Ho scoperto che mio marito è gay. Che fare?
Lettera di Silvy e risposta del giornalista Stefano Lugli tratte da Metro – edizione Firenze del 2 marzo 2009
Scrive Silvy a una rubrica di lettere di un giornale: “dopo non poche discussioni e frustrazioni mio marito mi ha finalmente confessato di essere gay,… Io ci sto male, mi sento umiliata come donna e tradita come persona”.
Una situazione non facile e più diffusa di quanto si creda perchè, scegliere il matrimonio con una donna come alibi per nascondersi, come dice il giornalista Lugli, a “poco ha che fare con l’amore”.
Caro Lugli, ho bisogno di un tuo parere anche se no so quanto c’entra il cuore nella mia vicenda. Sono una quarantenne, piacente, professionalmente affermata, con un figlio che è la gioia della mia vita.
Allora dirai, cosa c’è che non va. Non va il fatto che la mia vista sessuale si è fermata più o meno al concepimento, ormai otto anni fa, e li è restata. Lo so, mi risponderai che è così per molte coppie, che l’arrivo di un bebè scombussola e spesso cancella l’intimità e dopo è difficile ritrovarsi, ma io ho un problema più serio.
Dopo non poche discussioni e frustrazioni mio marito mi ha finalmente confessato di essere gay, non praticante, ma profondamente gay.
Tutto risale alla sua infanzia quando, mi ha raccontato, ha avuto le sue prime esperienze in quel campo. Poi, visto che i genitori insistevano, ha cercato una donna alibi, io, e mi ha sposata. Per un po’ ha creduto di essere cambiato, di poter avere rapporti soddisfacenti con l’altro sesso, bipolarismo lo chiama lui. Ma adesso ha capito che le donne proprio non gli interessano.
Mi ama, dice, resterà con me per nostro figlio, e per darmi una famiglia, ma in quel campo proprio non ce la fa. Poi però si ingelosisce e fa delle scenate se tardo a rientrare, o se esco con qualche amica, se non sa dove sono, e mi accusa di rovinare la famiglia.
Io ci sto male, mi sento umiliata come donna e tradita come persona, e comincio anche a guardare gli altri uomini, ma poi non mi decido pensando a cosa succederebbe alla mia
famiglia.
Silvy, disperatamente
La risposta…
Cara Silvy, scusami ma ho dovuto tagliare il tuo lungo sfogo. Che condivido appieno eccetto che per l’ultima frase. Magari mi sbaglio ma mi sembra di ricordare che anche un’istituzione come la Chiesa, che su questa materia non si può certo tacciare di avanguardismo, considera importante il sesso come collante del matrimonio.
Detto ciò lascerei a interlocutori più qualificati il giudizio etico morale. Da parte mia mi limito a dire che il ruolo di alibi poco ha che fare con l’amore, e che il problema, più che tuo, dovrebbe essere di chi, con poca onestà, l’ha creato.
Ed è lui che deve risolverselo e intanto sopportarne le conseguenze, deragliamenti dalla improbabile via che ha tracciato compresi.