Il cammino dei cristiani LGBT+ de il Mosaiko per riscoprire “La voce del silenzio”
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Riflessioni del Gruppo Mosaiko, Cristiani LGBT+ di Roma, in occasione del V anniversario del gruppo celebrato col ritiro “La voce del silenzio” (Subiaco, 7/8 ottobre 2023)
A molti di noi il termine silenzio ci suggerisce altro. Ognuno di noi può testimoniare in base all’età e ai contesti vissuti esperienze che attribuiscono al termine SILENZIO, invisibilità, sconforto, solitudine, paura e inadeguatezza.
Per alcuni di noi è diventato un marchio da cui è difficile liberarsi: un Don’t tell don’t ask. Questa frase ci ricorda un istituto legislativo promulgato durante l’amministrazione Clinton il 21 dicembre 1993 e in vigore dal 28 febbraio 1994, che proibiva a qualsiasi persona omosessuale o bisessuale di svelare il proprio orientamento sessuale o di parlare di relazioni omosessuali, incluso il matrimonio, mentre prestava servizio nell’esercito.
Molto simile è il vissuto di tanti e tante di noi. Riecheggiano ancora frasi come “se vuoi far parte di questa comunità: una comunità religiosa, in un cammino spirituale, dell’oratorio della parrocchia o persino di un gruppo di amici e amiche o addirittura della famiglia di origine, non parlare, non dichiararti non fare rumore, STAI IN SILENZIO”.
Poi c’è un momento in cui hai il coraggio di interrogarti per capire dove stai andando con la tua vita, la tua verità, il tuo modo di sentire, il tuo passato. E in quel caso ci rendiamo conto che è necessario avere una visione introspettiva e di fare SILENZIO intorno a te.
Noi con questo tema, con cui iniziamo l’anno di attività di Mosaiko, in occasione del suo quinto anniversario, vorremmo favorire contesti di riflessione, di analisi e aggiungiamo di preghiera in cui sentirsi in pace o riacquistare la pace attraverso la pratica di un silenzio rinnovato e ritrovato.
Se diamo uno sguardo all’evoluzione del significato che si attribuisce al termine silenzio, esso ha per l’individuo una moltitudine di valenze.
I greci, nell’incapacità di dare delle risposte alle grandi questioni metafisiche, propongono l’epoché, la sospensione del giudizio (e quindi il silenzio) pur non rinunciando alla continuazione della ricerca.
Il silenzio è poi protagonista dei momenti più importanti della vita di un uomo e come afferma G. Leopardi “è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della maraviglia, del timore”. Tra queste passioni spicca l’amore. Quando si è innamorati il silenzio acquista un valore speciale.
La grande intimità tra due amanti rende le parole un qualcosa di troppo; si sviluppa una sorta di empatia per cui, in silenzio, si condivide ogni pensiero, sensazione. B. Pascal afferma che “in amore un silenzio ha più valore di una parola”.
Nell’antico testamento, il profeta Elia, quando sale sul monte Sinai per incontrare Dio immagina che il Signore sia nel fulmine incandescente, nel terremoto che fa sommuovere la terra, nella tempesta, nel vento che spacca la roccia. Ma Dio non è in questi eventi fragorosi.
Dio si manifesta nella “voce di un silenzio sottile”. Egli è nell’annullamento della parola, nella poesia che ha bisogno di spazi bianchi perché, come ha scritto Pascal, “nella fede, come nell’amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole”.
Con l’aiuto della guida sapiente e amorevole di padre Ignazio, monaco benedettino, attraverso una lettura approfondita de La Regola di S. Benedetto, e attraverso il laboratorio tematico ispirato al “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, tenuto da Giuseppe Bruno (formatore e cantautore ) e grazie al laboratorio ludico proposto da Marco Giovannini (sociologo), con esperienze di ascolto e di condivisione con sguardi e parole, e grazie a numerosi momenti di preghiera, abbiamo provato a comprendere come riappropriarci della pratica del silenzio, cercando di riscattare, grazie a tutto ciò che abbiamo vissuto, il vero significato del termine SILENZIO, non solo come una dimensione in cui cercar rifugio dalla realtà esterna, ma imparando a guardare con occhi del cuore e l’arte del silenzio, che aiuta a pensare, a concentrarsi, a ritrovare se stessi, ad ascoltarsi e fare pace, con chi ci sta accanto, con noi stessi e a metterci in ascolto di DIO.
La vita nei monasteri, cristiani ma non solo, è scandita dalla silenziosa preghiera che permette di instaurare un dialogo diretto con Dio.
Noi, come gli eremiti abbiamo scelto il silenzio dei luoghi sacri di Subiaco, il silenzio della natura, protetti dalle montagne, per meditare e ricercare armonia con noi stessi, tra noi, con il mondo e il divino.