I rifugiati omosessuali, in Uganda e Kenya, rischiano il rapimento e lo stupro
Articolo di David Smith tratto dal The Guardian (Gran Bretagna), 18 maggio 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Uno studio rivela che, le persone LGBTI in fuga dalle persecuzioni nel paese d’origine, sono tra le più vulnerabili e ed isolate di tutti i profughi. La ricerca ha scoperto che in Kenya e Uganda, gli omosessuali Africani che fuggono dalle persecuzioni nei loro paesi d’origine vengono rapiti, picchiati e violentati nelle nazioni in cui cercano asilo.
Secondo quanto riportato dal rapporto di Human Rights First le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali sono tra le più vulnerabili e isolate di tutti i profughi.
Questo avviene soprattutto nei posti dove sono maggiormente a rischio, a causa di attacchi violenti, discriminazioni e leggi che criminalizzano le relazioni omosessuali. L’organizzazione non-governativa americana ha chiesto a Hillary Clinton, Segretario di Stato Americano, un aiuto affinchè ci si assicuri che i rifugiati LGBTI possano avere, nei paesi d’asilo, sicurezza e protezione dalla violenza. Human Rights First ha esaminato la situazione dei rifugiati LGBTI in Kenya e Uganda, due paesi nei quali l’omosessualità è illegale.
Il suo rapporto “The Road to Safety (La strada verso la sicurezza)” cita ampi esempi di violenza tra i quali:
• Nel 2010 in Uganda, due donne profughe sono state rapite e violentate perchè prestavano assistenza a rifugiati LGBTI.
• Lo scorso novembre in Uganda, un profugo omosessuale è stato bloccato nella sua casa da un gruppo di rifugiati che ha poi tentato di bruciarlo vivo nell’abitazione.
• Alcune Organizzazioni non-governative riferiscono che tra giugno e novembre del 2011, si sono verificati in Uganda cinque casi di “stupro correttivo” ai danni di profughe lesbiche o maschi transessuali.
• Nel 2010 in Kenya, più precisamente a Eastleigh (vicino a Nairobi), un adolescente omosessuale Somalo è stato cosparso di benzina, e se non fosse intervenuta un’anziana donna somala, sarebbe stato dato alle fiamme da una folla di ragazzi della sua stessa nazionalità.
Human Rights First dice che il Kenya e l’Uganda ospitano in totale più di un milione di profughi, provenienti da Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Sudan, Etiopia, Eritrea e Burundi. I rifugiati LGBTI trovano alti livelli di pregiudizio tra le comunità dei profughi, che negano loro la maggiore fonte di sostegno sociale, impedendo l’accesso alle reti sociali a loro riservate.
Aggiunge il rapporto, che alcuni di loro sono stati spinti a cambiare frequentemente abitazione per evitare la potenziale ostilità dei proprietari, dei vicini o di altri rifugiati che avrebbero potuto molestarli, minacciarli o sfrattarli qualora fossero venuti a conoscenza del loro orientamento o identità sessuale.
“Inoltre, i governi che li ospitano, aggravano il rischio per i rifugiati LGBTI con una politica ufficiale di discriminazione da parte dei loro governi,” dice l’autore, sottolineando che, da quando in Uganda è stato introdotto un disegno di legge contro gli omosessuali, “la pubblica opinione demonizza l’omosessualità in modo particolarmente feroce”.
L’esempio più eclatante è stata la pubblicazione sulla copertina di un quotidiano, delle fotografie e dei nomi di 100 presunti omosessuali con il titolo “Impicchiamoli!”. Continua il rapporto: “Sebbene in Kenya la retorica pubblica sia generalmente meno violenta, le persone LGBTI devono affrontare la discriminazione, le molestie e talvolta la violenza. In Kenya, una condanna per comportamento sessuale consensuale tra uomini comporta una sentenza di cinque anni di carcere”.
I rifugiati LGBTI, prosegue il rapporto, affrontano particolari difficoltà nel denunciare trattamenti o attacchi violenti della polizia. Sono vulnerabili ad abusi ed estorsioni da parte di agenti della polizia, alcuni dei quali utilizza le leggi che criminalizzano le relazioni omosessuali, come arma di minaccia d’arresto qualora non vengano pagate delle tangenti. “Queste leggi, così come la più vasta discriminazione sociale, limita l’ottenimento dell’asilo politico e rende particolarmente difficile trovare, per i rifugiati LGBTI, un’effettiva protezione e soluzioni durevoli per il loro stanziamento”.
Human Rights First chiede urgentemente alle Nazioni Unite e alle principali Organizzazioni non-governative, che i profughi LGBTI trovino gli aiuti necessari nel denunciare alla Polizia gli incidenti di violenza, nell’avvicinare le comunità di rifugiati che possano contrastare la violenza di altri profughi, e a lavorare con organizzazioni nazionali LGBTI che possano avere accesso a linee telefoniche di emergenza, servizi di emergenza e corsi di sicurezza.
E’ stato chiesto anche l’accesso a rifugi di sicurezza dedicati ai profughi LGBTI, con possibilità di alloggi separati da quelli in cui vivono gli altri rifugiati, e che vengano aumentati gli sforzi affinchè si ottenga un rapido reinserimento.
Testo originale: Gay African refugees face abduction, violence and rape in Uganda and Kenya