I diritti delle persone LGBTI in Italia. E’ solo una questione di punti di vista?
Lettera di Alessandro Franzetti* pubblicata sul quotidiano “La Prealpina” nel giugno del 2019
Giugno è il mese in cui in molte città nel mondo e in Italia il popolo LGBTI e le persone sensibili ai diritti di tutti manifestano pacificamente e allegramente. Sabato 30 giugno a Milano oltre 250 mila persone hanno detto Sì all’uguaglianza dei diritti per tutti e no all’omofobia e all’intolleranza.
Anche le strade di Varese dal 2016 si tingono di arcobaleno, in occasione del Pride, col patrocinio di molti comuni (tra cui Varese), dell’Università dell’Insubria, della Provincia di Varese e di altre realtà importanti.
Il governo Renzi ha approvato quella legge faro di civiltà che sono le Unioni Civili, che permettono anche alle persone dello stesso sesso di unirsi. Cosa molto bella.
Tuttavia, se giustamente si richiedono pari diritti, si dovrebbero anche pretendere pari doveri, se si vuole parlare di vera uguaglianza (e non di situazioni di comodo). Mi riferisco in particolare al fatto che, mentre per il matrimonio civile sia giustamente previsto l’obbligo di fedeltà, ciò non è previsto per le unioni civili. E sapete perché su questo punto nessuno si è stracciato le vesti?
Semplice, perché gli attivisti gay e i cattolici tradizionalisti su questo convergono. Ai primi, perché sicuramente è più comodo unirsi in un rapporto senza dover essere fedeli, ai secondi, invece, perché cosi facendo le coppie gay non sono parificate alle famiglie tradizionali, e dunque non si possono considerare famiglie.
Io che sono un uomo libero a questo non ci sto, perché a me hanno insegnato che i diritti non possono esistere senza i doveri. Questi temi sono piuttosto divisivi, e non è certo da paese maturo dividersi in guelfi e ghibellini anche qui.
Ma sono gli opposti estremismi che a me non piacciono per nulla, e io penso che molti italiani siano d’accordo come me.
Non siamo un paese omofobo, checché alcuni lo urlino ai quattro venti, e io non penso che un genitore che ama davvero suo figlio o sua figlia (cosa che dovrebbe essere normale) lo cacci di casa quando fa coming out..siamo lontani dal 1998 quando Gianfranco Fini (allora leader di Alleanza Nazionale e non ancora campione dei progressisti antiberlusconiani) disse “io per mia figlia un professore gay non lo vorrei”.
Ora i tempi sono cambiati, e i gay, le lesbiche, i bsx (i trans, onestamente no) possono vivere una vita normale, tranquillamente accettati dalla società. E questo è molto bello.
Anche la Chiesa ha fatto non uno ma mille passi avanti, e abbiamo un Pontefice che ha affermato “Chi sono io per giudicare un omosessuale (che crede)?”… parole bellissime e veramente cristiane (e quindi umane).
A me non piacciono gli opposti oltranzismi, gli isterismi e i ragionamenti di pancia..cerco di pormi tra i pensanti e rifuggo da chi vuole imporre il suo parere con dogmi di ogni tipo o violenza, fisica o verbale che sia.
Ovviamente tra il sottosegretario Spadafora che difende i diritti LGBTI e il ministro della famiglia Fontana che afferma che l’unica famiglia sia quella formata da uomo e donna, sto col primo. Ma non do dell’omofobo a chiunque non sia favorevole ai matrimoni gay, alle adozioni gay, all’utero in affitto..
Io, che ho un polmone liberale e libertario, e uno cristiano-sociale, sto tra “On Liberty” di John Stuart Mill e le “Conversazioni Notturne a Gerusalemme” di Carlo Maria Martini, e ho nella vita ben poche certezze e molti dubbi.
Diffido sempre di chi ha la verità in tasca, sia un militante che si batte per i diritti degli omosessuali che dà dell’omofobo a chiunque osi legittimante dissentire, sia un estremista di destra che vorrebbe rinchiudere i gay come fanno in Cecenia.
Per me la libertà è il bene più prezioso che l’uomo abbia, ma bisogna farne buon uso altrimenti diventa una clava da usare contro gli avversari. Per esempio, non è da omofobo dire che l’utero in affitto sia un abominio: bene io lo penso, e nessuno può tacciarmi di essere omofobo.
Sulle adozioni e i matrimoni gay: discutiamone, ma non come ultras da stadio, bensì ragionando su pro e contro… domandiamoci per esempio se abbia senso chiamare matrimonio l’unione di due uomini visto che la radice del termine viene da mater… oppure sulle adozioni, è più importante l’amore (che anche due uomini o due donne ovviamente possono dare ai figli) o il fatto di avere due genitori di sesso diverso e dunque complementari? Su questi quesiti non ho risposte, mi pongo delle domande e non giudico le scelte personali che sempre rispetto.
Tra un oltranzismo tipico di certa destra, persino presente in alcuni estremisti cattolici (vedi Il Popolo della Famiglia), che sicuramente non vuole pari diritti per i gay, e un altro oltranzismo, quello di certi gay che tacciano tutti di avercela con loro, esiste una via di mezzo, quella dei pensanti.
E se fossimo di più a percorrerla, ci sarebbe più armonia nel paese e meno odio. Soprattutto sui social.
* Alessandro Franzetti , un giovane uomo che conosco personalmente e con cui spesso mi confronto, che in questa sua email mette per iscritto una serie di affermazioni di cui è sinceramente convinto, idee che troviamo espresse spesso su vari media e anche nella nostra società. Cari lettori voi cosa ne pensate? Condividete queste affermazioni, non siete daccordo e sopratutto perchè? Mi piacerebbe discutere in maniera civile su questi temi divisivi. A voi la parola. Dite pure la vostra a gionatanews@gmail.com . (Innocenzo)