Gli omosessuali credenti e lo scandalo della visibilità nella chiesa
Riflessione di Gianni Geraci tratta da arcilesbicaudine.com
Essere cattolici "non può significare buttare a mare la coscienza e prendere per oro colato quello che viene detto dalla gerarchia, ma anzi, il cattolico che ha una fede adulta ha il dovere di formare la propria coscienza e di fare apertamente i conti con la propria esperienza affettiva e anche sessuale. Così ogni omosessuale credente non può prescinderne, a meno che non voglia cadere nell'ipocrisia che il Vangelo condanna più volte in modo molto severo, mentre non condanna (se non in pochi versetti) l'omosessualità". Una riflessione di Gianni Geraci, responsabile del gruppo di credenti omosessuali "il Guado" di Milano.
"Omosessualità e Fede Cattolica: un binomio ancora possibile nell'Italia dei Dico?", è stato il titolo della conferenza organizzata il 22 febbraio 2007 al Caffé Caucigh a Udine dal Comitato provinciale ArciGay Nuovi Passi di Udine e Pordenone e da ArciLesbica Udine.
Al fianco del presidente di Arcigay Mancuso, al tavolo dei relatori, c'era Gianni Geraci, presidente del gruppo cristiani omosessuali "Il Guado" di Milano, che ha portato la sua testimonianza di credente omosessuale da anni impegnato per una presenza visibile degli omosessuali credenti all'interno della Chiesa cattolica. Trascriviamo un breve estratto del suo interesante intervento.
La responsabilità dell'essere credenti
Gianni Geraci nel suo intervento, dopo aver spiegato in forza dei suoi studi teologici, alcuni concetti base del cattolicesimo nel suo sviluppo storico dalle origini a oggi, cioè dal Concilio di Nicea indetto dall'Imperatore romano Costantino nel IV secolo al Concilio Vaticano II, ha sottolineato come "essere cattolici significhi innanzitutto confessare che Cristo è il Signore, attraverso i tre capisaldi dell'esperienza, del Magistero e dell'ascolto della Parola di Dio. Nessuno di questi capisaldi può essere trascurato, e l'esperienza, legata alla propria vita e all'impegno per una testimonianza credibile – ha rilevato – impone innanzitutto responsabilità, nei confronti di se stessi e degli altri".
Essere cattolici, dunque, ha proseguito Geraci, "non può significare buttare a mare la coscienza e prendere per oro colato quello che viene detto dalla gerarchia, ma anzi, il cattolico che ha una fede adulta – ha ribadito – ha il dovere di formare la propria coscienza e di fare apertamente i conti con la propria esperienza affettiva e anche sessuale.
Così ogni omosessuale credente non può prescinderne, a meno che non voglia cadere nell'ipocrisia che il Vangelo condanna più volte in modo molto severo, mentre non condanna l'omosessualità".
E l'omosessualità, invece di essere un ostacolo lungo il cammino del credente, "può essere considerata – ha detto Geraci – un dono prezioso per l'acquisizione di una fede più consapevole e matura".
Certi "direttori spirituali" nella Chiesa cattolica che hanno la tendenza a dire "dimentica, sopprimi, cambia, guarisci", ha sottolineato ancora il rappresentante de "Il Guado", "sono degli irresponsabili che istigano i fedeli all'irresponsabilità, spingendoli perciò a comportarsi in modo difforme dagli insegnamenti che Gesù ci consegna nel Vangelo".
Lo scandalo "attivo" della visibilità
Geraci ha anche esaminato l'evoluzione dell'atteggiamento delle Gerarchie Cattoliche nei confronti dell'omosessualità negli ultimi decenni: dagli anni Settanta, durante i quali si registrò una certa apertura "alla comprensione dell'omosessualità", anche attraverso documenti ufficiali , a partire dal 1994 a oggi, cioè da quando Ratzinger divenne Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, i vertici del Vaticano hanno sviluppato, invece, una crescente paura dell'omosessualità "che non piace quando diventa visibile – ha affermato Geraci – quando è vissuta dignitosamente, quando è integrata nel resto della vita sociale e comunitaria".
Battaglia, quella della Chiesa Romana, "che è diventata ancora più aspra quando si è iniziato a chiedere il riconoscimento di qualche dignità alla coppia stabile che esprime una vera relazione affettiva". Così la Gerarchia "si è incamminata lungo una china che nulla ha a che fare con il messaggio evangelico", ha commentato Geraci.
"Dovere degli omosessuali credenti che amano la Chiesa – ha detto anche il rappresentante de Il Guado -, è metterla di fronte agli errori, a costo di essere scomodi, per chiedere alla fede cattolica di essere davvero universale come si professa, cioè accogliente e inclusiva di tutte le differenze".
Stoccata finale di Geraci ai "neocon", stile Marcello Pera e Giuliano Ferrara, "che non sanno nulla di fede e di valori e però si genuflettono ai diktat dell'Oltretevere". "Voglio una Chiesa dove si fa sentire la voce dello Spirito Santo, e non quella di Giuliano Ferrara. Ma se Ferrara sta con Ruini – ha concluso –, sono sicuro che lo Spirito Santo sta con noi". […]