I diritti negati agli omosessuali di Timor Est dalla chiesa cattolica e dall’omofobia governativa
Articolo tratto dall’East Timor Law and Justice Bulletin (Bollettino per il diritto e la giustizia a Timor Est) del 25 aprile 2009, liberamente tradotto da Anna C.
I diritti dei cittadini omosessuali di Timor Est si sono rivelati un terreno fertile per scatenare una virulenta diffamazione da parte di alcuni capi politici di Timor Est.
Il dibattito su questa questione è diventato l’occasione per iniziare la persecuzione dei gay a Timor Est, favorita delle isteriche condanne antiumane e anticristiane della Chiesa cattolica romana.
C’è una significativa presenza gay nella società di timor est ma la proposta di dare delle garanzie costituzionali ai diritti degli omosessuali di Timor Est, dopo le pressioni della Chiesa e con l’approvazione dei membri omofobici del parlamento nazionale timorese, è stata respinta e seguita da un primo abbozzo della Costituzione che rende la comunità gay suscettibile di marginalizzazione, discriminazione e violenza motivata dall’odio.
È in questa occasione che un politico molto in vista ha negato che ci siano gay a Timor Est e ha dichiarato l’omosessualità una malattia. L’influenza della Chiesa a Timor Est ha addirittura contribuito alla promozione dell’omosessualità, soprattutto tra i cittadini timoresi maschi.
La rigida osservanza del divieto di rapporti sessuali prima del matrimonio e di un regime sociale opprimente che cerca di controllare la sessualità delle donne timoresi ha quasi certamente ridotto le opportunità per i giovani timoresi maschi. Alla fine, il desiderio umano primordiale, per così dire, ha trovato un modo per esprimersi.
La salvaguardia dei diritti dei gay a Timor Est è stata tagliata fuori dalle principali preoccupazioni del sistema giudiziario e, sino ad ora, non è stato speso neanche un centesimo a favore di questa causa. I movimenti per i diritti dei gay nelle progredite democrazie laiche, dove si sono fatti sentire, hanno raggiunto un riconoscimento legale sull’uguaglianza senza precedenti.
Questi risultati non si sono avuti senza prima una lunga e dura campagna per confutare i pregiudizi della Chiesa cattolica conservatrice, per obbligare lo Stato a trincerarsi nelle sue secolari leggi antidiscriminazione e antidiffamazione e per cancellare una vasta gamma di leggi e norme discriminatorie per gli omosessuali.
Se Timor Est deve essere considerato uno stato basato su leggi e standard internazionali come richiesto dalla Costituzione, sia le norme che la legislazione devono essere presentate con la massima trasparenza dal governo al Parlamento, per assicurare la tutela degli stessi diritti a tutti i cittadini.
Tali sforzi creeranno anche un ambiente legale e sociale adatto a gestire meglio il contagio da HIV/AIDS a Timor Est. Purtroppo, come tutti sanno, i capi spiritualmente instabili della Chiesa cattolica romana continuano a vietare l’utilizzo dei preservativi come misura preventiva contro il contagio.
A Timor Est, questa dottrina immorale ha come conseguenza l’inevitabile morte di uomini e donne. L’intrusione delle dottrine religiose nella formulazione della legislazione e delle norme sociali a Timor Est è un grave errore – moralmente, legalmente e costituzionalmente.
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