I gruppi di cristiani omosessuali rispondono alle sconcertanti parole di mons. Rigon
Articolo di Ingrid Colanicchia tratto da Adista Notizie n. 17 del 05 Marzo 2011, p.9
L’omosessualità? Un problema che va risolto sul nascere. Parola di mons. Paolo Rigon, vicario del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Genova, che così ha risposto – il 19 febbraio scorso, a margine dell’apertura dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico regionale – ai giornalisti che gli chiedevano chiarimenti sulla sua relazione: «Non si nasce omosessuali», ha detto, «l’omosessualità è indotta e dunque bisogna prenderla dall’inizio, perché se presa dall’inizio, eccome se si può superare».
Come? Attraverso la psicoterapia: «Il nostro consultorio familiare – ha proseguito – affronta parecchie volte questo tema e ci riesce. Quando purtroppo l’omosessualità è ormai, come posso dire, “incancrenita” è difficile».
Parole che hanno incassato la netta condanna delle associazioni di cristiani omosessuali.
«In un attimo – ha commentato Gianni Geraci del gruppo Guado di Milano – monsignor Rigon butta alle ortiche tutta la prudenza con cui un uomo di Chiesa (che, tra l’altro, non ha competenze specifiche) dovrebbe affrontare certi temi che sono per loro natura delicati e controversi».
«La prudenza verbale – ha proseguito Geraci – non deve però essere il forte di mons. Rigon», vista la sequenza di affermazioni «superficiali»: Rigon, ha proseguito Geraci, afferma infatti che l’omosessualità «può essere curata con la psicoterapia se “presa dall’inizio”, ma non precisa che tipo di psicoterapia sia da utilizzare per curare l’omosessualità»; «fa poi riferimento ai successi terapeutici di un non meglio specificato consultorio senza però fornire alcuna indicazione sulle pubblicazioni scientifiche che documentano questi successi; conclude infine introducendo la categoria del tutto estemporanea dell’omosessualità “incancrenita”».
«Ascoltando questa sequenza di imprecisioni e di sciocchezze – ha concluso – ho pensato che il vero scandalo non è che ci sia un monsignore che, forte della sua presuntuosa ignoranza, arrivi a scandirle durante una relazione. Il vero scandalo è che la diocesi di Genova non abbia preso pubblicamente le distanze da queste affermazioni imprudenti e inopportune».
«I rappresentanti dell’Istituzione Chiesa – gli ha fatto eco il gruppo Nuova Proposta di Roma – invece di pronunciare parole anti-scientifiche e soprattutto poco evangeliche rivolgano i loro sforzi ad aiutare i giovani omosessuali a riconoscere il loro autentico orientamento affettivo e ad integrarlo con gioia e amore nella propria identità per avviarsi sia a scegliere un progetto di vita in sintonia con la loro affettività rivolta verso persone dello stesso sesso sia a integrarsi pienamente e in maniera riconciliata con le proprie comunità e i propri cammini di Fede».
Di «affermazione che non sta né in cielo, né in terra», ha parlato Laura Ridolfi, portavoce del gruppo Betlhel che si riunisce in una parrocchia genovese per discutere, confrontarsi e pregare insieme: «Esiste un sito “terapie non riparative” – ha spiegato al Corriere Mercantile (22/2) – che dice già tutto su questo tema e nel quale l’Ordine degli psicologi si è espresso dichiarando la propria contrarietà ad intervenire con “cure” nei confronti degli omosessuali. Questo perché, invece che guarire, producono danni».