I gay e l’amore “diverso”. Don Matino scuote la Chiesa napoletana
Articolo di Stella Crevasio tratto da Repubblica-edizione di Napoli del 18 novembre 2013
Amore uguale e “diverso”, quello oggetto di una riflessione di don Gennaro Matino ieri sulle pagine di “Repubblica”. Un commento accolto bene anche sul web, che fa intravedere la possibilità quanto meno di un dialogo con la Chiesa su un tema discusso e delicato come l’omosessualità.
«Rispetto alla sua posizione — osserva padre Roberto Del Riccio — ce ne sono tante opposte». «E non mi sentirei di dire — prosegue padre Roberto Del Riccio, gesuita rettore del Pontificio seminario campano interregionale — che quelle sono più fedeli all’insegnamento della Chiesa.
Ma è vero che oggi una maggiore presa in carico del problema esiste, l’equazione omosessuale uguale colpevole o sbagliato non è più espressa in maniera diffusa.
L’attenzione pastorale ci porta a contatto con tante situazioni della realtà e con tante persone che hanno un desiderio di Dio che non vuole essere vissuto in forma individuale, soggettiva in senso negativo, ma in una dimensione comunitaria, e questa è una sfida nuova per la Chiesa, una novità spirituale».
Per padre Antonio Loffredo «la vita pratica porta i preti altrove», cita perciò il capitolo sulla tolleranza del suo libro “Noi del rione Sanità” (Mondadori): «Nel 2010, nei giorni delle polemiche sul Gay Pride fui chiamato a dare l’estrema unzione a Yvette, un transessuale che aveva lasciato la famiglia e viveva in un basso in quel momento pieno di donne che piangevano.
I soliti superficiali parlavano a sproposito, la Sanità si mostrava come sempre molto più avanti dispensando il suo amore autentico e discreto, lontano dalle mezze misure, dai falsi pudori, dalle insolenze difensive.
Nessuno nel quartiere si domandò la posizione della Chiesa rispetto a quella persona, e quell’estrema unzione fu una delle più sentite della mia vita, come il funerale, il trigesimo: importanti per quelle persone come un vero riconoscimento».
Anche per il vicario episcopale dellarcidiocesi don Tonino Palmese «incontrare le persone e non i problemi in astratto, fa ridimensionare le proprie avversità o compiacimenti.
Mi ha molto colpito la stabilità di un rapporto di qualcuno che mi ha chiesto di accompagnarlo in esperienza di carattere spirituale e approfondimento della fede.
Stabilità e ricerca del sacro nella sua vita sono addirittura coincise e questo mi ha permesso di capire che ogni persona può essere destinata alla salvezza, anche quella ultraterrena, e che non c’è nessuno spazio umano che non possa trovare conciliabilità con l’ipotesi di Dio».
Padre Fabrizio Valletti, direttore del Centro Hurtado di Scampia trova «molto bella l’analisi di Matino. Sono molto d’accordo, e sposterei un po’ l’attenzione su quello che precede la decisione di una relazione d’amore, perché purtroppo i problemi sorgono prima, quando all’interno della famiglia, della comunità scolastica, un ragazzo deve capire quale sia la sua identità.
L’esperienza mi dice che il dolore è tanto grande che ci si ritira in solitudine. Ho avuto anch’io contatti con giovani per i quali il problema non era scegliere se essere o no omosessuali, ma sentirsi sicuri della propria identità.
E come il Papa sta suggerendo, è importante seguire quest’esperienza perché il passaggio da quella solitudine al riconoscimento di uno stato sociale può evitare ogni esclusione». Lo considera «un pensiero da cui ripartire e ricostruire »
Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura, che così commenta Matino sul suo profilo Facebook: «Con il pontificato di Papa Francesco un nuovo umanesimo potrà dare fondamento morale alla necessità storica di un governo mondiale.
I fondamentalismi e le cupe ideologie neoliberiste, che hanno spinto il mondo ad un millimetro dall’abisso, e il grande nulla da essi generato vengono risospinti indietro da nuovi pensieri».