I cristiani possono essere Gay?
Articolo di Bill Shepson tratto da Charisma Magazine (USA) del Luglio 2001, liberamente tradotto da Alberto Damiano
In una fredda mattina d’inverno, ad Orlando, in Florida, dozzine di motociclisti reclamano un posto per parcheggiare su di un prato erboso. Uomini e donne, cercando di arrivare in tempo alla messa, prendono le loro Bibbie e si precipitano verso un caratteristico edificio in legno.
I ragazzi che si dirigono alla scuola domenicale salutano con la mano i loro amici mentre corrono su di un marciapiede alberato. Dopo aver ricevuto un caloroso saluto dagli uscieri, i fedeli cercano affrettatamente posto. Quasi 200 persone affollano il piccolo santuario.
Con esso, ci ammonisce del pericolo che il rifiuto il Mondo di Dio comporta. Sottolinea l’importanza di ascoltare coloro che hanno acume spirituale. Ci mette in guardia dalla divisione del nostro cuore in compartimenti stagni, e dal lasciare che Dio governi solo alcuni di essi.
I fedeli si avvicinano all’altare per ricevere la benedizione e per celebrare la comunione. L’incontro si conclude con un inno. Sembra essere stata esattamente come tutte le altre funzioni celebrate in giro per la città. Eccetto che per una profonda distinzione: le persone che si sono radunate nella Metropolitan Community Church, sono, per la maggior parte, dichiaratamente omosessuali.
Dicono di aver riconciliato la loro fede con la propria omosessualità. Insistono che i passaggi della Bibbia che condannano il comportamento omosessuale non si applicano al mondo di oggi, oppure sono stati male interpretati. Dicono alle persone gay e lesbiche che vengono nella loro chiesa che Dio non ha alcun problema con il loro orientamento sessuale.
Charisma ha recentemente intervistato i principali esponenti del “movimento gay Cristiano”, insieme ai direttori dei ministeri sacerdotali Cristiani impegnati ad aiutare coloro che ricercano libertà all’interno della propria omosessualità.
Abbiamo scoperto che l’omosessualità è un problema complesso che richiede allo stesso tempo saggezza spirituale e compassione verso coloro che ne sono alle prese nella loro vita. Richiede inoltre alla Chiesa di guardare in faccia ad alcune dure realtà.
La congregazione di Trissell è una delle 300 e più Associazioni Universali delle Chiese delle Comunità Metropolitane [UFMCC, Universal Fellowship of Metropolitan Community Churches, N.d.T.] che si riuniscono in 18 nazioni del mondo. La sezione gay di tale associazione – che fu fondata dallo scomunicato padre Troy Perry della Chiesa di Dio (Cleveland, Tennessee) nel 1968 e vanta più di 32000 adepti – è la più grande delle reti di chiese gay, tutte piccole a confronto con quelle di denominazione tradizionale, Evangelica e Pentecostale-Carismatica. Addirittura invece, per la maggior parte delle altre chiese gay al di fuori della UFMCC le statistiche non sono nemmeno disponibili.
Ma nonostante le cifre relativamente modeste, la crescita del movimento delle chiese gay è stabile – e non si è limitata allo stile più liturgico della UFMCC. Sono anche sbocciate chiese carismatiche gay, comprese quelle dell’Alleanza della Pentecoste Gay Nazionale (NGPA) fondata nel 1980 – che comprende piccole chiese operanti in nove stati – e sezioni indipendenti come l’Associazione Potter’s House di Tampa, Florida, fondata nel 1998 da Robert Morgan, un sacerdote gay con un passato nelle Assemblee di Dio (AG, Assemblies of God) e nella Chiese Riunite della Pentecoste (UPC, United Pentecostal Church).
L’omosessualità non è un problema che riguarda solo le chiese gay. I Presbiteriani, gli Episcopali, e anche le chiese Battiste del sud, solo per citarne alcune, si sono scontrate su questo argomento all’interno dei loro direttivi per anni. La battaglia si sta solo facendo più feroce.
Una proposta di bandire le cerimonie di unione tra persone dello stesso sesso nella chiesa Presbiteriana Americana (PCUSA, Presbyterian Church U.S.A.) fu respinta con un voto di 87 a 63 dal consiglio presbiterale della regione, nel Marzo 2001.
Lo stesso mese, La Chiesa Luterana di San Paolo di Denver eleggeva tra i suoi sacerdoti un omosessuale dichiarato. E tentativi di estromettere due chiese note per aver accettato l’omosessualità sono falliti in un voto durante la 93esima assemblea annuale di marzo 2001 dell’associazione, nonostante entrambe le congregazioni rischiassero provvedimenti disciplinari.
Nemmeno le università cristiane sono rimaste immuni. Gli ex studenti omosessuali della Oral Roberts University (ORU) a Tulsa, Oklahoma, che avevano tenuta nascosto il loro orientamento mentre la frequentavano, hanno messo in scena in una rappresentazione teatrale il “coming out” durante le celebrazioni di homecoming di febbraio [l’homecoming è una festa in cui gli ex studenti di una scuola sono invitati a partecipare, e che si tiene ogni anno nelle università e in alcune scuole superiori americane, N.d.T.].
Il cambiamento dei punti di vista all’interno della chiesa riflette senza dubbio il cambiamento in atto nella società in generale. Quando agli Americani fu chiesto, in un sondaggio del febbraio 1999 condotto dalla Gallup, se ritenessero che l’omosessualità dovesse essere considerata come stile di vita accettabile oppure no, esattamente il 50 percento rispose di si, mentre solo il 34 percento aveva risposto di si alla stessa domanda nel 1982.
Queste statistiche sono coerenti con un sondaggio del 1997 condotto dal Gruppo di Ricerca Barna (BR), che ha riportato che il 46 percento delle persone intervistate, che avevano un opinione sul tema in questione, hanno affermato che “le chiese Cristiane devono accettare che gli omosessuali possano essere diventare dei loro leader”.
Le dispute che derivano da tali opinioni sono, chiaramente, del tutto irrilevanti nelle chiese aperte ai gay, poiché molte di queste, pur adottando la dottrina evangelica di base riguardo ad esempio al peccato originale, alla salvazione e allo Spirito Santo, hanno ridefinito certi passaggi biblici, insegnando che l’omosessualità è accettata da Dio.
Le chiese aperte ai gay sono un fenomeno relativamente nuovo: 35 anni fa non ne esisteva nessuna. Fino agli anni Cinquanta, non c’era nemmeno alcun movimento secolare di difesa dei diritti degli omosessuali, stando a quanto afferma Joe Dallas, direttore del Consultorio Genesis di Orange, California, e autore del libro “A Strong Delusion” [Una grande delusione] edito da Harves House , che serve da riferimento per capire la teologia pro-gay e per combatterla sia con verità bibliche che con la compassione verso chi è omosessuale.
Il processo che porta alla liberazione dalla propria omosessualità, però, così come la risposta che viene data alla gente che a causa di questo si trova in difficoltà, è almeno tanto controversa quanto il problema in se.
Jeremy Marks si occupa di descrivere le complessità del dibattito tra i gruppi pro-gay e quelli che vengono chiamati i movimenti di “ex-gay”, che includono organizzazioni Cristiane quali Exodus International, un network di riferimento mondiale che aiuta la gente ad affrancarsi dalla propria omosessualità.
Marks, quarantottenne, direttore di Courage – un gruppo fondato da lui stesso nel Regno Unito nel 1988 che era originariamente associato ad Exodus – si distaccò dal network di ex-gay a nel Marzo di quello stesso anno, dichiarando che la “terapia di conversione” semplicemente non funziona.
Si era sposato nel 1991, ma oggi afferma che i metodi terapeutici come quelli usate da Exodus per aiutare la gente a superare la propria omosessualità cambiano solo il comportamento esterno e che nessuno degli individui da lui osservati durante il suo ministero ha raggiunto mai gli obbiettivi duraturi di riorientamento sessuale.
“In realtà [questi metodi] possono addirittura peggiorare le cose”, asserisce Marks, portando il caso di persone da lui conosciute che, disilluse, hanno alla fine perso la loro fede.
Ma nonostante Marks dichiari che la sua visione non è estrema come quella dei gruppi pro-gay che celebrano con orgoglio la loro omosessualità, si tratta comunque di una posizione di netto distacco rispetto a quella che aveva in precedenza.
“In passato, non pensavo che avrei potuto avere una relazione omosessuale e allo stesso tempo essere a posto con Dio”, dice. “Non sono sicuro di essere più d’accordo, ormai. Non credo che sia un giudizio corretto dire che l’omosessualità è un peccato. Piuttosto, io credo che sia come una sorta di “condizione”, come la dislessia ad esempio.
La maggioranza dei leader Cristiani non sono d’accordo con queste sue conclusioni. Credo che l’orientamento sessuale sia una componente acquisita e possa essere modificata”, dice Grahame Hazell, presente di Exodus in Europa, Africa e nel Medio Oriente.
“È facile? No. Richiederà comunque di lottare? Di solito, si. Saremo sempre attratti verso le nostre radici e non sarà mai un cammino perfetto, da questa parte della strada. Ma la Parola di Dio dice che se allineiamo la nostra volontà con la Sua, allora faremo dei progressi”.
I gruppi pro-gay, invece, ribattono dicendo che il semplice “progresso” non è sufficiente. Quando John Paulk – manager del Dipartimento degli Affari Pubblici per l’Omosessualità e l’Identità di Genere del gruppo Focus on the Family [Occupiamoci di Famiglia], e uno dei principali portavoce del movimento di ex-gay – fu sorpreso a visitare un locale gay a Washington, D.C. lo scorso settembre, la comunità gay prese questo fatto come la prova del fallimento della dottrina degli ex-gay.
Paulk, di 38 anni, fu rimosso dalla carica di direttore di Exodus, ma è stato in seguito reinserito come membro del direttivo ed è ancora oggi parte di Focus, avendo completato un processo di riabilitazione che includeva sedute con un terapista di religione cristiana.
“Parte della mia motivazione [per essere lì] era l’aspetto comunitario [dei locali gay]. Praticamente sono stato seduto al bancone tutto il tempo a parlare con un altro uomo sposato” [ndR 🙂 ].
“Essere lì mi ha ricordato che non era quello ciò che volevo”, continua Paulk, che è sposato dal 1992. “Era tutto vuoto come quando lo avevo lasciato. Dio lo stava usando per il mio bene, per rafforzarmi ricordandomi che io ero diverso”.
Questo – dice Bob Davies, direttore esecutivo di Exodus America – è il messaggio di Exodus. La potenza di Cristo può fare la differenza e portare la libertà a coloro che lottano con la loro omosessualità. “Non pretendiamo di essere perfetti: il passato sarà sempre parte di noi. Ci sono momenti di difficoltà, ma tali momenti non controllano la mia vita. Se non ci fosse questa sofferenza, ce ne sarebbe di sicuro un’altra.”
“È una scelta quella di arrendersi ogni giorno al Cristo”, continua. “In questo, non siamo diversi da tutti gli altri cristiani” [ndR di fronte a queste affermazioni consigliamo la lettura di “Curare l’omosessualità. La parola ad un omosessuale credente”, una testimonianza di Gianni Geraci].
Una sfida alla Chiesa
La chiesa, dal canto suo, storicamente ha trattato coloro che si scontrano con la loro omosessualità in modo diverso da come tratta quelli che affrontano altri problemi più facili da comprendere. Alcuni leader della comunità cristiana credono che la chiesa spesso faccia più del male che del bene a causa della sua avversione a trattare di questioni che danno fastidio alla gente.
“La chiesa, in generale, è responsabile anche dei gay.” dice Chambers, direttore di Exchange Ministries, un consultorio ecclesiastico che ha base ad Orlando, in Florida, e che si occupa soprattutto di aiutare gli adolescenti.
“La chiesa non ha voluto fare il suo dovere. Qui c’è un gruppo di persone che vuole amare Dio, e che probabilmente hanno provato a farlo all’interno delle loro chiese, ma noi le abbiamo allontanate. Forse, all’inizio, volevano cambiare, ma alcuni Cristiani ben intenzionati li hanno rifiutati. Quindi se ne sono andati in posto dove erano invece bene accetti.”
Molti leader gay sarebbero d’accordo con le affermazioni di Chambers. In effetti, la maggior parte delle persone intervistate da Charisma hanno dapprima cercato aiuto all’interno della loro chiesa per affrontare le sensazioni legate alla loro omosessualità e hanno ricevuto un aiuto inadeguato, se non addirittura completamente inesistente.
Quando Troy Perry, fondatore di UFMCC, era un adolescente che lottava per accettare la propria omosessualità, si rivolse al pastore della sua Chela di Dio. Gli fu dato un consiglio scandalosamente semplicistico.
“Mi disse: ‘tutto ciò di cui hai bisogno è sposare una brava ragazza, e questo sistemerà le cose”, dice Peter, che ora ha 61 anni. “Non è stato poi né semplice né divertente, cinque anni dopo, quando abbiamo dovuto affrontare un divorzio traumatico.”
Per fortuna di recente la chiesa ha fatto dei passi avanti, stando a quanto dice David Kyle Foster, un cosidetto ex omosessuale che ora è un prete della chiesa carismatica Episcopale e direttore di Jacksonville, una congregazione Ecclesiale per il Controllo della Vita, con sede in Florida.
Molte [chiese] rifiutano il problema a causa della sua intrinseca complessità, specialmente riguardo alla comprensione delle vere cause dell’omosessualità. Le teorie diverse abbondano anche all’interno della comunità cristiana e vanno da quella scientifica a quella di natura spirituale.
Alcuni dicono che la causa sia puramente comportamentale, altri credono sia psicologica o che sia comunque legata allo sviluppo psichico dell’individuo; altri dicono che sia una maledizione generazionale o che abbia addirittura radici demoniache.
[…] Eppure persino alcuni leader dei movimenti di ex-gay lasciano spazio alla possibilità che ci possa essere una componente o predisposizione biologica, nell’omosessualità.
Ma affermano anche che ciò, comunque, non ne cambierebbe l’ aspetto morale. E questo, secondo i leader cristiani, è il nodo della questione sulle chiese gay: gli omosessuali hanno tentato di cambiare la questione morale reinterpretando la Bibbia.
“Le Scritture sono chiare riguardo a cosa fare con chi è in pericolo. Sono certo che tra loro ci siano Cristiani sinceri, ma sono degli illusi” [Ndr consigliamo di leggere Il Levitico e l’omosessualità. Quale è la giusta lettura della legge di Dio? del Rev. Timothy Shirley].
Ovviamente i leader del movimento omosessuale non la vedono così. Mel White, rettore della Cattedrale della Speranza della UFMCC a Dallas, in Texas (la più grande chiesa gay del mondo) crede che l’omosessualità sia semplicemente una variante alla creazione di Dio.
“Le persone omosessuali, così come quelle eterosessuali, non devono pentirsi del loro orientamento sessuale, ma dei peccati che ne conseguono”, dice White, che è stato in un certo momento della sua carriera uno degli scrittori cristiani più prolifici, avendo scritto per leader come Jerry Falwell, Billy Graham e Jim e Tammy Bakker.
Molto dei leader cristiani, tuttavia, ritengono che queste conclusioni mettano a rischio la fede degli individui.
“È del destino personale di ciascuno nella vita eterna che mi preoccupo”, dice Chelley Morgan, un pastore delle Assemblee di Dio il cui figlio, Robert, quarantenne, è pastore in una chiesa gay di Tampa.
“La Parola è chiara: quando si compiono tali atti immorali, che siano atti omosessuali o eterosessuali, si è condannati ad un eternità senza Dio”.
Robert Morgan crede che suo padre Shelly si sbagli e che la Bibbia assolva le relazioni omosessuali. I Cristiani conservatori possono rifiutare, su due piedi, questa opinione, ma farebbero bene a riflettere su ciò che vuol dire.
“Vorrei che la chiesa fosse un luogo dove sentirsi al sicuro”, dice. “La chiesa dovrebbe essere un rifugio. Invece, è un posto dove è pericoloso essere onesti riguardo ai certi problemi.”
“La chiesa oggi si trova a doversi confrontare con questioni di cui non ci si è mai occupati prima. Approcci semplicistici e riduttivi non possono certo funzionare. Farebbero solo del male alle persone.”
Forse le sue parole indicano la strada che la chiesa dovrebbe seguire per occuparsi di questo problema con maggiore efficacia: diventando un luogo di rifugio per coloro che sono tormentati, creando un ambiente in cui la gente si sente a suo agio e riesce ad aprirsi nel momento del bisogno, cercando di comprendere la complessità del problema e rendendosi conto che le risposte trite non servono a nulla. E imparando a vedere le persone omosessuali allo stesso modo in cui le vede Gesù. […]