua madre ha gradualmente accettato il suo orientamento sessuale. Ma gli chiede di nasconderlo mentre è a Yerevan, in Armenia. Si chiede: “Che cose terribili hanno fatto omosessuali per essere tanto odiati?”
Tuttavia l’Associazione Gay e lesbiche Armeni (AGLA), creata da Mishaha, ha avuto un certo ruolo nel modificare l’atteggiamento verso gli omosessuali della comunità armena di Parigi. Quando l’organizzazione è stata istituita è stata trattata con disprezzo, ma poi hanno cominciato a tollerarla.
Dice Misha: “Quattro anni fa, quando abbiamo partecipato a una manifestazione armena, sputavano su di noi, ma abbiamo continuato a marciare senza prestargli attenzione. Ora si sono abituati a noi”.
Misha e Harut vorrebbero promuovere la tolleranza verso gli omosessuali anche in Armenia. Per aiutare gli armeni omosessuali hanno fondato un ONG (organizzazioe non governativa). Ma non hanno voluto menzionare nello statuto dell’organizzazione che è nata per aiutare gli omosessuali, per non avere ostacoli nella registrazione e per non farla diventare bersaglio dell’omofobia.
Come spia della situazione difficile in Armenia, la giovane coppia ha chiesto che la loro storia non venisse pubblicata fino a che non fossero ritornati a Parigi.