I colori della fede. Sono un prete gay al servizio di Dio
Articolo di Mark Z. Saludes pubblicato sul sito rappler.com (Filippine) il 27 agosto 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
MANILA (Filippine). Il pride è stata una dimostrazione pubblica di affetto e di colori: le persone si sorridevano, si abbracciavano e si baciavano, dicendo ad alta voce: “L’amore vince”. Nel bel mezzo dell’annuale sfilata del gay pride di Manila, c’è stato un prete cattolico che ha detto che la sua fede è diventata più forte da quando ha accettato senza riserve il suo vero io. “Sono gay” ha dichiarato padre RJ*. “L’omosessualità non è più un problema nel clero cattolico”.
Insieme ai suoi amici e a centinaia di altri membri della comunità LGBT, il prete si è unito alla sfilata con orgoglio e sicurezza di sé. “Questo rappresenta la mia sessualità e la mia fede” ha detto il prete trentaseienne mostrando il suo braccialetto con le croci dai colori arcobaleno. “Perché dovrei vergognarmene? Le mie preferenze sessuali non hanno mai intralciato il mio ministero di prete cattolico”.
“Dal giorno in cui ho capito chi ero realmente e ho abbracciato senza riserve la mia sessualità, ho anche capito come servire Dio con tutto quel che ho, senza far finta di essere qualcuno che non sono” ha aggiunto RJ che quattro hanni fa ha fatto voto di castità, povertà e obbedienza che ha descritto come “le colonne che sostengono il mio essere”.
La vecchia vita
Prima di diventare sacerdote, la vita di RJ ruotava intorno alla città. RJ , un contabile laureato in economia, ha lavorato un anno come insegnante proma di entrare in seminario.
Ricorda i giorni in cui ha capito di essere attratto sessualmente dagli uomini, qualcosa che sulle prime l’ha confuso, rendendolo dubbioso sul suo valore. “È stato durante la pubertà che ho sentito questa strana attazione per il mio stesso sesso. Sapevo di essere gay, ma la cosa mi spaventava”.
Don RJ è cresciuto in una famiglia conservatrice dai forti valori cristiani. La paura di essere cacciato di casa lo ha angustiato per parecchi anni. Stanco di discriminazioni e rifiuti, ha cercato di nascondere chi era veramente. Al college ha cercato di mascherare la sua sessualità dietro brillanti risultati accademici. Ha continuato questo giochetto, ma non per molto. “Mi sono innamorato di un uomo che mi ha insegnato ad accettare la mia vera identità” ha detto RJ.
Iniziò un anno di “prime volte”. Il suo primo mazzo di rose, la prima volta di passeggiate mano nella mano, la prima volta in cui parlare di “adorabili sciocchezze”, il suo primo bacio, la sua prima esperienza sessuale.
“I giorni passati con lui sono stati tra i più felici della mia vita. Mi sentivo apprezzato: finalmente appartenevo a qualcuno. Ero più libero. Non dovevo più nascondere le mie paure. Ogni volta che ero con lui mi sentivo me stesso”.
Ma venne il momento in cui questi momenti pieni di gioia e di colore divennero i più tristi. Le note dell’amore più dolce si trasformarono in una lista di promesse infrante. RJ tornò alla sua vecchia vita, ma con nuove prospettive.
“Ero stato ferito, ma non avevo più paura. Una cosa che ho imparato da questa relazione è stato di accettare il mio vero io – che comprendeva anche la mia sessualità”.
Il primo amore, l’ultimo
Un giorno RJ si trovò inginocchiato davanti all’altare e a Cristo crocifisso, illuminato solamente dal cero pasquale. Il prete ricorda come pregò che la pena e il rammarico lasciassero il suo cuore. Le cicatrici della sua prima agonia erano ancora lì.
“È stato giusto alla fine del college. È stato anche il giorno in cui ho capito perché la relazione con l’uomo che amavo si era risolta in un fallimento”.
Guardando il cero pasquale che tremolava nella fresca brezza pomeridiana, il prete iniziò a capire che il suo primo amore non era l’uomo che gli aveva spezzato il cuore. Era Cristo.
“Ero al liceo la prima volta che mi sono unito al coro. Volevo cantare per Cristo. Al college mi sono avvicinato alla pastorale studentesca e all’Azione Cattolica Studentesca”. “Allora non mi era chiaro che volevo servire Cristo, ma ora sono felice: so che lo amo, e voglio mettermi alla sua sequela” aggiunge.
Prima di quel pomeriggio in chiesa si era chiesto spesso cosa fare della sua vita. A quel tempo aveva appena finito di studiare e si stava preparando per gli esami finali.
“Mi sono detto: ‘Voglio diventare prete‘”. Ricorda RJ. Rivelò a sua madre di voler diventare prete. “Lei mi disse: “Perché non lavori per un anno, e poi decidi se vuoi davvero fare il prete?’”. Esattamente un anno dopo questa conversazione, RJ disse che voleva ancora farlo. “[Ho preso] una decisione e non la cambierò. Ho deciso che sarò prete”. A trentadue anni RJ diventa membro di una delle più grandi congregazioni religiose delle Filippine.
La Chiesa e l’omosessualità
Secondo padre John Harvey degli oblati di san Francesco di Sales, autore di The Truth about Homosexuality: The Cry of the Faithful, “per una persona che non può ‘sbarazzarsi’ dall’omosessualità… il solo modo per adempiere al comando divino della castità è praticare l’astinenza sessuale”. Harvey spiega che “per astinenza sessuale si intende l’evitare qualunque attività sessuale che porti all’orgasmo”.
Nel suo libro Harvey sottolinea anche che l’astinenza sessuale diventa “una forma di amore se la sua causa è l’amore per Gesù Cristo”.
Il sociologo Jayeel Serrano Cornelio, direttore del Development Studies Program all’Ateneo de Manila University, dice che i preti gay, come nel caso di RJ, non sono rari. “Un prete gay non è una rarità. Penso, anzi, che lo siano in molti” dice Cornelio. Spiega anche che l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità non è cambiato. “La Chiesa afferma sempre di condannare il peccato ma non il peccatore”. “Significa anche che la Chiesa accetta gli omosessuali, ma ne disapprova gli atti perché costituiscono peccato”.
“La teologia cattolica non concorda necessariamente con l’omosessualità. La comunità accetta la persona a prescindere dal suo orientamento sessuale, ma ci sono condizioni. Una delle più importanti è la pratica dell’astinenza sessuale, che non è difficile per padre ‘RJ’ dal momento che è un prete”, aggiunge.
Cornelio spiega anche che “è difficile imporre l’astinenza alle persone gay che non sono religiose, perché non hanno nessun voto specifico in questo senso”.
“Credo che la questione più importante sia se anche altri cattolici trovino problematico questo discorso. C’è così tanta gente giovane che non lo considera affatto tale. E forse sono ‘più liberi’ perché non sono preti” dice Cornelio.
Il sociologo sottolinea anche che nelle Filippine la tolleranza è limitata e essere apertamente gay è visto piuttosto male. Cornelio dice che spera in un cambiamento della Chiesa cattolica: un messaggio più incisivo di compassione e inclusione.
Nessuna discriminazione
Il sacerdote Eduardo Apungan afferma che il principale insegnamento della Chiesa, scritto o no, è “riconoscere e rispettare la persona nella sua integrità”.
“Il problema di riconoscere la persona nella sua integrità non ha niente a che fare con il suo genere. Cristo ci ha detto di amare la creazione. In un contesto di amore, rispetto e riconoscenza, Cristo non esclude nessuno” dice Apungan.
Comunque, come ogni altra istituzione, anche la Chiesa cattolica ha le sue leggi, un sistema di regole che deve seguite. “Ci sono delle limitazioni poste dalla tradizione della Chiesa e dalle leggi canoniche su quali persone possono diventare preti” dice Apungan, vice presidente dell’Association of Major Religious Superiors delle Filippine. Secondo la dottrina della Chiesa cattolica, il prete è un uomo che ha preso gli ordini, ed è vincolato dalla legge che governa l’istituzione ecclesiastica. “Ecco perché i preti non possono sposarsi: è un peccato a causa delle leggi canoniche che ogni sacerdote ha il dovere di obbedire”.
Sull’insegnamento a propisito delle persone LGBT dice che “La Chiesa non ha mai detto di discriminare le persone gay”. Comunque Apungan aggiunge: “Se una persona gay vuol diventare prete, tecnicamente la Chiesa non la può accettare a causa delle sue norme interne, ma cià non vuol dire che essa discrimini necessariamente le persone con orientamento omosessuale”. Invece la Chiesa chiede alle persone gay di cercare, come sono in grado, di impegnarsi nella sequela di Cristo.
Per un prete gay come RJ che è entrato in seminario senza dichiarare la sua omosessualità, Apungan afferma: “Se un prete ammette di essere gay la Chiesa non lo condannerà per aver detto la verità”. “Ma un prete che confessasse di essere gay non violerebbe alcuna legge canonica”, aggiunge.
Solo per i sacerdoti che aspirano ad un ruolo pubblico importante, la Chiesa aumenta le norme.
“Se un prete ha confessato di essere gay, deve rimanere fedele al voto di castità, o celibato, seguire il diritto canonico, ed evitare comportamenti sconvenienti per un sacerdote”.
Il vescovo ausiliario di Manila Broderick Pabillo, appoggia le dichiarazioni di Apungan: “Non c’è un genere particolare per seguire Dio, ma la Chiesa deve poggiare saldamente sulle sue leggi che ne hanno retto le fondamenta e l’hanno fatta crescere per più di duemila anni”. Nel caso di preti nella condizione di RJ, il prelato dice che “se è gay e casto non dovrebbero essercvi problemi”.
Le scuse di papa Francesco
A giugno inoltrato RJ ha sentito la notizia che papa Francesco ha detto che la Chiesa “non solo dovrebbe chiedere scusa… ai gay che ha offeso, ma anche ai poveri, le donne e ai bambini che sono stati sfruttati e che [sono stati costretti] a lavorare”.
“Ho risposto, ‘Le scuse sono accettate, ma non è abbastanza’”, ha detto RJ. Il sacerdote ha detto di non essersi mai sentito offeso dall’ordine di cui fa parte. “Non mi sono mai sentito diverso, né discriminato. Non so se sappiano che sono gay, ma credo che se anche lo sapessero non mi giudicherebbero”.
RJ ha osservato che “l’omosessualità è abbastanza comune tra i preti”. “Ci scherziamo sopra. Quando ne parliamo seriamente ci sono molti preti che dicono di essere omosessuali”.
Ha aggiunto che ci sono membri del clero che “se ne stanno ancora nascosti per paura, o perché si sentono confusi e colpevoli”.
Alla domanda sul perché sembrasse così a suo agio nell’ammettere di essere gay RJ ha risposto: “Perché mantengo il mio voto di rimanere casto”. “Non c’è niente di cui aver paura perché non c’è niente da nascondere” aggiunge. Poi cita la sua dichiarazione preferita di papa Francesco: “Se una persona è gay, e cerca il Signore con buona volonta, chi sono io per giudicare?”
*RJ non è il suo vero nome
Testo originale: A gay Filipino priest’s story: In God’s service