I miei ponti sospesi all’ombra del Vesuvio
Dopo l’ultima relazione, infatti, durata soltanto un mese, decisi di iscrivermi a un forum con una sezione dedicata alle lesbiche. Ed ecco che conobbi una ragazza che frequentava l’arcilesbica di Napoli.
Si chiamava C. e aveva solo … 14 anni. Grazie a lei iniziò la mia nuova vita. Ricordo ancora l’euforia, l’adrenalina del primo giorno all’arci. Era l’ultimo sabato del gennaio 2003. Pioveva a dirotto.
Ero con la mia migliore amica, M. Non glielo comunicai, era troppo presto. Scattata l’ora X la lasciai con una scusa, arrivai a Piazza San Domenico Maggiore e telefonai. Era la prima volta che parlavo con una lesbica. Mi venne a prendere una ragazza, molto gentile e disponibile. Mi accompagnò nella saletta delle accoglienze. Lì trovai un’altra ragazza. Mi fecero parlare. Sembrava parlasse un’altra persona al posto mio, perchè sentivo la mia voce come estranea.
Mi trovai bene. Dissi loro che mi avrebbe fatto piacere ritornare ma che avevo qualche difficoltà ad affrontare il gruppo perchè non ero visibile; insomma, ci avrei pensato. Tornata a casa contattai C. Mi disse che purtroppo non avrebbe partecipato all’incontro successivo. Avevo voglia di conoscerla. Per puro caso, il venerdì successivo all’incontro consultai la mia casella di posta elettronica e trovai una mail di C. in cui mi comunicava che avrebbe partecipato all’incontro dell’indomani.
Alle 14,30 presi il bus per Napoli. Il cielo era limpido, terso, faceva freddo, il Vesuvio era imbiancato a metà. Avevo detto ai miei la prima di una seri bugie: sarei andata a casa di un’amica a studiare. L’incontro fu fantastico. Ci accomodammo in cerchio e parlammo del più e del meno. Fui presentata al gruppo.
A un certo punto entrò una ragazza, mi sorrise, si sedette accanto a me. Feci una battuta sul modo in cui lanciò lo zainetto – non sapendo dove poggiarlo optò per un lancio su una pila di riviste gay -. Era molto simpatica, una ragazza perbene. Si chiamava V. In quel momento provai una strana sensazione. Forse avevo già capito: qualche mese dopo sarebbe diventata la mia dolce metà.
E’ grazie a V. che conobbi quello che sarebbe diventato qualche settimana dopo, con lei tra i fondatori, il Gruppo Ponti Sospesi, Gruppo di Omosessuali Credenti di Napoli. Un anno dopo riuscii a partecipare al primo incontro. Si tenne a casa di un membro del gruppo con la partecipazione di un esegeta.
Ho sempre avuto un buon rapporto con Dio e con la Chiesa. L’entrata all’arci, però, l’inizio di una nuova vita, quella vera, quale appartenente alla comunità omosessuale, segnò l’incrinarsi del mio rapporto con la Chiesa. Non accenno neanche alle numerose violenze all’interno dei confessionali.
In ogni caso, è stato grazie al Gruppo Ponti Sospesi, ai suoi incontri di spiritualità, alla conoscenza di sacerdoti coraggiosi che mi hanno dato la possibilità di leggere nel Vangelo non parole di condanna ma parole di amore verso chi vive questo dono, a una lettera di don Franco Barbero che conservo gelosa nel mio archivio, con parole di speranza, di amore e di accoglienza, alla mia dolce metà, molto credente, che mi sono riavvicinata alla Chiesa, sicuramente con spirito critico nei confronti della morale, costruita dagli uomini, ma ancora più innamorata di quel Cristo che mi ama e mi vuole così come sono, che soffre con me quando sento dagli altri, ignari della mia natura, parole di offesa e di scherno verso chi è diverso, che mi da la forza di reagire e di andare avanti, che ha messo sul mio cammino amici veri, una compagna fantastica e dei genitori che, pur ignari della mia omosessualità e dell’amore che mi lega a V., la amano come fosse una figlia.