Il cammino dei cristiani lgbt+ nella città di Utrecht (Paesi Bassi)
Testo pubblicato da Gianna Mula e David Bos sul sito Queer U Stories (Paesi Bassi), liberamente tradotto da Gianna Mula
A Utrecht, come nel resto dei Paesi Bassi, a partire dagli anni Cinquanta si sono verificati profondi cambiamenti nel rapporto tra fede cristiana e omosessualità. Molte persone, sia all’interno che all’esterno della chiesa, si sono battuti per il dialogo, la visibilità e l’accettazione. La città è stata teatro di manifestazioni che hanno avuto eco in tutti i Paesi Bassi.
Fino alla metà del XX secolo, l’omosessualità era considerata dalle chiese cristiane – e non solo – come un peccato, una malattia o entrambe le cose. La situazione iniziò a cambiare negli anni Cinquanta, quando i pastori cattolici e protestanti, così come gli psichiatri, cominciarono a considerare gli omosessuali come individui bisognosi di comprensione. Sebbene le chiese continuassero a condannare l’omosessualità, si sviluppò una maggiore attenzione per il “prossimo omosessuale”.
Nel 1958, l’Ufficio nazionale cattolico per la salute mentale istituì l’Ufficio pastorale per fornire aiuto psicologico e spirituale ai cattolici che avevano difficoltà con la propria omosessualità. Tra i suoi fondatori c’era lo psichiatra Kees Trimbos, che lavorava presso la Fondazione cattolica per la salute mentale di Amsterdam.
Nel 1961 Trimbos realizzò una serie radiofonica sulla salute mentale e sessuale, in cui parlò apertamente di omosessualità.
Nel 1959, il pastore riformato di Amsterdam S.J. Ridderbos pubblicò un articolo in cui sosteneva che la Bibbia non proibisce l’omosessualità “reale”, ma solo quella rituale in onore di divinità pagane.
Cura pastorale per gli omosessuali
Negli anni Sessanta si moltiplicarono le iniziative ecclesiastiche o “pillarizzate” a sostegno degli omosessuali e crebbe la sensibilità dei pastori verso i temi della fede e dell’identità sessuale.
Come Trimbos, il pastore Alje Kramer (1923-1986), parlò con compassione ed empatia dell’omosessualità nel suo talk show radiofonico mensile del giugno 1961. Questo portò immediatamente a risposte di gratitudine.
Nel 1962 fu istituito un gruppo di lavoro nazionale e interconfessionale per l’aiuto pastorale agli omosessuali. Nel 1968, questo gruppo di lavoro chiese al ministro della Giustizia di concedere l’approvazione reale alla COC (l’associazione di sostegno per gli omosessuali), che all’epoca era ancora necessaria per la personalità giuridica dell’organizzazione.
I predicatori R. Brussaard, A. Klamer e il padre cattolico J. Gottschalk – forze trainanti di questo gruppo di lavoro – organizzarono incontri locali e fondarono Gruppi di contatto per omofili (gli attuali gruppo Kringen), che offrivano un’alternativa cristiana alla COC. Anche a Utrecht furono fondati diversi circoli alla fine degli anni ’60.
Verso un movimento gay cristiano
Grazie al lavoro fatto dai progressisti, l’omosessualità divenne sempre più spesso argomento di discussione all’interno delle chiese e non solo. Soprattutto tra gli studenti, questi sviluppi furono rapidi.
Negli anni ’60 il loro numero aumentò notevolmente e vennero intraprese nuove iniziative ecclesiali, tra cui la Amsterdamse Studentenekklesia, dedicata agli studenti. Il co-fondatore, il padre gesuita Jan van Kilsdonk, forniva assistenza pastorale individuale agli studenti, anche visitandoli nei locali gay, e mirava ad aprire la chiesa a tutti.
Nel 1970, ispirata dall’esempio di Amsterdam, fu fondata la Chiesa Evangelica Universitaria (EUG) di Utrecht: una collaborazione tra le parrocchie studentesche dei protestanti riformati, dei protestanti riformatori e dei cattolici romani.
Nel corso degli anni, l’EUG accolse molti cristiani lgbtqia+ come membri e persino come operatori pastorali.
Una di queste era la studentessa pastora riformata lesbica Anna Wies Rijpkema (1945-2005). Era stata la prima donna a studiare teologia a Kampen nel 1964 e 1972 fu attiva nel movimento gay e lesbico, anche nella COC di Utrecht.
Poco prima, nel 1970, il reverendo Hans van der Werf aveva iniziato la “pastorale cittadina” nel Duomo di Utrecht. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1979, la chiesa era un luogo di culto molto frequentato anche da gay e lesbiche della città.
La lotta per l’emancipazione gay negli anni Settanta fu in gran parte diretta contro le autorità e le istituzioni percepite come oppressive, compresa la Chiesa cattolica.
Nel 1970, il Vaticano – allarmato dall’atteggiamento radicalmente progressista dei cattolici olandesi – nominò il conservatore Joannes Gijsen a vescovo di Roermond.
Nel 1979, egli dichiarò che la comunione doveva essere rifiutata agli “omofili praticanti”. La reazione fu forte. Quel Sabato Santo, che fu ribattezzato “Sabato Rosa” dai promotori, quattromila persone marciarono per le strade di Roermond con slogan come “Gijsen, frocio!”.
Oltre ai “froci” e alle lesbiche, manifestarono anche i loro genitori, i gruppi ecclesiastici e persino un frate, mentre tra i firmatari di una petizione c’erano circa 300 pastori.
Il Sabato Rosa è diventato un evento regolare per il movimento lgbtqia+ olandese, che ogni anno si sposta in una città diversa. Da allora si sono tenute tre edizioni a Utrecht.
Gruppi di lavoro
Gli omosessuali credenti all’interno del movimento gay che avevano deciso di non rinunciare alla loro fede iniziarono a prendere in mano la situazione, ad esempio creando gruppi di lavoro.
A Utrecht, per esempio, già all’inizio degli anni ’70 esistevano almeno quattro “gruppi di contatto”, e i membri cristiani della COC si riunirono a partire dal 1974 nel gruppo di lavoro per l’informazione delle Chiese (successivamente, nel 1978, fu istituito un gruppo di lavoro nazionale COC Fede e filosofia di vita).
Nella COC di Utrecht, a metà degli anni ’80, alcuni membri che rifiutavano qualsiasi avvicinamento alle istituzioni religiose fondarono il Gruppo di lavoro Froci atei (WAF), che non avrebbe ottenuto grandi risultati, a parte alcune discussioni non molto fruttuose.
Nel 1978, sacerdoti cattolici olandesi, operatori pastorali e studenti di teologia fondarono l’Associazione dei pastori cattolici omosessuali (WKHP).
Cinque anni dopo, nel 1983, il WKHP pubblicò i risultati di un’indagine condotta tra i sacerdoti e gli operatori pastorali della diocesi di Utrecht, Omosessuale e Pastore. L’indagine riguardava gli atteggiamenti e le preoccupazioni dei parroci nei confronti dei loro fedeli omosessuali e il modo in cui i parroci omosessuali interagivano con i loro colleghi e la loro comunità di fede.
La maggior parte degli intervistati della diocesi di Utrecht mostrò molta più comprensione e apertura rispetto al Vaticano.
Nel 1979, anche i teologi protestanti si riunirono nell’Associazione dei teologi omosessuali (ora Associazione dei teologi queer).
Ovunque sono sorti gruppi informali di giovani lesbiche e gay di diverse denominazioni, alcuni dei quali, come ContrariO o il Christian Gay Youth Contact CHJC, hanno creato capitoli in tutti i Paesi Bassi.
Negli anni ’80 e ’90 sono sorti anche gruppi di lavoro di genitori di figli gay in varie denominazioni, come l’associazione protestante riformata liberata Koinotès.
A partire dagli anni ’60, la posizione delle donne (lesbiche) nella Chiesa iniziò a cambiare, passando da una maggioranza silenziosa a una sfida attiva dello status quo.
Le donne aspiravano a posizioni di responsabilità nella Chiesa e iniziarono a studiare teologia in numero sempre maggiore.
Negli anni Settanta, la teologia femminista divenne un argomento di conversazione cruciale e aprì la strada a quella che in seguito si sarebbe evoluta nella teologia lesbica.
Nel 1985, donne lesbiche e non solo fondarono il gruppo di lavoro “Lesbiche e teologia”. Nel 1990, la Rete Verkeerd Verbonden è stata fondata da gruppi di donne e da singole donne lesbiche impegnate nella fede.
Sia nella Facoltà di Teologia dell’Università (nazionale) di Utrecht che nell’Università Teologica Cattolica (KTU) sono stati avviati gruppi di discussione gay, tra cui Sint Sebastiaan (per soli uomini; 1983). Nel 1988 seguì la fondazione, da parte di Anne van Voorthuizen e Conny van Lier, del gruppo di lavoro teologico lesbico Sappho.
Così, i tempi maturarono per la creazione di un Punto di coordinamento nazionale per i gruppi della Chiesa e dell’omosessualità (LKP, nel 1987) per sostenere e rafforzare la rete di organizzazioni cristiane. La rivista bimestrale Vroom & Vrolijk (1989-2007), rivolta a cristiani lesbiche e gay, iniziò le sue pubblicazioni in questo periodo.
Incendio nell’arcidiocesi di Utrecht
Soprattutto nella Chiesa cattolica, tutti questi movimenti dal basso non vennero ascoltati. Al contrario, dopo il percorso cautamente progressista degli anni Sessanta, nei decenni successivi fu dato nuovamente ampio spazio alle posizioni conservatrici.
Mons. Simonis fu nominato arcivescovo di Utrecht da Papa Giovanni Paolo II nel 1980. Simonis era molto vicino alle posizioni del Vaticano sull’omosessualità, espresse tra l’altro nell’enciclica Persona Humana (1975), che condannava fermamente il comportamento omosessuale.
La comunità gay, le femministe e i cattolici progressisti non nascosero il loro rifiuto delle posizioni di Simonis. Durante il suo insediamento nella Cattedrale di Santa Caterina, alcuni gay e lesbiche e le loro famiglie organizzarono un presidio in piazza. Cantarono così forte che le loro canzoni di protesta potevano essere ascoltate durante le riprese televisive.
Simonis invitò il clero e gli operatori pastorali ad adottare un approccio meno aperto nei confronti dell’omosessualità. Questo includeva non solo il divieto di benedire le loro unioni, ma anche quello di partecipare all’eucarestia a persone notoriamente omosessuali.
Nel 1985, la visita di Papa Giovanni Paolo II portò a proteste più aperte, che coinvolsero non solo i cattolici progressisti ma anche le femministe e gli omosessuali. Il Papa fu accolto a Utrecht con diverse manifestazioni.
Al suo arrivo nella città, domenica 12 maggio, i membri del “comitato antipapa” marciarono per il centro della città con slogan come “Pope go Rome” e “Ecce Homo”, e nei dintorni della Fiera si radunarono circa quattromila manifestanti.
Il Papa fu deviato verso un’entrata laterale mentre l’unità mobile e i manifestanti – un insieme eterogeneo di abusivi, anarchici e froci – ingaggiarono degli scontri fisici, ferendo persone e finendo in 14 arresti.
Dentro la tappa alla Fiera, il Papa affrontò le critiche di Hedwig Wasser, leader del Movimento Otto Maggio, una piattaforma cattolica progressista che criticava l’atteggiamento antidemocratico della Curia romana.
Wasser chiese al Papa di includere coloro che erano esclusi dalla Chiesa: conviventi non sposati, divorziati, sacerdoti sposati, omosessuali e donne. Entrambi gli scontri fecero notizia in tutto il mondo quel giorno.
Le proteste durante la visita papale non ammorbidirono la posizione dei suoi sostenitori.
Nel 1987, il vescovo Simonis arrivò a dire che i proprietari cattolici che potevano rifiutarsi di affittare le loro stanze a gay o lesbiche.
La COC rispose organizzando una fiaccolata molto partecipata fino al palazzo vescovile, seguita da una manifestazione. Il procedimento giudiziario che il COC intentò contro Simonis non ebbe conseguenze.
Il tribunale stabilì che le dichiarazioni del vescovo erano in linea con una dottrina religiosa professata dalla Chiesa cattolica per secoli.
Oltre l’accettazione
Dopo secoli di condanne e pregiudizi, molti uomini e donne LGBT+ decisero di prendere completamente le distanze dalla Chiesa, che a volte consideravano addirittura il nemico numero uno. Altri invece cercarono l’accettazione all’interno della loro comunità (ecclesiale) e insieme a compagni di fede solidali raggiunsero la piena emancipazione.
Un esempio: nel 1986, nel contesto del Sabato Rosa di Utrecht, fu organizzata un’ampia gamma di eventi per la Settimana Rosa. Uno di essi fu un raduno organizzato da membri dell’EUG con attività per credenti lesbiche e gay. Il materiale promozionale dell’evento parlava il linguaggio di quegli anni d’azione: le lesbiche e i “froci” chiedevano riconoscimento e rispetto piuttosto che la tolleranza della chiesa e gli sberleffi della comunità gay.
Le parole divennero fatti, anche all’interno di alcune chiese. Nel 1986, dopo anni di riflessione, la Fratellanza Rimostrante decise che il suo nuovo ordinamento ecclesiastico non avrebbe più contenuto un articolo sulla benedizione dei matrimoni, ma solo sulla benedizione dei patti di vita tra due persone (adulte) che si promettono amore e fedeltà reciproca.
In questo modo, aprirono ufficialmente le porte – prima denominazione in Europa e 15 anni prima della legalizzazione del matrimonio civile nei paesi Bassi – all’affermazione pubblica delle relazioni omosessuali.
Le prime celebrazioni ebbero luogo nel 1987, e gay e lesbiche credenti vennero anche dall’estero per ricevere la benedizione religiosa. Anche prima che i Rimostranti offrissero celebrazioni ufficiali, le coppie dello stesso sesso avevano partecipato a rituali non ufficiali e talvolta clandestini.
Le coppie cristiane facevano benedire la loro unione in segreto da pastori benevoli, anche se la benedizione delle coppie omosessuali rimaneva una questione difficile per molte altre congregazioni.
La domenica precedente il Sabato Rosa del 1988, la pastora Rijpkema dell’EUG fu la prima a tenere una celebrazione a tema gay nella Janskerk, la Domenica Rosa.
Questa iniziativa di Utrecht sarebbe diventata una tradizione annuale. Negli anni successivi, Utrecht fu ripetutamente teatro di proteste e manifestazioni più ampie, alle quali parteciparono, tra gli altri, l’Associazione dei pastori cattolici omosessuali e altri attivisti.
Il 9 dicembre 1989, la LKP, in collaborazione con il Consiglio delle Chiese, organizzò una giornata di studio intitolata “Oltre l’accettazione”. In una relazione, gli organizzatori riassunsero gli sviluppi del decennio precedente. La relazione venne condivisa con i leader delle chiese e le loro opinioni divennero linee guida per gli attivisti.
Legge sulla parità di trattamento
Una lunga lotta, iniziata negli anni ’70, per una nuova legge sulla parità di trattamento (AWGB) fu vinta nel 1994. La base di questa legge è principalmente l’articolo 1 della Costituzione olandese. Il ministro degli Affari interni del Partito laburista, residente a Utrecht, Ien Dales, fu fondamentale nelle fasi finali prima dell’adozione dell’AWGB nel 1992.
La legge venne presto messa in pratica quando nel 1997, su pressione del Vaticano, le dispute teologiche studentesche gay di Utrecht furono messe sotto accusa.
Fino ad allora, questi gruppi indipendenti, come altri, erano menzionati negli opuscoli informativi di entrambi i programmi teologici e la partecipazione era ricompensata con crediti formativi. Ma all’inizio del 1997, la KTU dichiarò che gli studenti non avrebbero più ricevuto crediti per la loro partecipazione a Sappho o a Sint Sebastiaan.
La LKP si rivolse alla Commissione per la parità di trattamento, che alla fine dell’anno stabilì che la KTU stava discriminando gli studenti a causa del loro orientamento sessuale.
Cristiani queer a Utrecht oggi
All’inizio del XXI secolo, molti Paesi occidentali hanno emanato una legislazione positiva per le persone lgbt+, accompagnata da una maggiore accettazione e visibilità nella società.
Presumibilmente in risposta, i fondamentalisti religiosi che si oppongono all’integrazione dei queer hanno guadagnato forza. Le lotte più grandi riguardano ancora la legittimità delle coppie omosessuali e il loro desiderio di avere figli, le terapie di conversione per “curare” l’omosessualità e il concetto di identità di genere.
I Paesi Bassi hanno legalizzato il matrimonio civile ai partner dello stesso sesso il 1° aprile 2001.
Molti altri Paesi li hanno seguiti, tra cui gli Stati Uniti nel 2016. Nel primo decennio di questo secolo, la Chiesa protestante olandese e alcune piccole denominazioni protestanti liberali hanno ufficialmente autorizzato la benedizione delle unioni omosessuali.
La Chiesa vetero-cattolica ha fatto lo stesso, ma la Chiesa cattolica di Roma è rimasta irriducibilmente contraria.
Nel 2017, gli evangelici statunitensi hanno avuto risonanza in tutto il mondo con iniziative come la Dichiarazione di Nashville. La dichiarazione definisce immorale l’omosessualità e nega la legittimità delle coppie dello stesso sesso e dell’identità transgender. Il documento è stato pubblicato anche nei Paesi Bassi nel 2018 e firmato da circa 250 leader ecclesiastici di diverse denominazioni.
Reazioni feroci contro la dichiarazione sono arrivate sia da organizzazioni di cristiani lgbt+ sia da altri membri delle chiese olandesi e mondiali. Gli accesi dibattiti che ne sono seguiti hanno mostrato la portata del conflitto globale.
Mentre la Chiesa cattolica romana proclama l’’ideologia di genere’ (la distinzione tra sesso biologico e genere culturalmente influenzato) come il più grande pericolo del nostro tempo, nei Paesi Bassi, all’interno della Chiesa Protestante olandese e della Chiesa anglicana, le persone transgender sono ora accolte e agevolate con rituali in cui la persona si presenta con il suo nuovo nome e riceve una benedizione.
Il governo olandese, grazie agli sforzi delle organizzazioni queer nazionali, ha anche preso provvedimenti per vietare per legge le terapie di conversione che da tempo vengono offerte in alcune comunità religiose (ortodosse).
La terapia di “guarigione” è progettata per cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere delle persone, con conseguenze spesso gravemente traumatiche per chi la riceve.
Gli attivisti queer continuano a sostenere piccole e grandi iniziative fuori e dentro le chiese per promuovere visibilità e inclusione.
Fondazioni come Wijdekerk condividono mappe online di chiese “sicure”, dove le persone queer possono partecipare pienamente alla vita della comunità.
Organizzazioni di lunga data uniscono le loro risorse e continuano a offrire sostegno a giovani e meno giovani credenti queer, come le associazioni ContrariO e CHJC che lavorano insieme sotto il nome di ChristenQueer.
I cristiani lgbtqia+ di Utrecht hanno accesso a molte chiese e comunità aperte a loro. La congregazione ecumenica Janskerk (ex EUG) offre ancora un rifugio sicuro e ospita la celebrazione della Domenica Rosa da più di 30 anni, insieme a diverse denominazioni protestanti, battiste e vetero-cattoliche.
In conclusione
Molto è cambiato per i cristiani lgbt+ negli ultimi 70 anni: decine di cristiani, pastori e operatori pastorali queer sono attivi nella città e nelle sue chiese, ma la piena accettazione all’interno della comunità ecclesiale è ancora un sogno per molti.
Allo stesso tempo, gay e lesbiche cristiani hanno riconquistato finalmente il loro posto nella comunità queer come partecipanti attivi.
Testo originale: lhbtqia+ christenen in de Domstad