I tanti colori delle famiglie, Rainbow come quella di Nazareth
Riflessioni di Josè Luis Cooretjé tratte dalla rivistra Alandar (Spagna), nº2932 del 2 dicembre 2012, liberamente tradotto da Dino
Certamente la descrizione seguente vi richiamerà alla mente qualcosa. Stiamo parlando di una famiglia di immigrati formata da una madre, che divenne tale quando era ancora adolescente, incinta di un padre sconosciuto (si seppe in seguito chi era); sposata con un uomo che aveva il doppio della sua età e che si unì a lei senza conoscerla e quasi obbligato dal suo buon cuore.
Ebbero un figlio in terra straniera e per di più questo figlio fu un poco ribelle. Fin da molto giovane era libero e finì per andarsene di casa prima dei trent’anni.
La famiglia qui sopra descritta, per tanti secoli di cristianesimo ci è stata mostrata come il modello ideale, lo specchio in cui doveva riflettersi ogni buona famiglia credente. Per il fatto di essere così particolare, venne chiamata “sacra”, e a ragione.
Quello che invece non è stato molto ragionevole è che, dalla stessa morale cattolica, siano state condannate all’inferno altre forme di intendere l’amore, la paternità, la maternità e la costruzione di un nucleo famigliare.
Perchè è costato così tanto, e ancora costa, a una società moderna come quella del XXI secolo, accogliere la ricchezza che portano con sè le famiglie monoparentali, o quelle formate da gay e da lesbiche, da coppie divorziate o separate che si uniscono ad altre persone portando con sè i propri figli e figlie?
E che dire della gerarchia ecclesistica? Di quest’ultima è meglio non parlare.
La sua concezione, degna del XIX secolo, dell’amore e delle relazioni tra persone che decidono di vivere insieme ferisce la sensibilità di chiunque accetti la capacità dell’essere umano di scegliere, proprio grazie alla libertà che il Padre ci ha regalato alla nascita, al fianco di chi desideriamo costruire la nostra vita.
Adesso che la crisi economica colpisce senza pietà e i governi al potere fanno tutto il possibile per abbattere un sistema di protezione sociale pubblico e gratuito, la famiglia si trasforma nell’unica e ultima rete che sostiene chi sta andando a fondo. Così in Spagna (ndr e non solo lì) il numero di persone che si trovano in situazione di estrema necessità sociale e assistenziale appare inferiore a quello che risulterebbe se non ci fosse la copertura garantita dagli affetti di quelli che “condividono lo stesso sangue”.
Un dato spiega questa affermazione: oltre 300.000 famiglie spagnole nelle quali non c’è nessuno che lavora dipendono in pratica dalla pensione di un anziano. I nostri anziani, così abbandonati, così dimenticati da un mondo che considera la giovinezza e la bellezza fisica più meritevoli rispetto alla saggezza e all’esperienza, hanno assunto il ruolo di sostegno della loro prole e della prole della loro prole.
La solidarietà degli affetti si manifesta anche in chi ha in casa una persona inferma o con una grave disabilità fisica o mentale. Anche in questi casi la famiglia si presenta come uno spazio di relazione che ha una forza enorme, sostenuto dall’amore senza limiti, sempre disposto ad assistere chi ha più bisogno.
In realtà la famiglia composta da Maria, Giuseppe e Gesù ci insegna sempre che la generosità, la comprensione e la fiducia sono il miglior “concime” affinché la vita dia frutti d’amore. La famiglia, mentre il mondo traballa e sembra perdere i suoi riferimenti, continua ad offrirsi come una realtà gioiosa, piena di salute. Proprio così: una famiglia tanto plurale e tanto diversa, come quella di Nazareth, alla quale rivolgiamo le nostre preghiere.
Testo originale: Para familias, colores