Sugli attacchi violenti lanciati dagli integralisti al dibattito sui cattolici LGBT
Riflessioni di Rebecca Bratten Weiss* pubblicate sul sito Patheos (Stati Uniti) il 10 gennaio 2019, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Recentemente ho scritto un post sulla sciocchezza di ritenere che “i due partiti”, le due parti in causa di un conflitto, siano in realtà uguali. Oggi vorrei aggiungere che a volte è errato parlare di un conflitto come se fosse tra due partiti: a volte un conflitto non è tanto un conflitto, quanto un attacco nichilista a quelle variegate e benintenzionate persone che cercano semplicemente di fare del loro meglio per migliorare il mondo.
Padre James Martin è un gesuita con la speciale vocazione di occuparsi delle persone LGBTQ che sono cattoliche, ma che all’interno della Chiesa si sentono emarginate ed escluse, a volte vittime. Il suo è un ministero che si svolge attorno alla più fondamentale delle dottrine cattoliche riguardanti le persone LGBTQ: “Devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”.
Padre Martin non è un cattolico ultraprogressista, e non si è mai fatto paladino di un cambiamento radicale del Magistero a proposito della moralità degli atti omosessuali, né del matrimonio omosessuale; per questo è stato criticato da alcuni cattolici di sinistra per non essere andato fino in fondo. Ho discusso con molte accademiche femministe, le quali sono molto critiche della sua supposta timidezza nel premere per la modifica della dottrina. I cattolici di destra, invece, sono arrabbiati con lui perché non proclama strenuamente quella parte del Catechismo che afferma “gli atti omosessuali non sono buoni” (e questo, sinceramente, lo capisco: le persone LGBTQ cattoliche conoscono anche troppo bene quelle frasi).
Purtroppo padre Martin viene costantemente attaccato, denigrato e demonizzato da un contingente di estrema destra composto da gruppi fascisti come Tradizione, Famiglia e Proprietà e media anti-Francesco come Crisis, Church Militant, The Remnant e LifeSite News. Ma padre Martin non è uno che se ne sta seduto alla sua scrivania per scrivere attacchi contro i suoi nemici, nella speranza che vengano licenziati; non è uno che cerca di far cancellare le conferenze di chi non la pensa come lui, eppure l’estrema destra continua ad attaccarlo e calunniarlo. Qui non ci sono “due partiti”: qui c’è un uomo che cerca di vivere il Vangelo secondo la sua vocazione personale, e tutto un ammasso di organizzazioni malvagie che vivono solo per distruggere. Una cosa è criticare e dissentire da padre Martin, e questo lo possono fare le persone civili; ben poco civile è attaccarlo.
Quando, nel 2017, ho lasciato il mio posto da insegnante, e ho ricevuto poi gli schizzi di fango di un articolo poco coerente di LifeSite News, non c’erano “due partiti”. Avevo fatto per undici anni quel lavoro, e anche bene, a giudicare dai risultati. Certo, avevo parlato apertamente contro l’avvento del regime di Trump e delle sconfitte del movimento pro-vita, ma non avevo detto nulla di eterodosso o di anti-vita. Non ho mai sferrato attacchi personali, mai tentato di far licenziare qualcuno, mai scritto accuse ad personam fasulle contro dei cattolici come me. Non c’erano due “partiti” differenti che si affrontavano forcone alla mano. Ho esercitato il mio diritto a parlare. Solo uno dei due gruppi brandiva il forcone.
L’anno scorso, quando sono stati pubblicati i reportages sui casi di molestie sessuali in due università cattoliche, forse che i guru dell’estrema destra si sono sollevati per difendere le vittime e chiedere giustizia per loro? Niente di tutto questo. [Il giornalista e opinionista] Austin Ruse, che scrive per diversi media della destra cattolica, si è anzi affrettato ad attaccare e screditare gli autori dei reportages.
Gli individui attaccati da queste organizzazioni non possono venire etichettati come l’estremo opposto, come dei sinistroidi furiosi che utilizzano le medesime tattiche, però a beneficio dell’”altra parte”. Questo non è un conflitto tra due estremismi uguali e contrari. Molti degli individui attaccati non hanno nulla a che fare con la stampa cattolica, sono ricercatori che pubblicano opere accademiche, che probabilmente sono molto al di là della comprensione di chi le vede come una “prova” della malvagità degli autori. E chi guarda con disprezzo alle tattiche di questi gruppi di estrema destra (e con disgusto a chi capitola di fronte al loro bullismo) non costituisce un gruppo monolitico. Siamo cattolici, protestanti, ebrei, agnostici. Siamo di sinistra, siamo liberal, siamo di centro, siamo conservatori. Siamo politicamente indipendenti. Siamo poco uniti per certi aspetti, ma siamo compatti all’opposizione dei metodi inumani e anti-intellettuali di chi non agisce per servire Cristo e l’umanità, certamente non per servire la ricerca intellettuale, ma solo per servire la distruzione.
Esiste il discorso appassionato, ed esiste la discussione accalorata. Si può e si dovrebbe avere opinioni forti ed essere disposti a discuterle e difenderle, ma ho molta poca pazienza verso chi tratta la discussione vivace come qualcosa di “incivile”, quando la vera inciviltà è un’altra e fa grande danno agli esseri umani civili.
* Rebecca Bratten Weiss è insegnante part time e contadina part time.
Testo originale: Here’s What You Need to Understand About Catholic Media Conflicts